"Fase uno"

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Nikola rimase in silenzio, fissandola con quegli occhi che la trafiggevano ogni volta.

<<Non so...>> non sapeva cosa dire.

<<Ale, respira. Hai tu il controllo. Fai solo quello che ti senti di fare>>

La sua voce dolce riuscì a calmarla, anche se l'imbarazzo non era diminuito. Annuì e si concentrò sul ragazzo davanti a lei.

Osservò i suoi addominali, i pettorali, il suo petto che si alzava e si abbassava seguendo il ritmo del respiro. Studiò quelle braccia che l'avevano stretta e che lui ora teneva distese lungo il corpo. Lentamente, si spostò dietro di lui, col cuore che batteva all'impazzata. Vide quelle spalle muscolose e, per un attimo, ebbe voglia di sfiorarle.


La stava osservando in silenzio, cercando di non disturbarla mentre lei lo studiava. Non voleva interrompere quel momento. Era strano, ma anche senza un contatto vero e proprio quella situazione era incredibilmente intima.

Quando lei gli girò intorno si trattenne dal muoversi per seguire il suo spostamento; cercò di rilassarsi e aspettò di vedere che cosa lei avrebbe fatto.

All'improvviso sentì le dita della mano di lei poggiarsi delicatamente sulla schiena, per poi risalire con lentezza fino alla spalla. Fu una pressione talmente leggera che inizialmente credette di averla immaginata. Ma quando lei tornò davanti a lui e notò la sua mano ancora sulla spalla, seppe che era tutto reale.

Alessia lo guardò con uno sguardo indecifrabile e lui le fece un piccolo sorriso per spronarla a continuare.


Alessia sentiva le dita della mano bruciare. Il contatto con la pelle di Nikola, così liscia e calda, le trasmetteva delle piccole scariche elettriche che le attraversavano tutto il corpo. Non sapeva come interpretare quella reazione. Ma lui se ne stava lì, immobile, così lei proseguì quella sorta di esplorazione. Era la prima volta che toccava un uomo in quel modo.


La vide riportare gli occhi sul suo torace e, contemporaneamente, muovere la mano sui suoi pettorali, che reagirono contraendosi. Continuò, scendendo verso gli addominali, percorrendoli da parte a parte. A quel punto stava faticando a rimanere fermo e a controllarsi.

Le bloccò la mano prendendole il polso.

Alessia lo fissò preoccupata.

<<Ho fatto qualcosa di sbagliato?>>

<<No>>

<<Allora perché...?>>

<<Non sono un santo>> le spiegò con voce roca.

Lei spalancò gli occhi.

<<Oh>>

<<Per stasera è meglio fermarsi qui>> le lasciò un casto bacio sulle labbra e tornò in bagno a vestirsi.


Questa situazione, che di comune accordo avevano denominato "fase uno", si ripeté ancora due o tre volte prima della partenza di Nikola. Ogni volta lei si sentiva un po' più sicura e la cosa che più la rendeva felice era che non v'era traccia di brutti ricordi o sensazioni spiacevoli. Tutto quello che provava era l'attrazione magnetica verso Nikola.

L'ultima sera lei raccolse il coraggio e gli disse di credere di essere pronta per la "fase due".

<<E quale sarebbe la "fase due"?>> le chiese lui con un mezzo sorriso.

<<Questo devi dirmelo tu>> rispose lei arrossendo.

<<Ci penserò mentre sarò in ritiro>>

<<Sei settimane sono un sacco di tempo per pensarci>> disse la ragazza con un po' di delusione.

Nikola si sedette meglio sul divano e la fissò.

<<Stai dicendo che ti mancherò?>>

Alessia ricambiò lo sguardo con un'espressione furba.

<<No, Goran mi mancherà. Tu, invece...>> non riuscì a terminare la frase perché il giovane la sollevò e se la caricò in spalla come un sacco di patate.

<<Ah, si?>> domandò divertito. In un attimo furono nella camera da letto di Nikola e lui la gettò sul materasso. La bloccò, avvicinando il viso al suo. Non c'era più traccia di divertimento nel suo sguardo e improvvisamente respirare divenne più complicato.

Lei sollevò una mano per accarezzargli il volto e sussurrò:

<<Certo che mi mancherai. Vorrei poter venire con te>>

<<Ci raggiungerai. E mi vedrai così spesso che ti stuferai di avermi intorno>>

<<Non potrei mai stancarmi di te>> confessò Alessia.

Nikola le posò un lieve bacio sulle labbra e lei sperò che non si fermasse. Ma lui fu di parola e si sollevò, aiutandola poi a rimettersi in piedi.

La portò a casa e, dopo un ultimo abbraccio, la salutò. Si sarebbero rivisti solo un mese e mezzo dopo.

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