Partitella

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Alessia vide Vladimir andare da Boban e confabulare. Poi si sentì chiamare dal coach. Perplessa, fece il giro del campo e si avvicinò ai due. Sentiva gli occhi di Nikola addosso, ma non si voltò a guardarlo.

Boban fu diretto.

<<Visto che Dejan deve stare a riposo, e noi dovremmo continuare questa partitella, lo sostituiresti? Vladi mi ha detto che giochi anche tu>>

Alessia impallidì.

<<Ma io non sono assolutamente al loro livello, Boban! E la rete maschile è troppo alta, sarei inutile>> cercò di spiegare la ragazza.

<<Puoi giocare come libero. Sposterei Sinica, il secondo libero, in posto quattro>>

Alessia era ancora titubante: le sarebbe piaciuto davvero tanto allenarsi con loro, lì, all'Olimpiade, ma temeva di essere un peso. Fu Vladimir a spronarla.

<<Sono sicuro che farai impallidire tutti questi omoni!>>

Alessia si accorse con la coda dell'occhio che anche Goran e Nikola si erano avvicinati e aspettavano la sua risposta. Nonostante fosse convinta di non essere abbastanza brava, mise da parte il suo orgoglio - preparandosi psicologicamente a delle figuracce epiche - e accettò. Sperava solo che questo fosse utile alla squadra.

Vladimir le diede una pacca sulla spalla e tornò in campo. Goran si soffermò per illustrarle gli schemi di ricezione, muro e difesa, coi relativi posizionamenti, poi le sorrise e prese di nuovo posto sul rettangolo di gioco. Intanto Boban spiegava al resto dei ragazzi i cambiamenti necessari alla prosecuzione dell'allenamento.

Nikola prese da un borsone una maglia da allenamento e gliela porse, poi le spiegò brevemente gli schemi di alzata, in modo che lei sapesse cosa aspettarsi durante le azioni.

Alessia cercò di memorizzare tutto, ma non era affatto semplice farlo nel giro di dieci minuti.

//Ok, prepariamoci ad un disastro colossale//

Ripeté a Nikola le informazioni principali che lui e Goran le avevano dato, poi si voltò per andare nello spogliatoio a cambiarsi la maglia, ma il ragazzo la chiamò.

<<Sicura di volerlo fare? Arriveranno dei colpi molto forti>>

Alessia gli lesse in faccia la preoccupazione; ci aveva già pensato, ma dopotutto nessuno era mai morto giocando a pallavolo. O almeno credeva.

<<Non ti preoccupare>> lo rassicurò. <<Solo una cosa... Se devo chiamare la palla, qual è la parola serba per dire "mia"?>>

Nikola sorrise.

<<"Moja">>

<<"Moja"?>> ripeté lei per esserne certa.

Nikola annuì, guardandola in modo strano. Ma non aveva tempo di pensare agli sguardi del giovane.

Andò nello spogliatoio e appoggiò la sua macchina fotografica sulla panchina. Si tolse la polo blu della divisa ufficiale e indossò la t-shirt bianca da allenamento. Era enorme, praticamente sembrava una camicia da notte. Allora l'annodò in vita e risvoltò le maniche. Era ancora grandissima per lei, ma almeno sarebbe riuscita a muoversi. Infine, si arrotolò i pantaloni della tuta fino al ginocchio e ringraziò la sua buona stella di indossare sempre le scarpe da ginnastica. Fece un respiro profondo e andò in campo.


La seguì con gli occhi mentre andava verso lo spogliatoio. Non sapeva cosa gli fosse preso. Sentirla parlare nella sua lingua, la lingua che per lui significava essere a casa, l'aveva sconvolto: in quel momento la voleva come non l'aveva mai voluta prima. Provava un senso di possesso totale, come se lei avesse dichiarato a tutto il mondo di essere sua.

Era così impegnato a controllarsi per non seguirla che non udì una voce che gli parlava.

<<Nikola, ci sei?>>

Era Boban.

<<Che cosa?>> finalmente si riscosse.

<<Ti ho chiesto se sei pronto per tornare in campo>>

Il ragazzo annuì e tornò al suo posto, incrociando gli sguardi di Goran e di suo fratello. Poco dopo la vide rientrare in palestra e prendere posto nella metà campo avversaria.

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