Libero

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Alessia capì fin dalle prime azioni che non sarebbe stata una passeggiata, un po' perché non era abituata a giocare come libero e doveva imporsi di non correre dietro alla palla per alzarla, un po' perché quei ragazzi tiravano veramente forte.

Impiegò meno del previsto per memorizzare il posizionamento in campo, ma da lì a riuscire a difendere qualche pallone il percorso era ancora lungo. Si accorse ben presto che gli attaccanti avversari, tra cui Vladimir e Goran, cercavano di non mandare troppo spesso la palla nella sua zona, ma non potevano certo evitarla per tutto il tempo.

Essendo più piccola e più agile dei suoi compagni di squadra, scoprì di essere avvantaggiata nella difesa dei pallonetti e delle palle piazzate, così come nella ricezione delle battute corte. Riusciva anche a direzionarle con una discreta precisione sulla testa del suo palleggiatore.

Ma quando ad arrivarle addosso erano delle vere e proprie bombe, beh, lì c'era poco da fare: o le mancava, non riuscendo a posizionarsi in tempo, oppure riusciva ad intercettarle con le braccia, ma raramente mandava il pallone dove avrebbe dovuto andare. In compenso, ogni minuto che passava sentiva sempre di più gli avambracci andare a fuoco. Osservò la pelle arrossata e fu certa che, alla fine dell'allenamento, avrebbe avuto una miriade di capillari rotti a causa della violenza di quei colpi.

Almeno i suoi compagni la supportavano e non le facevano pesare il fatto di essere di ben poco aiuto alla squadra.

Aveva appena ricevuto una battuta potentissima di Aleksandar, l'opposto titolare, ed era riuscita a tenere la palla alta in mezzo al campo, dando modo al palleggiatore di alzare una palla tesa in posto quattro, che Sinica attaccò in modo molto intelligente, riuscendo ad ottenere il punto.

Era felice, ma riconobbe che era stata pura fortuna. Aleksandar l'aveva praticamente colpita e affondata: lei era caduta all'indietro e aveva mantenuto in vita la palla solo grazie al movimento del corpo. I suoi compagni le fecero i complimenti e lei guardò Nikola, per rassicurarlo del fatto che stava bene. A parte la botta micidiale alla cassa toracica, ma erano dettagli. Aleksandar si era scusato da lontano sollevando una mano e lei aveva risposto col pollice alzato.

Adesso era il loro turno in battuta: la palla arrivò forte nel campo avversario, ma sfortunatamente per loro fu Goran a ricevere. E questo significava, la maggior parte delle volte, palla precisa in testa a Nikola, il quale poteva smistare il gioco come meglio credeva. Il ragazzo scelse di alzare una palla dietro ad Aleksandar e l'opposto tirò a tutto braccio contro il loro muro a due. Alessia cercò di mettersi in posizione, ma fu troppo lenta e rimase nel cono d'ombra del muro. Muro che, purtroppo per lei, non era ben posizionato e la palla attaccata dal giovane passò proprio tra i due giocatori, arrivandole dritta dritta in faccia. La ragazza venne sbalzata all'indietro e si ritrovò con la faccia a terra e un dolore lancinante alla guancia e allo zigomo sinistri. Rimase a terra senza muoversi, tentando di respirare normalmente, e sentì pulsare la parte del viso che era stata colpita.

Un silenzio attonito calò sul campo, mentre tutti la fissavano.

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