Zombie

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Nei giorni successivi Alessia cercò di riprendere i suoi ritmi abituali. Aveva ancora delle difficoltà a lasciarsi toccare dagli altri, soprattutto dagli uomini. Anche i contatti più brevi le davano fastidio. Sperava che col passare dei giorni sarebbe riuscita a tornare alla normalità. Tuttavia sapeva che il contatto fisico per lei sarebbe sempre stato problematico.

I suoi amici sembravano sapere quello di cui aveva bisogno e le rimasero vicino senza pressioni.


Intanto, era tempo di play - off. Nikola era rientrato in squadra, dato che il ginocchio non gli dava più problemi. La prima partita, contro l'ottava classificata - Latina - fu poco più di un allenamento. Goran e Nikola trascinarono Cuneo alla vittoria in tre set. Anche Juan giocò molto bene, meritandosi il premio di MVP.


Più tardi, quella stessa sera, Alessia era seduta sul suo divano insieme a Nikola. Dall'aggressione la ragazza si sentiva molto più a suo agio con lui. Quella sera lui l'aveva salvata e, per un attimo, lei si era sentita finalmente al sicuro tra le sue braccia. Questo non voleva dire che lasciarsi toccare da lui fosse semplice, ma almeno non c'era più l'imbarazzo che aveva caratterizzato il loro rapporto negli ultimi tempi. Non aveva dimenticato, però, la loro conversazione sul terrazzo della redazione. Non voleva dare false speranze al giovane. Sperava sinceramente che lui non ripescasse l'argomento, altrimenti non avrebbe saputo cosa fare.

Stavano guardando l'ultima puntata di una serie televisiva che parlava di una ragazza zombie, la quale lavorava nello studio di un medico legale. Le piaceva quel telefilm: era ironico e anche un po' assurdo. Si voltò verso Nikola e scoppiò a ridere quando vide la sua espressione perplessa e anche un po' schifata. Non era proprio il suo genere, evidentemente.

Lui le scoccò un sorriso che le tolse il fiato.

<<Non prendermi in giro>> l'ammonì.

<<Non ti sto prendendo in giro>> si difese lei.

<<E' davvero assurda questa storia. Per non parlare delle scene in cui lei mangia dei cervelli. Come fa a piacerti?>>

<<E' divertente>>

<<Non lo capirò mai>>

Lei scosse la testa, ridendo. Percepì gli occhi di lui addosso.

<<E' bello vederti ridere di nuovo>> la sua voce era una carezza. Alessia rabbrividì.

<<A questo proposito, volevo ringraziarti>> Alessia abbassò lo sguardo. <<Non l'ho ancora fatto come si deve. Ma se non fosse stato per te... Sappiamo entrambi come sarebbe finita>>

Lui non rispose, così lei lo guardò di nuovo. L'espressione sul suo volto rischiò di far crollare tutte le sue convinzioni e le sue regole: un misto di tenerezza e istinto di protezione che quasi la illuse di potersi lasciare andare con lui, dimenticando il suo passato.


Il pomeriggio successivo Alessia e Betty erano in centro per un po' di shopping. In realtà, Betty girava per negozi e Alessia l'accompagnava. Non le era mai piaciuto molto perdere tempo in quel modo. Dopo un paio d'ore implorò l'amica di fermarsi in un bar per bere qualcosa e riposarsi un po'.

Mentre sorseggiavano due spremute d'arancia, Betty intavolò una discussione che lei avrebbe preferito evitare.

<<Come è andata ieri sera con Nikola?>>

<<Tutto tranquillo>> rispose vagamente Alessia.

Ma Betty non si accontentò e, con tono cauto, chiese ancora:

<<Come stanno adesso le cose tra voi?>>

Alessia si strinse nelle spalle.

<<Non può esserci niente tra noi>>

<<Ma ormai l'hanno capito anche i muri che provate qualcosa l'uno per l'altra! Non lasciare che le regole che ti sei autoimposta ti limitino per sempre>> la incoraggiò l'amica.

Alessia rifletté prima di parlare.

<<Anche se fossi disposta a ignorare quelle regole - e non sto dicendo che voglio farlo - non funzionerebbe lo stesso>>

<<Come fai ad esserne così sicura?>>

Alessia spiegò con voce triste:

<<Ieri sera, prima di andarsene, mi ha accarezzato il viso e io ho cominciato a sudare. Sono riuscita a trattenermi perché non volevo ferirlo, ma dentro di me ho rivissuto tutte le aggressioni che ho subìto in questi anni. Dimmi>> la guardò negli occhi. <<Come può funzionare?>>

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