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Kimberley's pov

"So perché sei qui." Alzai gli occhi al cielo. Mi voltai per guardarlo e per ricordarmi di quanto inutile fosse stato.

"Voglio i miei soldi." Disse guardandomi fisso negli occhi e questo mi fece ridere, se pensava di potermi intimorire con la sua aria da adolescente ribelle, si stava sbagliando.

"Non credo che tu sia nella situazione di poter pretendere qualcosa." Ammisi alzandomi dalla mia poltrona e posando la rivista. "Sai Jean, io e te avevamo un accordo e tu non l'hai rispettato." Mi avvicinai iniziando a camminargli intorno.

"Sì che l'ho fatto!" Alzò la voce.

"Se tu l'avessi fatto, in questo momento io sarei qui con mio marito e tu da qualche altra parte con la cameriera." Mi innervosii. Non poteva volere i suoi soldi se non era riuscito ad allontanarla da lui.

"Ma cosa sta dicendo? li abbiamo fatti litigare! io ho preso il bracciale e l'ho portato in giro con la moto e lei ha fatto il resto." Si arrabbiò.

"Quanto durerà la loro lite?! Tre, quattro giorni? Al ballo lui è stato con lei perché tu non hai saputo fare nulla!" Urlai lanciando un portacenere dritto al muro. Lui si irrigidì e tornò a prestarmi attenzione.

"Io ho provato, ma è stato inutile. Lei è troppo presa da lui e non ha voluto cedere a me." Provò a giustificarsi. Mi fece quasi pena così lo feci sedere e mi misi di fronte a lui.

"è qui che il tuo fallimentare piano sbaglia. Non dovevi proporti subito come suo fidanzato, ma dovevi essergli amico, esserci quando aveva bisogno di te. Essere dalla sua parte e farla innamorare lentamente, giorno dopo giorno." Spiegai piano. Lui annuì abbassando lo sguardo. "Ora non piangerti addosso, brindiamo alla nostra prima vittoria." Affermai prendendo dal mio scaffale un liquore forte e versandolo nei bicchieri, per poi offrirgliene uno. Lui accettò insicuro e poi lo ingoiò. "Le hai mai regalato qualcosa?" Chiesi, aspettando impaziente la sua risposta.

"Non di importante." Io sorrisi alla sua risposta.

"Prendi questi." Dissi porgendogli una busta con dentro duecento dollari. "Domani voglio vederla con una collana importante." Affermai. Lui sembrò confuso dal mio gesto e non lo biasimai, io dovrei essere l'ultima persona al mondo a farle un regalo indirettamente, ma era parte del mio piano ed Harold non doveva essere parte del suo. Compresi il suo scetticismo e mi spiegai meglio. "Abbiamo ancora quattro mesi. E-"

"LEI ha quattro mesi." Precisò ed io corrugai le sopracciglia. Si stava tirando indietro?

"Non lavoro più qui." Disse in un sussurro.

"Ah, intendi per il licenziamento? Tu fai quello che ti ho ordinato, io ho già pensato al resto...e finisciti la bottiglia, ne hai più bisogno di me."

Harry's pov

"Papà, Samantha mi ha praticamente ordinato di venire qui. Spero sia importante." Entrai come una furia nel suo ufficio.

"Harold, cosa ti è successo? Sei fradicio." Si alzò di scatto. Lo fermai con un gesto della mano e lui si rimise a sedere. Aver camminato per venti minuti sotto la pioggia in quel momento era l'ultimo dei miei problemi.

"Arriviamo al punto." Affermai sedendomi sulla sedia di fronte alla sua scrivania. Potevo notare la sua confusione per le mie maniere più rudi nei suoi confronti, ma avevo passato la mattinata a parlare di come mia madre fosse morta e di come per colpa sua io avevo vissuto in una menzogna, non sarei stato educato come mio solito.

"Harold, ti ho perdonato di aver ballato con quella cameriera-"

"Ha un nome. Quella cameriera, come dici tu, si chiama Sarah Payne." Precisai antipaticamente.

"...di aver ballato con la signorina Payne, mi hai spiegato che era solo per non far vedere alle persone che non avreste ballato il valzer e che quel bacio era solo per far credere che realmente fosse Kimberley. Ma ora ti metti anche a licenziare dei dipendenti senza il mio consenso?!" Affermò sconvolto. Ripensai al discorso che avevo fatto con mio padre riguardo al ballo e di come gli avevo mentito, prima o poi gli avrei raccontato la verità, ma in quel momento non ce l'avevo fatta.

