Capitolo 13

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Hell's Kitchen era, nuovamente, battuta dalla pioggia e dal vento.

Charlie sedeva al bancone di un pub, un bicchiere di bourbon tra le mani ed un espressione di completo annientamento. Perché così si sentiva: annientato, eliminato...come se avesse affrontato un nemico che credeva di poter sconfiggere e, invece, era stato battuto ed umiliato.

-Ehi, amico...- La voce del proprietario, che stava dietro il bancone, fece alzare la testa del giovane avvocato -...è quasi ora di chiudere.-

Charlie cercò di metterlo a fuoco, cosa particolarmente difficile nelle sue attuali condizioni. Aveva gli occhi assottigliati e la vista appannata dall'alcool e, la sola cosa che riusciva a vedere, era il fisico ben piazzato.

In effetti, il padrone era un tipo decisamente corpulento (un culturista avrebbe detto Charlie, se solo fosse stato più lucido), aveva la pelle color ebano ed occhi e capelli neri. Indossava una t-shirt gialla ed un paio di jeans che fasciavano gambe forti e muscolose.

-Sei...proprio...un bel...tipo...sai?- farfugliò, Charlie, prima di mandare giù tutto quello che rimaneva del suo bourbon in sorso solo. Batté il bicchiere sul bancone e -Dammene un altro e fallo doppio!- urlò, quasi volesse farlo sapere a tutti.

Ma il barista si rifiutò, ripetendogli che stavano chiudendo e che doveva andarsene a casa.

-Cosa? Stai...cacciando un...cliente?!- sbottò Charlie -Come ti...permetti? Adesso verrò li dietro e ti...ti...-

-Charlie!- La voce di Jimmy lo fece voltare.

Il suo collega, nonché amico dai tempi del college, era fermo sulla porta del locale, palesemente scioccato di trovarvi l'altro.

-Oh...Jimmy...vieni, fatti un bel bicchiere di bourbon e brindiamo a...a...-

-Ad un bel niente, Charlie!- lo interruppe, bruscamente, il giovane Ortega. Si avvicinò a grandi passi e gli tolse il bicchiere di mano. -Si può sapere che diavolo ti è preso? Dieci anni sobrietà ed ora ci ricaschi? Perché?-

-Ah...lasciami stare, Jenny- biascicò il Cercatore, spostandolo per scendere dallo sgabello.

-Mi chiamo Jimmy, non Jenny. E no, non ti lascio stare: adesso ti porto a casa.- E lo afferrò prima che potesse muoversi e cadere. Fece per avanzare verso la porta, quando il barista si schiarì la voce per attirare l'attenzione.

-Sì?- chiese Jimmy, voltando appena la testa.

-Ci sarebbe il conto da pagare- disse l'uomo dietro il bancone.

-Oh...certo...ehm...quant'è?-

-Cento dollari.-

Jimmy sgranò gli occhi. -Cosa?! Sta scherzando, vero?-

-Ehi, il suo amico ha bevuto come una spugna e non del bourbon scadente, perciò paghi e niente storie- furono le parole del barista.

E Jimmy pagò senza fiatare, ripromettendosi di farsi restituire la cifra dal suo amico ubriaco.

Poi lasciarono il locale.

Durante il viaggio in macchina, Charlie, iniziò a cantare a squarciagola, interrompendosi di tanto in tanto per guardare Jimmy e parlare a sproposito.

-Non ricordavo fossi così grasso- era stata la prima frase che non avrebbe mai detto da sobrio.

Jimmy non si era offeso, consapevole della mancanza di lucidità del suo amico. -Non ti picchio solo perché sarebbe come darle ad un cieco- gli rispose -E, per tua informazione, non sono grasso; Dio mi ha, semplicemente, fornito un'airbag "naturale" perché sono una persona preziosa.-

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