Capitolo 15

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Oh, ma dai! Quell’arbitro non ha proprio idea di come si giochi a basket!- si lamentò Jimmy, agitandosi sul divano di casa sua.
Charlie, seduto al suo fianco, rise sommessamente, continuando a mangiare popcorn e bevendo Coca-Cola al limone. Si stava godendo una tranquilla serata con il suo amico, lontano dall’alcool, dal Tempio e, soprattutto, da Grigory. Da quando si era ubriacato pesantemente, aveva smesso di andare al Tempio a trovare il Cercatore russo. Si era dedicato al lavoro ed aveva ripreso ad andare agli incontri degli alcolisti anonimi. Non ne aveva davvero bisogno, ma lo aiutavano a distrarsi. Aveva anche ricevuto una telefonata da parte di Tori e sentire la sua voce melodiosa, gli aveva fatto passare definitivamente l’attrazione per il cugino di Arkady.
-Non c'è nulla da ridere, Charlie- lo rimbeccò l’altro -Quell’arbitro è un’incapace; ci sta facendo perdere la partita.-
Il Cercatore avvocato fece per rispondere, quando qualcuno suonò al campanello.
Entrambi si guardarono negli occhi, palesemente sorpresi.
-Hai ordinato qualcosa?- domandò il giovane Dalton.
Jimmy scosse la testa e Charlie si alzò per andare a vedere chi fosse.
La porta non era dotata di uno spioncino così, l’avvocato non poté prevedere chi si sarebbe trovato di fronte. Quando, finalmente, l’aprì sgranò gli occhi, non riuscendo a credere a ciò che stava vedendo. -Tu?- domandò.
Grigory Mikhaylov (l’ultima persona che Charlie si sarebbe aspettato di vedere) era fermo sulla soglia. Indossava un paio di skinny jeans grigi, un maglione nero ed un paio di scarponcini neri. Il parka che lo copriva era bagnato, segno che fuori stava ancora piovendo. -Scusa se piombo quì all’improvviso, ma è urgente- rispose, visibilmente agitato.
-Charlie, chi è?- chiese il giovane Ortega dalla sala.
-Dannazione- imprecò, a mezza voce, il Cercatore avvocato. -Ehm...tranquillo, hanno sbagliato; cercavano la signora Plume del piano superiore- rispose invece con tono abbastanza alto da farsi sentire. Poi fece segno a Grigory di fare silenzio e di entrare, prima di chiudere la porta. -Vado un momento al bagno- lo informò mentre conduceva il Cercatore russo proprio verso quella stanza.
-D’accordo…- rispose Jimmy -...ma vedi di non starci troppo; ti stai perdendo tutta la partita.-
Charlie non si degnò di rispondere. Si chiuse a chiave nel piccolo bagno del suo amico, con un Grigory che andava avanti ed indietro, quasi a voler fare un solco nel pavimento.
Charlie lo fermò, prendendolo per un braccio e facendolo voltare verso di sé. -Allora?- iniziò a bassa voce -Mi spieghi che diavolo ci fai quì?-
-Come ho già detto, è urgente- fu la risposta del russo -Poche ore fa, mentre ero ancora in quel letto d’ospedale, ho avuto un’esperienza extracorporea, nella quale ho incontrato lo spirito del Gran Maestro Tien Lung.-
-E ti aspetti che io ci creda?- gli chiese il giovane Dalton.
-E pensi che avrei attraversato mezza New York per cercarti, se non fosse vero?- ribatté Grigory, leggermente piccato. -Credi che mi faccia piacere dover stare chiuso in un bagno a bisbigliare con te. Sei l’ultima persona che avrei voluto vedere. Sono quì solo perché gli Anziani mi hanno ordinato di cercarti. Ho usato l’incantesimo di localizzazione e…-
E tutto tacque. Nessuna parola si udiva più.
Charlie gli aveva afferrato il viso tra le mani ed aveva posato le sue labbra, calde e salate, su quelle del ragazzo russo, quasi a voler mettere fine alle sue chiacchiere.
Dapprima completamente spiazzato, Grigory rimase immobile e rigido come un blocco di ghiaccio. Ma il calore che provò con quel contatto, lo fece sciogliere come se la temperatura fosse appena salita a quaranta gradi. Sentì la lingua dell’avvocato farsi strada dentro la sua bocca e muoversi in maniera passionale e travolgente.
Charlie fece scivolare le mani sulla vita dell’altro, stringendolo di più a sé così da far aderire i loro corpi muscolosi.
Il giovane Mikhaylov gemeva di piacere, come mai gli era capitato. Perché quella era, effettivamente, la prima volta che baciava un uomo e doveva ammettere che era bello...più di quanto avesse mai potuto immaginare. Affondò le mani tra i capelli castani del confratello americano, rispondendo al suo bacio. Assaporò le sue labbra e si inebriò del profumo di quello che doveva essere il suo dopobarba. Sentiva la testa girargli a causa di quel contatto così carico di desiderio. I brividi che gli scendevano lungo tutto il corpo, lo scuotevano come un fuscello sotto una raffica di vento fortissima.
Una parte di lui, però, gli gridava che era sbagliato...totalmente sbagliato. Ciò nonostante, non aveva la forza di sottrarsi a quel bacio, di sottrarsi da quel Cercatore di cui conosceva a malapena il nome.
-Ehi, Charlie!- chiamò Jimmy dal corridoio, facendoli staccare di colpo. -Charlie, ti ci vuole ancora molto?-
-Ehm...sì, sì amico...credo di aver esagerato con il cibo questa sera- mentì il giovane Dalton, recuperando il fiato speso in quel bacio.
-Okay...ma...ma perché hai il fiatone?- domandò, ancora, il padrone di casa.
-Vuoi davvero che te lo spieghi o puoi immaginarlo da solo?- furono le parole di Charlie.
-Pensandoci bene, non voglio dettagli sulla tua seduta sul “Trono di Spade”; me ne torno sul mio comodo divano- rispose l’altro.
-D’accordo, cerco di sbrigarmi- sentenziò il Cercatore americano.
Aspettò che Jimmy facesse ritorno in sala e che fosse fuori dalla portata delle loro voci, poi sospirò.
-Wow…- mormorò Grigory, la schiena contro le fredde mattonelle del bagno ed un dito a toccarsi le labbra.
-Lo so; mentire agli amici fa schifo- disse Charlie, la testa china ed una mano contro il muro come a volerlo reggere -Ma Jimmy è un “normale”; non può sapere la verità su di me.-
-Io, veramente, mi riferivo al bacio- spiegò il russo, lo sguardo completamente perso -È stato...wow…-
Allora l’avvocato alzò la testa, guardando verso il confratello dell’est Europa, sorpreso nel sentirgli dire quelle parole.
Anche Grigory lo guardò ed il desiderio di riavere quel contatto si accese dentro di loro come un fuoco, iniziando ad ardere.
-No- bisbigliò Charlie a denti stretti, spostando nuovamente lo sguardo verso il pavimento -Questo non doveva accadere. Ti chiedo scusa, Grigory. Non so cosa mi sia preso ma non è giusto. Non posso fare questo a Tori e tu non puoi farlo a Natasha.-
Il cugino di Arkady aggrottò le sopracciglia. -Conosci la mia fidanzata?-
-Sì, l’ho conosciuta in ospedale- dichiarò il giovane Dalton -Sono...ehm...sono venuto a trovarti un paio di volte. E lei è...incinta e…-
-Fermo, fermo...cosa?- lo interruppe Grigory -Natasha, incinta? E da quando?-
-Tre mesi- rispose l’americano -E ha detto che, secondo una certa tradizione, uno della tua famiglia ha sempre sposato uno della sua.-
Grigory non aveva sentito nessuna di quelle ultime parole. Sul suo viso si era formata un espressione di puro sconcerto ed era scivolato a terra, restando con la schiena al muro. -Mi ha tradito- mormorò portandosi le mani tra i riccioli biondi -Non ci posso credere...dopo tutto quello che abbiamo passato, mi ha tradito.-
Charlie si piegò sulle ginocchia, ponendo i suoi occhi all’altezza di quelli del confratello russo. -Cosa vuoi dire? Che il bambino che aspetta non è tuo?-
Grigory lo guardò e scosse la testa. -Non vedevo Natasha da mesi. Prima di venire a New York con Arkady, ero andato in missione con un confratello ucraino, in Turchia. L’ho rivista solo poche ore fa, al mio risveglio.-
-E del vostro matrimonio cosa mi dici?- gli chiese l’avvocato dagli occhi marroni.
-Sposarci è una tradizione delle nostre famiglie- spiegò Grigory -Uno o una Mikhaylov sposa sempre uno o una Vasilyev. Non c'è scampo da questo; solo la morte.-
Charlie deglutì e si dispiacque per il ragazzo russo. Non era giusto sposare una persona se non la si amava veramente. Era una cosa da Medio Evo, così retrograda e di cattivo gusto che gli dava il voltastomaco solo a pensarla. Lui non si sarebbe mai sposato, se non con la persona di cui era innamorato, ovvero…
-Charlie!- chiamò Jimmy, bussando alla porta -Va tutto bene? Quanto ti ci vuole ancora? Non mi diverto ad inveire da solo contro quell’arbitro incapace.-
Il Cercatore americano si mosse silenziosamente, raggiunse lo sciacquone e -Ho fatto, amico; sto arrivando- gli rispose. Poi tirò l’acqua ed aprì la finestra per rendere il tutto più credibile.
-Okay, ti aspetto in sala. Muoviti!- gridò il padrone di casa, allontanandosi.
-D’accordo- disse Charlie. Poi si rivolse a Grigory -Mi dispiace, ma dovrai uscire dalla finestra, questa volta.-
-E tu cosa farai?- chiese il russo, rimettendosi in piedi.
-Inventerò la scusa che sono stanco ed uscirò dalla porta principale. Ci vediamo nel vicolo quì sotto, fra cinque minuti...al massimo dieci.-
Grigory annuì. -Va bene, ma non metterci troppo.-
Charlie fece un cenno con la testa,poi aprì la porta mentre il confratello dai riccioli dorati usciva dalla finestra e scendeva nel vicolo indicatogli.

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