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Un semplice filo rosa, probabilmente fatto da una stoffa assolutamente non pregiata, ripiegata su stessa per farle avere una forma carina come una treccia particolare. Ne era inserito un semplice ciondolo di acciaio a forma di esse scurito dal tempo. Questo era stato la causa di tutto.

Jean era seduto sul pavimento con la schiena appoggiata al mio letto, non vedevo la sua faccia e forse era un bene. Dopo la discussione con Harry, dalla quale lui non aveva ricavato nulla, ritornai nella mia stanza e portai lui con me, dato che non poteva stare in altri posti essendo indesiderato. Non aveva spiccicato una parola e neanche io avevo voglia di parlare, i miei pensieri non si avvicinavano nemmeno a lui o alla sua situazione, egoisticamente stavo pensando solo a me ed a Harry. Cercavo di non farglielo notare, ma per più di una volta mi ero scordata della sua presenza, come quando entrando in camera chiusi la porta con lui fuori.

"Io vado, devo andare a..." non volevo dire 'lavorare' mi sembrava cattivo nei suoi confronti. "Io vado." Dissi restando ferma, aspettando una sua reazione. Rimase immobile e non me ne preoccupai. Dovevo lavorare già da un po' e sperai che nessuno avesse notato la mia assenza.

Mi alzai silenziosamente e prendendo le ultime cose mi diressi verso la porta, mi voltai un ultima volta verso di lui, notandolo come prima, chiusi e me ne andai.

                                      ***

La divisa era così scomoda, la cuffia in testa continuava a darmi prurito e a forza di grattarmi stavo diventando rossa. Erano moto meglio i jeans con il maglione che usavo per aiutare Jean.

"Basta" urlai tirando la cuffia non so dove. Slegai in fretta i capelli massaggiandomi la testa, sentendomi improvvisamente libera. Sbuffai e mi appoggiai contro il tavolo che stavo pulendo, ero così nervosa che qualsiasi cosa riusciva a darmi fastidio.

"Giornata storta? Sapessi la mia, sono stanchissima." Chiese Barbara entrando ed io le feci un cenno con il viso. "Ricomponiti subito, quando torno devi essere impeccabile, io vado a portare il pranzo al signor Styles." Si girò per andarsene ma la bloccai velocemente.

"Riposati, vado io." Dissi strappandole letteralmente il vassoio fra le mani.

"Va bene, penso mangi nella stanza della sorella." Si mise seduta togliendosi le scarpe. Annuii e iniziai ad andare verso le scale.

Cominciai a salire, ma ogni gradino che facevo mi rendeva più instabile, non sapevo cosa avrei potuto dire. Mentre continuavo a pensare alle parole giuste arrivai davanti la sua camera e con tutto il coraggio che avevo bussai. Chiusi gli occhi e presi un bel respiro, sentii dei passi avvicinarsi e poco dopo la porta si aprii. Alzai gli occhi e vidi Kimberley, con un sorriso perfido, contento di vedermi lì. Non elaborai nulla per una decina di secondi, ma lei né sembro entusiasta.

"La colazione." Sussurrai senza farmi tremare la voce, o almeno provandoci.

"Oh, grazie." Disse continuando a sorridere senza staccare i suoi occhi dai miei.

"Chi è?" Urlò la voce di Harry all'interno della stanza, che mi fece perdere un battito.

"La cameriera." Rispose Kimberley continuando a guardarmi alzando un sopracciglio.Prese il vassoio e con un'ultima occhiata chiuse la porta.

Rimasi qualche secondo fuori la porta, sentendo le loro voci all'interno, senza prestare attenzione alle parole. Mi asciugai una lacrima che senza volerlo mi cadde sul viso, mi feci forza per non farne scendere altre.

Harry's Pov

"Sono tre sere che Sarah non viene agli incontri, è successo qualcosa?" Chiese Louis mettendo in sequenza i libri. Il suo sesto senso mi infastidiva.

The house H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora