Semifinale

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Stavano cenando in un locale messicano quando li avvisarono che la loro avversaria in semifinale sarebbe stata l'Italia. Era sicuramente una squadra che puntava al podio, come loro d'altronde. Sarebbe stata una bella partita.

Alessia si perse nei suoi pensieri. Era combattuta: da un lato le faceva piacere che la sua Nazionale fosse arrivata in semifinale, dall'altro non avrebbe mai voluto lo scontro diretto con la Serbia.

Nikola le appoggiò una mano sulla gamba per riportarla alla realtà e la ragazza si riscosse, sorridendo ai tre che la fissavano preoccupati.

<<Tutto bene?>> si accertò Goran.

<<Sembri tesa>> disse Vladimir.

Dal giorno del litigio, e del successivo chiarimento, il suo rapporto col maggiore dei fratelli Kiljc era diventato più confidenziale.

<<No, tutto bene. Ero solo sovrappensiero>>


Tornati nelle loro stanze, si avvicinò a Nikola per dargli la buona notte. Gli altri erano già a letto.

Il ragazzo si accomodò su una sedia e le fece capire di sedersi sulle sue gambe. Lei si sistemò su di lui e gli mise un braccio intorno al collo, intrecciando le dita dell'altra mano con le sue.

Si sfiorarono le labbra e sorrisero. Poi Nikola la fissò.

<<Mi dici cosa è successo prima?>>

<<Al ristorante?>>

Il giovane annuì.

<<Pensavo alla semifinale contro l'Italia>>

Nikola le accarezzò lievemente il collo, facendola rabbrividire.

<<E' normale essere combattuta, è la squadra del tuo Paese. Devi fare quello che ti dice il cuore>>

Alessia puntò gli occhi nei suoi e disse con convinzione:

<<Il mio cuore ha già scelto>>

A quel punto Nikola le diede un bacio lento, profondo, che le trasmise più di mille parole.

Si staccò da lui, recuperando un po' di lucidità, e lo salutò, entrando nella sua camera e chiudendo la porta.


L'atmosfera era quella delle grandi occasioni e non avrebbe potuto essere altrimenti: l'accesso alla finale olimpica non era cosa da poco. Nessuna delle due squadre aveva mai vinto quel torneo, sebbene l'Italia avesse già giocato delle finali nelle precedenti edizioni dei Giochi. Per la Serbia sarebbe stata invece la prima volta.

Alessia salutò un paio di giocatori italiani che militavano a Cuneo, poi fece il giro del campo, scegliendo le posizioni migliori per scattare le foto durante la partita.

Quando l'arbitro fischiò l'inizio, il pubblico poté assistere ad un primo set molto teso, con qualche errore di troppo da ambo i lati. Tutti gli atleti sentivano l'importanza di quella partita.

A causa di alcune imprecisioni in difesa nella metà campo serba, il primo parziale venne vinto dall'Italia.

Durante la pausa Boban caricò i suoi giocatori nel migliore dei modi e loro lo ripagarono aggiudicandosi il secondo set, giocato senza sbavature e in modo molto più sciolto rispetto al precedente.

I ragazzi italiani subirono il contraccolpo psicologico nel parziale successivo, non riuscendo a superare gli undici punti e regalando quindi ai serbi la possibilità di chiudere con una vittoria da tre punti.

All'inizio del quarto set Alessia era un fascio di nervi e non riusciva ad immaginare la tensione che doveva attanagliare gli atleti in campo.

Fortunatamente, la Serbia continuò a giocare una pallavolo di altissimo livello, contro cui la squadra italiana non trovò contromisure efficaci. Quando anche l'ultima palla cadde nella metà campo azzurra, decretando la vittoria degli slavi, Alessia si lasciò andare ad un urlo liberatorio, per poi precipitarsi in mezzo al campo con la sua macchina fotografica.

Mentre i ragazzi festeggiavano insieme ai tifosi serbi presenti, lei sorrise da lontano a Nikola, ignorando per una volta la confusione e la gente intorno a loro.

Mancava solo una partita, ed era quella più importante.

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