"La presenza di Jean Row dentro questa casa è totalmente inutile." Mantenni il mio punto. "Non fa nulla dalla mattina alla sera e non ha senso che pulisce i cavalli tutti i giorni, dato che li prendiamo solo due volte alla settimana." Dissi molto sicuro di me.

"Ma gli da anche da mangiare e se ne prende cura." Disse lentamente lui.

"Ho già pensato a tutto. Il tizio che apre la porta all'ingresso è disposto a dargli da mangiare due volte al giorno e a prendersene cura. E se dovesse cambiare idea per qualche ragione ci andrò io stesso, a costo di stare tutta la giornata a fissare un cavallo che cammina nel giardino!" Mi arrabbiai. Avrei fatto in modo che Jean al mattino seguente prendesse il primo volo per la Francia e che rimanesse lì.

"Perché hai questa ossessione?! Anche Kimberley è sconcertata!" Gesticolò.

"Cosa c'entra Kimberley?" Chiesi, lei non si ricordava il nome di nessun dipendente, la presenza di Jean probabilmente le era anche sconosciuta.

"è stata lei a farmi provare a farti riflettere. Lei non vuole che Jean venga licenziato." A quella frase persi il controllo.

"Se Kimberley vuole farmi cambiare idea venisse lei a parlarmi!" Urlai alzandomi in piedi. "E se-" Non riuscii a continuare che cominciai a tossire, provai più volte a smettere perché ogni volta sembrava che degli aghi mi entrassero nelle pleure. volevo continuare a parlare, ma non mi portai una mano sulla pancia e con l'altra mi tenni alla scrivania per non cadere. non riuscivo a far smettere la tosse.

"Harold! Harold!" mio padre mi venne incontro aiutarmi a rimanere in piedi. La mia testa iniziò a scoppiare dal dolore e delle fitte mi percuotevano ovunque. Cercai di reggermi, ma iniziò a girare tutta la stanza e non capii più nulla.

Sarah's Pov

Avevo passato tutto il giorno e parte della notte a leggere il diario e ancora non c'era nulla di importante, ma almeno non avevo pensato costantemente ad Harry. Mi risvegliai senza alcuna forza e notando che Jean era già andato via, mi alzai e mi costrinsi a sistemarmi.

***

Si prospettava un'altra noiosa giornata. Entrai in cucina aspettandomi già il rimprovero di Magda per aver fatto tardi, ma mi accorsi che tutti vedano un'espressione diversa e quando entrai mi guardarono quasi con compassione. Non capii cosa stesse succedendo, tutti sembravano così preoccupati e sconvolti. Notai Magda nell'angolo della stanza ad asciugarsi le lacrime che le rigavano le guance copiose e mi precipitai da lei, si stava quasi contorcendo dal pianto e quando mi vide accanto a lei, aumentò l'intensità.

"Magda, cosa sta succedendo?" Chiesi. Subito pensai all'assassino, sicuramente qualcuno era stato ucciso. Lei non riuscii a parlare anche se si stava sforzando, aspettai qualche istante per farle prendere fiato.

"Harold." Disse velocemente per poi tornare a piangere più forte di prima.

"Cosa? Cosa ha fatto Harold?" Mi prese il panico. Aveva combinato qualcosa? Lei provava a parlare, ma i suoi singhiozzi non glielo permettevano. "Magda!" La chiamai. Stavo pendendo dalle sue labbra.

"Harold, lui..." Singhiozzò.

"Cosa? Cosa è successo?" Mi si iniziarono ad inumidire gli occhi. Gli era successo qualcosa? non mi importava più nulla, volevo che non gli fosse successo nulla e nient'altro.

"Harold è..." Iniziò.

"cosa?" Urlai a pieni polmoni.

"Harold è m..."

******

Ciao a tutti! Non potevo non aggiornare oggi. 23 Luglio 2010 - 23 Luglio 2018. Già otto anni della band che personalmente mi ha cambiato la vita. Sono davvero contenta di far parte di questa enorme famiglia! Spero vi piaccia, votate e commentate, baci.

The house H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora