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"Buongiorno" mi salutò Magda. Quella mattina mi ero svegliato presto, non avevo dormito per niente essendo in ansia per la giornata che mi aspettava. Camminai per la cucina, fingendo interesse per il lavoro dei dipendenti. Mi guardai intorno, ma lei non c'era. Nonostante fosse stata colpa sua, le parole di Louis mi avevano fatto riflettere e in qualche modo la giustificavo. stavamo sbagliando entrambi, ma non dovevamo perdere nulla di ciò che avevamo creato, nonostante fosse in parte sbagliato. non ero sicuro di chiederle io scusa o di fare il primo passo, ma di una cosa ero sicuro: mi ero innamorato di lei e per nessun Jean al mondo, avrei potuto rinunciare. Mi avvicinai a Magda. "Ti devo chiedere una cosa...uhm..." Dissi cercando di farla spostare in un posto in cui non ci avrebbero sentito.

"Come va con la mia gamba? Oh, grazie per essertene ricordato, va molto meglio, anche se quando cammino troppo inizia di nuovo a farmi male." Raccontò. Finsi interesse anche se avevo dimenticato il dolore della sua gamba tre secondi dopo che me l'aveva detto. mi ricordai, che infondo mene aveva parlato più di due volte, ma non l'avevo considerata come una cosa da ricordare.

"Uhm, sì... sono contento, ma... volevo chiederle se..." iniziai, ma il suo sguardo curioso mi fece perdere il coraggio. "C'è tanto lavoro oggi?" Divagai. mi ripresi mentalmente per i giri che stavo facendo.

"Abbastanza." Rispose. "Ma non si preoccupi, faccio svolgere al meglio il lavoro a ognuno. Anche la signora Barbara, fa rigare i dipendenti." Sorrise. In realtà non mi interessava, dovevo arrivare al punto. Un ragazzo la chiamò. "Devo andare." Disse allontanandosi, per poi tornare davanti a me subito. "Comunque, solo per avvisarla, la signorina Payne oggi fa pomeriggio." Disse con un tono particolare facendomi l'occhiolino, sorrisi e la ringraziai. Uscii dalla cucina andando verso il tavolo dove mio padre, Samantha e gli altri stavano facendo colazione. Ringraziai il cielo che ancora non fosse arrivata Kimberley.

"Buongiorno" li salutai attirando l'attenzione. "Samantha, avvisa Kimberley che oggi non sarò a casa, ho un affare da sbrigare." Dissi veloce mangiando qualcosa di fretta.

"Tutto bene?" Mi chiese Gemma ed io annuii, aveva sempre avuto un sesto senso. Mi allontanai dopo poco, uscii dalla casa. il mio sguardo puntò verso il suo stabile, che a mala pena si riusciva a vedere, non sapevo cosa avrei fatto quando l'avrei incontrata.notai la macchina di Louis parcheggiata con lui dentro. Mi feci forza in quell'istante, ero pronto ad arrivare alla verità di quel giorno.

"Andiamo." Esordì quando entrai.

                                      ***
Il tragitto fu alquanto tranquillo, sapevo cosa mi stava per aspettare, ero un misto di agitazione e paura. Avevo chiuso quella storia molti anni prima, forse con delle bugie che mi avevano detto o che forse mi ero raccontato da solo. a volte preferivo darmi delle risposte anche non vere pur di poter avere una falsa verità. Ero contento che Louis fosse con me in quel momento, aveva vissuto tutta la vicenda con me e aveva sofferto anche lui, non avrei potuto mai ringraziarlo abbastanza per il sostegno che diede a me e a Gemma in quel periodo, mi ricordo che non ci lasciò un attimo e faceva sempre di tutto per strapparci anche per pochi secondi, un minuscolo sorriso. I ricordi di quei giorni mi tornarono vividi, mi cambiarono talmente tanto. Fino a quel momento ero stato un altro tipo di persona, non ero così freddo e chiuso, sorridevo con poco e non avevo un'armatura a proteggermi. Gli eventi mi cambiarono però, persi quella leggerezza e spontaneità che un ragazzo della mia età possiede, mi ero detto che se fossi stato più cattivo e severo della vita, lei non mi avrebbe potuto far male di nuovo, più di quanto avesse già fatto. Solo nell'ultimo periodo l'avevo riacquistata, solo lei mi aveva fatto tornare a sorridere ancora, inizialmente non mi spiegavo perché con lei fossi diverso, ma poi lo capii, non mi trattava come una persona famosa o ricca, semplicemente come un suo amico o un ragazzo normale della mia età. Dovevo stare calmo. Provavo a controllare invano il mio respiro. Anche Louis era silenzioso, ma la sua storia era anche peggiore della mia. Furono dei minuti infiniti, mi tormentavo cercando di rimanere lucido senza farmi prendere da troppe emozioni. Quando capii che fummo arrivati, dovetti trovare la forza di scendere. Stavo per riaprire quel cassetto e avrei scoperto la verità a ogni costo, dovevo farlo per mia madre.

The house H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora