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Mi ero seduto sul suo letto e lei era appoggiata alla sua scrivania per sentire i miei discorsi ed i miei dubbi come facevamo quando eravamo piccoli. Ogni volta che avevamo qualche problema ce lo confidavamo e ne parlavamo fino a trovare una soluzione. Era passato molto tempo dall'ultima volta che avevamo parlato così, senza titoli nè orgoglio e testardaggine. Era anche la prima volta che ero io a fare il primo passo, ma non ce la facevo più e dovevo seriamente parlare con qualcuno. So che lei mi avrebbe ascoltato e capito, anche se era testarda e mi prendeva sempre in giro. L'unico problema era che non sapevo da dove iniziare, era passato troppo tempo e avevo perso l'abitudine e anche il modo.

"Bè, allora io, non è che ho un problema, cioè sì, no, aspetta!" Perché era così tremendamente difficile?

"Non sto andando da nessuna parte." Sorrise. Il suo sorriso mi riportava indietro nel tempo, mi faceva rivivere bei momenti passati e mi faceva capire che era il momento di abbassare la guardia, almeno con lei.

"Gemma, io non so più che cosa voglio." Era la frase più semplice e coincisa che mi veniva in mente. "Da una parte voglio una cosa, ma dall'altra non ce la faccio e ne voglio un'altra. È come se ci fossero due me che non riescono a mettersi d'accordo ed io... non so che fare." Ammisi il più sinceramente possibile.

"E cosa vogliono questi due?" Chiese avvicinandosi. Erano proprio cambiati i tempi ed eravamo cambiati noi. Anni fa i problemi erano papà che ci aveva strillato perché avevamo sporcato il pavimento oppure che Gemma mi aveva rubato la mia caramella e dovevamo far pace. Ora erano totalmente diversi, ma ce l'avremmo fatta anche stavolta e anche in futuro.

"Il primo sa che la famiglia viene prima di tutto. Sa che è giusto sposare Kimberley per salvare la nostra famiglia che ormai non ha più un soldo. Papà vuole questo ed io so che in parte è la cosa giusta perché darebbe stabilità al mio futuro e anche a te. Ma con Kimberley non va." Dissi liberandomi di un enorme peso.

"Perché non va?" Chiese. Alcune cose erano evidenti a tutti, tutti sapevano perché non andava, ma dai nostri occhi era diverso e vivendo le situazioni in prima persona a volte si fanno cose che se viste fare a qualcun altro non capiremmo.

"Io e lei siamo troppo diversi. Non siamo opposti, siamo diversi, vogliamo altro dalla vita, non le stesse cose, i nostri interessi non si sfiorano nemmeno e ormai non c'è più neanche amore nei nostri gesti-"

"Non c'è mai stato." Alzò gli occhi al cielo.

"Non interrompermi! C'è solo formalità e... non lo so..."

"Freddezza?"

"Esatto." Affermai. "Io non me la sento di legarmi a lei per sempre, questo matrimonio non va, non lo voglio perché io non la amo."

Gemma rimase quasi sorpresa da queste parole, infondo lo sapeva però credo non si aspettasse che le dicessi così su due piedi.

"A papà prenderebbe un infarto se lo sapesse!"
Rise.

"È per questo che non voglio deluderlo. Ma perché devo sposare una persona che non amo e che non è per me?! Non mi interessa nulla dei suoi soldi! Preferirei abitare in una lurida capanna nel nulla, ma con una persona che sa parlare di altro oltre che di moda, di manicure e di come stanno i suoi capelli." Sorrisi. Era quasi comica la situazione.

"A papà non dirlo ancora, prenditi un po' di tempo. Comunque Haz, io non sono mai stata dalla parte di Kimberley e sai che mi sta un po'..."

"Antipatica?" Dissi.

"Non è proprio il termine esatto però sì, soltanto che c'è stato un tempo un po' di mesi fa in cui andavate d'accordo e sembrava andare bene. Cosa è cambiato?" Chiese.

In effetti aveva ragione, c'era stato un tempo in cui andavano d'accordo e stavamo bene insieme, ma è durato talmente poco.

"In quel periodo andava tutto bene, infatti in quel momento papà è riuscito a convincermi a chiedere la sua mano. Poi non lo so è tornato come prima e ci siamo allontanati." Spiegai.

"Cosa è successo?" Chiese.

"Non lo so." Invece sapevo cosa era successo.

"Haz, l'unica cosa che posso dirti è che devi provare a riavvicinarti a lei prima di prendere qualche decisione. Prova a legarci, poi se non funziona, parla con papà." Sorrise. Dovevo fare così, aveva ragione.

"Hai ragione." Sorrisi.

"E invece il secondo Harry, cosa vuole?" Chiese chiamandomi come mi chiamava lei, aveva già capito tutto.

"Il secondo lascialo stare." Affermai.

"No, non sul più bello. Per me è il secondo che ti crea più problemi. Non è vero?" Chiese con il suo sorrisetto furbo.

"Già."

"C'entra lei vero?" Sorrise.

"Chi?" Feci finta di non sapere e di non capire.

"Come chi? Harry non ti sei mai ricordato nessun nome di alcun dipendente, il suo lo sai, non sei mai gentile con nessuno, con lei sì e soprattutto non hai mai guardato qualcuno nel modo in cui guardi lei."

Facevo davvero tutto questo?

"Il secondo Harry è ancora più incasinato del primo. L'ho conosciuta in un modo così semplice e l'ho assunta anche se non dovevo, ma c'era qualcosa che mi ha detto di farlo e l'ho fatto. Poi sono successe tutte altre cose che ci hanno legato, per quanto le nostre situazioni sono diverse, io e lei siamo così simili. Mi fa ridere, è terribilmente antipatica, ma mi sta simpatica. È testarda e mi sfida in continuazione. Con lei riesco ad essere me stesso. Ed il secondo Harry vuole proprio questo, essere felice, essere se stesso e con lei ci riesco." Mi fermai un attimo. "Sono così patetico e sdolcinato." Risi.

"Sei così carino." Disse con un tono come se avesse visto un cucciolo di cane.

"Non lo so che mi sta facendo. Mi sta incasinando il cervello." Ammisi. Continuavo ad immaginare ancora lei in quel vestito mentre rideva e mi sorrideva.

"Haz." Disse questa volta più seria. "È tanto difficile ammettere che ti stai innamorando?"

Rimasi abbastanza spiazzato. Mi stavo innamorando? O ero già innamorato? O l'amavo?

"Cosa devo fare?" Chiesi chiedendolo a lei, infondo era una donna, doveva pur saperlo.

"Prenditi tempo anche con lei ed invitala a cena." Sorrise. "E portale dei fiori."

"Non mi sembra il tipo." Non riuscivo ad immaginarla così stile principesco. "E poi come faccio? Kimberley torna domani." Se mi scopriva ero nei casini.

"Domani. Non stasera." Sorrise beffardamente.

"Gem, prenota al ristorante più bello della città."

The house H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora