Hell's Kitchen, New York, USA
29 Novembre, 2010L'acqua calda che usciva dal soffione della doccia, bagnava i loro corpi avvinghiati.
Pelle calda tesa attorno alle ossa e ai muscoli spessi, occasionali increspature di tessuto cicatriziale, lì dove i nemici erano riusciti a colpire, la punta rotonda e dura di un capezzolo. Questo era ciò che le loro mani percepivano mentre vagavano sul fisico sodo della persona che avevano di fronte.
Le loro labbra continuavano ad incontrarsi con crescente passione, dando vita a baci che sapevano di vero amore.
Grigory lasciò la bocca di Charlie per dedicarsi alla curva del collo.
Il giovane avvocato tirò indietro il capo, esponendo la gola come una preda sconfitta. Il russo saggiò ogni centimetro di quella parte di corpo, afferrandola appena con i denti e succhiando forte. Voleva marchiare l'americano, far sì che fosse chiaro a tutti che era suo e di nessun altro.
E per quanto gli riguardava, Charlie, non desiderava altro che quello. Soprattutto dopo ciò che era successo nel vicolo, quattro ore prima.***
Hell's Kitchen, New York, USA
Quattro ore prima...Charlie è il primo ad imboccare il vicolo. Si domanda perché, ogni volta, ci si ritrovi in quei posti puzzolenti e poco igienici e si da dell'idiota per aver pensato una cosa del genere in quel momento.
Dietro di lui, Grigory e Denise corrono di pari passo, facendosi guidare dal ragazzo americano. Perché Charlie è il solo che possa trovare Tori. Sono stati legati da una sorta di rito che permette di trovarsi sempre, seguendo il profumo che l'altro (o in quel caso, l'altra) emana.
Quando svoltano, Tori è lì.
Legata al muro con un nastro nero, fissa con incredulità, il Cercatore che ha lasciato a letto.
-Tori!- esclama Charlie, avvicinandosi. Tenta di liberarla, di strappare via il nastro, ma sembra impossibile. -Non preoccuparti, ci penso io- dice. Estrae una delle sue penne a sfera e la trasmuta in un kukri (particolare che non sfugge all'occhio di Grigory). Prova a tagliare ma il risultato non varia. Nonostante la lama sia d'argento, il tessuto non subisce alcun danno, nemmeno un misero strappo. -Greg, fa qualcosa.- È quasi una supplica, quella di Charlie ed il giovane Gran Maestro non può certo tirarsi indietro. Si avvicina a Tori, richiama il suo potere e sta per usarlo contro il nastro nero, quando una voce lo ferma.
-Fossi in voi non lo farei.-
È una voce di donna, quella che ha parlato. Una voce che suona familiare alle orecchie del giovane Dalton.
Si volta, guardandosi attorno, il kukri stretto in una mano.
Anche Denise si sta guardando attorno, in cerca della fonte di quella voce. Non ha alcuna arma con sé ma questo non la preoccupa.
-Chi sei?- domanda Grigory, gli occhi vagano in tutto il vicolo ed il potere ancora racchiuso nella mano destra -Mostra il tuo volto!-
Da un angolo del vicolo si materializza lei, la persona che Damian non si era aspettato di incontrare nella Torre Nera, che Tori ha visto solo pochi istanti prima e che Charlie riconosce immediatamente.
-Victoria?- È palesemente scioccato, tanto da mollare la presa sul kukri. Sente le gambe tremargli e le lacrime premere agli angoli degli occhi.
-Ciao Charlie; è bello rivederti.-***
Non riusciva a crederci. Quando aveva messo piede nel Tempio era ancora sotto shock. Così tanto che il gigante afroamericano di nome Mothusi l'aveva accompagnato in uno degli alloggi e l'aveva messo a letto affinché si calmasse e riposasse.
Ed ora che si ritrovava con le spalle contro le mattonelle fredde della doccia, Charlie era molto più calmo. Le forti braccia del Cercatore russo gli infondevano una grande sicurezza ed i suoi baci lo stavano mandando in estasi, facendogli dimenticare (seppur temporaneamente) quello che era accaduto.***
Hell's Kitchen, New York, USA
Quattro ore prima...