Capitolo 10

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UN CUORE DI GHIACCIO

Sono arrabbiata, abbattuta, sconvolta, come se stessi per morire.

Vorrei poter gridare, ma l'unica cosa che riesco a fare è piangere.

Mi sento impotente: è come se il mio cuore avesse deciso di diventare di ghiaccio circondato da arpioni che lo rendeno un'arma a doppio taglio.

Tutti credono di consolarti, ti dicono che passerà, ti dicono che sarai forte, ti dicono che può succedere e ti dicono che il tuo cuore riprenderà a battere come una volta.

Cosa penso io?

Penso che siano solo delle bugie e l'unica via di fuga è la morte.

Sono stanca di dover soffrire, di combattere per gli altri e di mentire per coprire i miei sbagli.

Molte volte si preferisce far finta di voltare pagina e lasciarsi tutto alle spalle, ma il senso di colpa che ti assale ti lacera l'anima fino a prosciugarla.

Avete presente quando non si conosce una persona del tutto e la si perde?

Odio la vita.

Due ore prima

Arrivo in ospedale e senza neanche pensarci mi precipito nella stanza di mio padre.

I medici cercano di non farmi entrare, ma io riesco a passare e lo osservo: ha gli occhi chiusi e la pelle come il colore della neve.

Vedo che sul comodino c'è una foto: ci siamo io, mamma e papà seduti su una panchina quando ero piccola.

Mi si stringe il cuore e mi manca l'aria.

Un dottore mi fa sedere mentre mi misura la pressione.

Mi fanno uscire e Luke viene verso di me e dico: "Luke, io torno a Londra. Ho bisogno di andare via da qui e dedicarmi a me stessa"

Eli, che è rimasto con Luke, mi osserva sconvolto.

"Prenditi tutto il tempo che ti serve. Ti contatterò fra qualche giorno. Mi dispiace tantissimo Brooke" dice Luke.

Lo abbraccio ed esco.

Vedo Eli dietro di me e dico: "Spero che ci rivedremo Grint"

Lui mi stringe a sè e poi dice: "Brooke io ti voglio bene. Sappi che per qualunque cosa io ci sarò per te"

Lo guardo e sorrido falsamente.

Arrivo alla base e gli altri mi osservano mentre prendo lo zaino con le mie poche cose.

Hope mi abbraccia come fanno poi gli altri.

"Buona fortuna Brooke. Ti do il mio braccialetto per proteggerti" dice Marcos mentre mi allaccia il braccialetto al polso.

"Grazie Marcos. Addio ragazzi"

Il viaggio in aereo è infernale: lo stuart sta parlando in greco e non capisco niente, perciò decido di dormire.

Il giorno dopo

Mi sveglio dopo aver passato una notte triste.

Vado in cucina e mi preparo un caffè potente per coprire il mio stato di stanchezza.

Ieri, prima di dormire, ho tolto tutte le foto che riempivano l'appartamento e le ho impachettate; ora tutte le stanze sono più spoglie.

Mi preparo per uscire: ho bisogno del mio spazio e del mio tempo per riprendermi.

L'aria di Londra mi fa proprio sentire a mio agio, ma oggi è più pesante del solito.

Osservo il piccolo parco accanto al condominio e un senso di dolore mi avvolge: mio padre mi portava qui a 'guardare le nuvole' diceva.

La città segretaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora