Hell's Kitchen, New York, USA
6 Dicembre, 2010La Notte Eterna aveva visto la sua fine con la scomparsa di Rhadamantys e della sua falce.
Allo stesso modo, anche tutti i demoni che erano usciti dal varco aperto dal Piano di Alhazared.
Ancora una volta, New York era salva.
Ancora una volta, molte vite si erano spente.
L'Ordine dei Cercatori aveva seppellito molti confratelli e consorelle cadute nella battaglia.
Per Tori, invece, era stato eseguito il rito funebre delle sirene.
Essendo l'unico a conoscerlo, era stato Charlie ad eseguirlo. Il corpo era stato recuperato dalla palestra giorni prima dell'invasione e, nel reparto ospedaliero del Tempio, era stato adeguatamente ripulito ed avvolto da un telo bianco. Per le sirene, quel colore, simboleggiava la schiuma marina, cosa nella quale si trasformavano se un umano "normale" scopriva della loro esistenza (almeno così diceva la leggenda). Quella fredda mattina, dopo il funerale di tutti i caduti, la sirena era stato portata sulla riva dell'East River. Lì, il Cercatore aveva recitato una preghiera, trattenendo a stento le lacrime. Alla fine, insieme a Grigory, Harlan e Nikolai (tornato, più o meno, in forma) aveva calato il corpo nel fiume e lasciato che la corrente lo portasse via come voleva la tradizione.
-Starà bene- gli aveva sussurrato Greg, in un orecchio.
Charlie aveva annuito senza staccare lo sguardo dall'acqua. Sì, lei sarebbe stata bene. Si sarebbe riunita alle sue sorelle e alla figlia che aveva portato in grembo.
Pian piano, i presenti rinnovarono le loro condoglianze al giovane Dalton, prima di andare via e tornare alla vita di tutti i giorni.
Vita, alla quale, l'avvocato aveva deciso di dare una svolta.***
Hell's Kitchen, New York, USA
7 Dicembre, 2010-Bagagli?- domandò Grigory guardando la lista che aveva in mano.
-Tutti pronti- rispose Charlie, sicuro.
-Persone da salutare?- continuò il biondo.
-Fatto- decretò l'avvocato.
-Anche il tuo amico "normale"?-
L'americano annuì con un cenno del capo. -Ho detto a Jimmy che starò via per un po', che ho bisogno di staccare la spina. In tutta risposta, si è trovato una brava assistente...una certa Lauren...una brava ragazza.-
-Ottimo- commentò il Gran Maestro, sorridendo -Mi pare che siamo a posto, allora. Vogliamo andare?-
-Sì- rispose Charlie -New York è stata la mia casa per tanti anni ma, adesso, voglio lasciarmela alle spalle.- E prese i suoi bagagli, imitato dal compagno.
Lungo il corridoio videro il signor King che parlava con la sua ex moglie e con sua figlia. Il terzetto salutò i due ragazzi con un cenno della mano ed un sorriso tirato che nascondeva la loro tristezza.
Questi risposero allo stesso modo e si avviarono verso l'uscita del Tempio.
Una volta messo piede nella galleria, Charlie si fermò.
Il ricordo della figura etera che li aveva salvati aleggiava ancora nella sua mente ed era sempre più convinto che fosse Damian. Sapeva che era morto, certo...ma quella voce... "No, non poteva essere lui. Per quanto mi piacerebbe che fosse così, Dam mi ha lasciato e devo accettarlo senza farmi illusioni."
-Sai...- esordì Greg, notando l'espressione sul viso del ragazzo castano -...credo che l'essere che ha eliminato Rhadamantys... qualunque cosa fosse...beh...sono abbastanza convinto che fosse il tuo amico Damian. La voce era quella...-
Charlie sorrise appena. Era incredibile il modo in cui, il giovane Mikhaylov, carpisse i suoi pensieri senza che lui dicesse nulla. Alzò lo sguardo e al Diavolo il fatto di non doversi illudere; quello che aveva visto e sentito era Damian. -Lo credo anche io- rispose -Quel fottuto irlandese mi ha salvato il culo ancora una volta.- E senza aggiungere altro, riprese a camminare.
Fuori, il sole splendeva alto nel cielo. Non faceva freddo come nei giorni precedenti, anzi...sembrava quasi primavera.
Greg alzò una mano verso un taxi e la vettura si fermò.
L'autista scese per aiutare i due con i bagagli. Era un ragazzo sulla trentina, fisicamente atletico, moro e con brillantini occhi color nocciola.
Nel guardarlo, Charlie ebbe come l'impressione di rivedere il suo defunto amico, ma fu solo per un attimo.
Saliti a bordo, il tassista chiese loro dove fossero diretti.
-Al JFK...- Grigory lesse il nome sul tesserino del ragazzo e -... grazie, Liam.-
-Di nulla. Allacciate le cinture; si parte.-
E poco dopo, la macchina sfrecciava tra il traffico mattutino, in direzione dell'aeroporto.
Lì, i due pagarono la corsa e, bagagli alla mano, si diressero verso l'aereo privato dell'Ordine. Ad attenderli, il pilota.
Una donna, anche lei sulla trentina (anche se appariva molto più giovane, quasi una bambina). Lunghi capelli biondi legati in una bella coda di cavallo, fisico filiforme e perfetto fasciato dalla divisa. Occhiali da sole e sorriso smagliante facevano il resto.
-Buongiorno, signori- salutò, rivolgendo un inchino al Gran Maestro -Sono Frida e sarò felice di portarvi ovunque vogliate.-
I ragazzi ricambiarono il saluto e Charlie osservò la ragazza assottigliando gli occhi.
-Frida? Non sei di queste parti, vero?- domandò, curioso.
-Decisamente, no- rispose lei, accennando ad una breve risata -Sono italiana. Vengo dal Tempio di Roma, ma sono siciliana.-
-Oh...bella terra, la Sicilia- disse Greg, con aria sognante -Ci sono stato un paio di volte, quando abitavo in Italia. Mare splendido e dolci veramente deliziosi...e i pupi...adoro i pupi siciliani!-
L'avvocato e la ragazza risero del genuino entusiasmo del Gran Maestro, il quale si unì a loro poco dopo.
-Allora...- riprese Frida, tornando più seria ma senza perdere il sorriso -...dove siete diretti?- chiese.
-In Cina, al Tempio di Harbin- disse Greg -E se vorrai, sarai mia ospite per il tempo che desideri.-
-Ne sarei molto onorata, Gran Maestro- dichiarò lei.
-È deciso, quindi; tutti in Cina!- esclamò il russo, salendo sul mezzo di trasporto senza più alcuna traccia della paura che aveva sempre avuto quando si trattava di volare.
Questione di minuti e, alla fine, l'aereo si alzò in volo, un puntino bianco nel limpido cielo azzurro.***
Harbin, Regione della Manciuria, Cina
24 Dicembre, 2010Charlie si svegliò nel caldo letto che condivideva con il suo uomo da, ormai, diciassette giorni.
E solo la sera prima, avevano rifatto l'amore dopo tanto tempo (l'ultima volta era capitato sul calare di novembre).
Perché sì, Tori lo aveva disprezzato per il fatto che fosse tornato ad amare un uomo ma non per questo, la sua dipartita era stata più facile da mandare giù.
I primi giorni erano stati terribili. Non smetteva di ricordarla, di rivivere momenti della loro vita insieme. Vacanze da soli (e con Damian) cene a lume di candela, tutte le volte che avevano fatto L'amore sulla spiaggia...
La settimana dopo, aveva deciso di archiviare tutto e dare il via alla sua nuova vita. In fondo, era proprio quello, lo scopo del suo trasferimento in Cina: iniziare da zero.
Con Grigory.
Un padrone di casa gentile, attento ai bisogni dei suoi allievi e supportato dal tuttofare Lian Fang.
E quando si ritrovavano a letto, insieme, il russo non forzava l'altro a fare l'amore. Qualche bacio, un po' di coccole per farlo sorridere...
E poi era arrivata la notte in cui, Charlie, si era nuovamente concesso al suo partner.
Ed era stato magnifico, come la prima volta.
Si stiracchiò attentamente e scese dal letto. Fece una doccia godendosi il calore dell'acqua ed il profumo del bagnoschiuma agli agrumi. Si vestì con un kimono giapponese, di quelli usati per praticare le arti marziali. Mise anche l'hakama ed uscì dalla camera. I corridoi erano silenziosi, eccezion fatta per le voci degli allievi che si stavano esercitando e del Gran Maestro che impartiva loro la lezione.
Charlie sorrise e passò oltre, andando a fare colazione. Mangiò in silenzio e, quando ebbe terminato, uscì a prendere una boccata d'aria.
Fuori, il cielo era bianco e, probabilmente, sarebbe nevicato di nuovo. Il giardino era già coperto di bianco, così come i tetti del Tempio. Ovunque, la neve regnava sovrana, dando vita ad uno spettacolo naturale che aveva del magnifico.
Il giovane Dalton respirò a pieni polmoni la fredda aria del mattino, sentendosi sereno e calmo come non lo era da tanto.
Poi, un pianto.
Un suono che si infranse contro quella quiete come una pietra contro il vetro di una finestra.
Charlie si guardò attorno, muovendosi con attenzione, cercando di capire da dove provenisse e si rese conto che si faceva più forte quando si avvicinava al cancello principale. Raggiunse la struttura di ferro battuto, le cui rune infondevano protezione e respingevano gli intrusi. Aprì con molta cautela e lì, in terra, all'interno di un cesto di vimini, vi era un neonato.
Anzi...una neonata, visto il rosa pastello della pesante coperta di lana.
-E tu chi sei?- domandò il Cercatore piegandosi per afferare quella culla improvvisata. Ovviamente non si aspettava una risposta dalla bambina...non a parole, almeno.
La piccolina gli sorrise, gli occhi di due colori diversi e bellissimi.
L'americano capì che era una fata e beh...poco male...non poteva certo lasciarla fuori al freddo.
Tornò dentro, chiudendo il cancello e si recò verso il Tempio.
Sull'uscio incontrò Grigory, reduce dalla lezione.
-Ehi...- salutò il Gran Maestro, raggiante -...cos'hai tra le mani?-
Charlie non rispose immediatamente. Prima lo raggiunse e gli schioccò un bacio sulle labbra. -Una bambina...- disse quindi, mostrandola al padrone di casa -...la nostra bambina.-
Greg lo guardò con occhi sgranati. -Nostra?- ripeté.
-Sì...se sei d'accordo- specificò l'altro.
Ed il giovane Mikhaylov diede la risposta che migliorò la giornata del suo compagno. -Assolutamente, sì; benvenuta a casa, Denise.-***
Regno delle Fate, Central Park, New York
7 Dicembre, 2010.Aprì gli occhi di scattò, come se qualcuno lo avesse scosso violentemente.
Sopra di lui si stagliava un magnifico cielo azzurro che andava a confinare con il verde dell'infinita distesa che c'era tutt'intorno.
Si alzò piano, puntellandosi con i gomiti e si passò una mano sul viso.
-È morto?- domandò una voce femminile.
Egli si voltò incontrando la figura di una ragazzina dai lunghi boccoli rossi. -Sì, Vostra Altezza.-
-Ottimo lavoro, Damian King; stai apprendendo bene l'uso dei tuoi poteri angelici- si complimentò Eva.
-Beh... è la sola condizione che c'è per andare via...giusto?-
Ella sorrise ed annuì. -Il pericolo è sventato e tutto sta tornando alla normalità, per quanto possibile. Credo che tu sia abbastanza pronto per tornare. Che ne dici?-
Damian sorrise di rimando alla regina delle fate. Dio, non vedeva l'ora di tornare a casa, dalle persone che amava... dall'uomo che aveva promesso di sposare. -Dico che sono pronto...sono pronto a fare ritorno.-N/A:
Salve a tutti.
Con questo Epilogo, si chiude la seconda parte di questa saga che amo moltissimo.
Un grazie va a tutti coloro che hanno letto, votato e lasciato un commento.
Ma soprattutto un enorme ringraziamento va a FridaBo, la quale mi ha supportato e spronato anche a chilometri di distanza, divenendo un'accanita lettrice di questo racconto (e anche di altri).
Grazie mille, per essere un'amica speciale come ce ne sono poche.
A presto!
