Capitolo 44

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IL SOGNO

Barcollo nel buio senza sapere dove mi trovo.

Cerco di tranquillizzarmi, dato che non ho paura del buio.

Continuo a vagare senza sapere dove il mio cuore mi porterà: alla fine è lui che sceglie.

Dopo un po' mi ritrovo davanti due colonne di pietra e un cancello ramato e la cosa è alquanto sinistra, più inquietante direi, per non dire misteriosa.

Lo apro con facilità mentre mi guardo attorno: sulla mia destra si erge un tempietto greco con la statua di Atena davanti ad esso, relizzata con oro e rame, due coppe con il fuoco accesso al loro interno e un ulivo maesteso che crea un po' di ombra davanti al tempio.

Sono in Grecia?

Ma che ci faccio qui?

Il mistero si infittisce sempre di più.

Avanzo e rimango senza fiato: un fiume cristallino attraversa una città e dei verdi prati la circondano.

Che sia la 'Città segreta'?

Mi siedo contro il tronco di una quercia mentre il vento mi scompiglia i capelli e il rumore dell'acqua scorre come una dolce melodia.

Dei passi si avvicinano sempre di più mentre cerco la mia pistola, ma non la trovo.

Sono indifesa, dannazione!

Il rumore è sempre più vicino e decido di non muovermi.

"Brooke" mi richiama una voce che ho già sentito, una voce femminile lieve.

Ma è...

"Regina?" Chiedo alzandomi in piedi e me la ritrovo davanti.

Mi inchino mentre lei mi osserva con un sopraciglio alzato e poi dice: "Non c'è bisogno che ti inchini! Ti piace la città?"

"Toglie il fiato. Ma perché sono qui?"

Capisco che sto sognando, ma perché mi trovo qui?

Cosa sta succedendo?

"Io posso collegarmi con il tuo amuleto! Ti ricordi quando ti ho chiamata? Tu devi sapere"

"Sapere che cosa?"

"Tua madre è viva e se vuoi andiamo da lei" risponde mentre io sbarro gli occhi.

Sorrido: ne ero più che sicura che mia madre fosse viva, una lottatrice come lei non avrebbe mai mollato la presa e nemmeno la speranza.

La seguo lungo il pendio della collina.

Passiamo tra le casette del villaggio mentre vedo gli spiriti degli abitanti aggirarsi come se fosse una cosa del tutto normale, una cosa da tutti i giorni insomma.

Raggiungiamo un palazzo e mi sembra quasi irreale: è bianco marmoreo, con colonne di pietra, una fontana enorme che raffigura Poseidone e un giardino curatissimo nei minimi dettagli.

Apre l'enorme portone e spalanco gli occhi: un lampadario, decorato con pietre preziose, pende dal soffitto mentre due rampe di scale occupano l'entrata.

La seguo lungo il corridoio e mi perdo nel contare le porte, saranno almeno una ventina ad occhio e croce.

Bussa ad una porta mentre mi sorride.

"Entra"

Apro la porta e vedo mia madre in piedi davanti alla finestra che sta osservando il paesaggio.

La stanza è modesta: c'è un letto, una scrivania,un armadio e il bagno.

Mi avvicino e mi sento in imbarazzo.

La città segretaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora