Battuta

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Iniziarono il riscaldamento fisico con un po' di stretching, corsa, flessioni e addominali. Poi passarono agli esercizi a coppie con la palla. Mentre Nikola si allenava col secondo palleggiatore e Goran con Vladimir, lei cercò di capire chi fosse rimasto senza compagno.

Ad un tratto si sentì chiamare.

<<Ti va di allenarci insieme?>> era Aleksandar.

Alessia avrebbe preferito evitare per non dare modo a Vladimir di stuzzicare Nikola, ma il giovane era effettivamente l'unico a non avere un compagno. Così annuì. Iniziarono coi lanci, poi passarono ai palleggi, ai bagher e agli attacchi.

Sapeva che Nikola li controllava con la coda dell'occhio, ma era tranquilla perché non stavano facendo nulla che potesse infastidirlo. Anzi, erano a nove metri di distanza l'uno dall'altra.

Quando la prima parte dell'allenamento terminò, si fermarono tutti per alcuni istanti, giusto il tempo di dissetarsi.

Alessia afferrò la sua bottiglietta d'acqua e bevve.

<<Ragazzi, proviamo un po' di battute>> disse Boban. <<Liberi, in campo a ricevere>>

Tutti andarono a fondo campo, chi da una parte, chi dall'altra, per iniziare a battere.

Alessia stava per prendere posto in mezzo al campo per tentare di ricevere alcune di quelle bombe, quando Aleksandar, che le si era avvicinato, la trattenne per un braccio.

<<Aspetta>> le disse. <<Fammi vedere>>

Alessia si immobilizzò mentre lui le sollevò il mento e avvicinò il viso per esaminare il livido.

//Questo non va affatto bene. Se Nikola lo vede...//

<<E' tutto ok>> cercò di sottrarsi al tocco dell'opposto.

Credeva che nessuno si fosse accorto di nulla quando udì un rumore sordo e Aleksandar gemere. Lo vide portarsi una mano sulla nuca e girarsi verso la direzione da cui... era arrivata una pallonata!

Alessia era senza parole.

<<Scusa>> urlò Nikola dal fondo della palestra, ma senza convinzione. Poi le lanciò un'occhiata e andò a prendere un altro pallone.

La ragazza vide Aleksandar fissare il suo capitano con un'espressione pensierosa. Ne approfittò per tornare in campo e iniziare a ricevere.


Non aveva mai rimpianto le sue ginocchiere come nell'ultima ora e mezza. Era stato più il tempo che aveva passato spalmata sul taraflex che quello in cui aveva effettivamente toccato la palla. Era già pronta a svegliarsi l'indomani con le gambe piene di lividi, ma ormai ci aveva fatto l'abitudine. Andò a recuperare la sua bottiglia d'acqua e si trovò faccia a faccia con Boban.

<<Grazie per quello che hai fatto>>

Alessia gli sorrise.

<<E' stato divertente>>

<<Come va il viso?>>

<<Qualche giorno e tornerà come nuovo>>

Stava per salutarlo e andare a farsi una meritata doccia, ma lui la fermò.

<<Sai che ho giocato per vent'anni col padre di Vladimir e Nikola?>> le chiese fissando gli spalti.

<<Non lo sapevo>>

Boban annuì e continuò.

<<In Nazionale e anche nei Club italiani. Conosco quei due da quando sono nati>>

Alessia non capiva perché le stesse raccontando queste cose. Attese in silenzio che l'uomo proseguisse. Invece lui si riscosse e la salutò, senza nemmeno guardarla.

La giovane camminò verso lo spogliatoio, ripensando alla conversazione avuta col coach. Le sembrava che avesse voluto dirle qualcosa, ma che poi all'ultimo avesse cambiato idea. Che cosa poteva essere?

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