Capitolo 46

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A TUTTO C'È RIMEDIO

E così mi ritrovo sola, dispersa in mezzo al bosco con il cuore letteralmente a pezzi.

Non pensavo che sarebbe andata così: ero convinta di aver trovato il posto giusto, ma a quanto pare continuo a sbagliare.

Non avrei dovuto reagire così, ma cosa avrei dovuto fare?

Fare finta di niente?

Detesto quando qualcuno insulta la mia famiglia e Marcos lo ha fatto sputando fuori le parole con cattiveria!

Se non avesse detto niente, non mi sarei accanita su di lui.

Ovviamente mi sento in colpa, ma lui perché non ha fatto niente per fermarmi?

Perché si è lasciato picchiare?

Mi sembra tutto così assurdo, eppure ho questa domanda che non smette di ronzare nella mia testa.

Marcos si è sempre difeso e ero convintissima che avrebbe reagito anche questa volta, invece era fermo come una statua.

Non riesco proprio a capire.

Esco dal sacco a pelo e decido che è il caso di andare a catturare qualche pesce per mangiare e riempire lo stomaco, visto che sarà da un giorno che non metto niente sotto i denti.

Carico lo zaino in spalla e mi addentro nel cuore del bosco.

Raggiungo il ruscello mentre appoggio lo zaino su una roccia.

Lo apro e prendo il mio coltellino svizzero e una corda mentre lo richiudo, controllando che non ci sia nessuno nei paraggi.

Prendo un ramo abbastanza massiccio e affilo la punta.

Lego la corda attorno a un masso e al retro del bastone come se fosse una freccia.

Prendo la mira mentre mi avvicino all'acqua e catturo giusto qualche pesce.

Mi siedo e inizio a spelare il mio pranzo, anche se sinceramente non ho poi così tanta fame.

Prendo qualche ramo e accendo un piccolo fuoco con l'accendino che mi porto sempre con me nel caso mi dovesse servire.

Prendo altri tre ramoscelli che uso come spiedini per il pesce.

Spengo il fuoco con la neve e butto la cenere nell'acqua così nessuno può risalire a me.

Non riesco a capire che ore siano dato che non c'è neanche uno spiraglio di luce, in Siberia non esiste la luce.

Finalmente ho lo stomaco pieno e mi posso mettere in marcia verso le coordinate del portale.

Non ho il computerino, ma ho con me una cartina dove ho segnato la destinazione.

La appoggio sul masso e la oriento verso nord: sono sempre stata brava ad orientarmi.

Bene, devo procedere per dieci kilometri verso sud-est.

Sono stanchissima, ma non posso arrendermi proprio ora.

Mi faccio forza e coraggio e inizio il mio viaggio.

A tutto c'è rimedio: risolverò tutto.

Sapere che ho spezzato una catena, mi rattrista, ma ormai il danno è fatto.

Respiro l'aria gelida siberiana mentre il mio amuleto emana calore che il mio corpo cattura per rimanere al caldo.

Questo oggetto ha una magia disumana: mi ha permesso di acquisire potere, mi ha indicato la via per scappare dal deserto, mi ha reso visibile la scrittura di mia mamma, mi ha salvato dalla morte quasi certa sull'elicottero e adesso emana calore.

La città segretaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora