Epilogo

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Tre giorni dopo…

-Charlie…-

La voce di Grigory giunse delicata alle sue orecchie.

Charlie fissava la sala d’addestramento del Tempio, dove lui e Damian avevano passato tanto tempo ad allenarsi, a ridere e scherzare, coltivando la loro amicizia, facendola crescere sempre di più.

Dio quanto gli mancava. Gli mancavano quegli occhi verdi che aveva amato, quel suo sorriso un po’ strafottente e quell’espressione da cucciolo che era solito fare in certe situazioni. Gli mancava la sua presenza fisica, quella che era capace di rassicurarlo e, alle volte, di intimorirlo.

Come farò adesso?” si chiese “Come farò ora che non ci sei?” Alzò gli occhi al cielo. “Qualcuno di voi, lì sopra, sa dirmi come farò adesso che il mio miglior amico non c'è più!? Non lo sapete, eh? Certo, sarebbe troppo bello…” Sospirò abbassando la testa, trattenendo a stento le lacrime.

Sentì la mano di Grigory poggiarsi sulla spalla e se ne sentì rincuorato. -Sai…- iniziò senza distogliere lo sguardo dal soffitto -...in questa stanza, Damian, mi insegnò a ballare.-

-Ballare? Non mi hai mai detto di saper ballare- constatò l’altro, con mal celato stupore.

-Tu non me lo hai mai chiesto- replicò Charlie, cercando di non far tremare la voce.

-Touché- dichiarò Grigory -E cosa ti ha insegnato?- chiese quindi.

-Tango argentino- rispose l’avvocato, tirando su col naso -Era un maestro eccezionale e se non fosse stato per lui, non sarei nemmeno qui adesso.- Si voltò verso il confratello dai riccioli d'oro e -Perché? Perché mi ha lasciato? Perché!?-

Il russo non rispose. Lesse un dolore profondo sul volto dell’avvocato, un dolore che condivideva e che lo spinse ad abbracciarlo forte.

Charlie non si oppose, anzi... ricambiò l’abbraccio, affondando il viso nell’incavo del collo.

Rimasero così, per diversi minuti, senza dire nulla. Non servivano le parole e, probabilmente, nemmeno ve ne erano per descrivere quello che stavano provando in quel momento.

-Charlie…- Questa volta, la voce era quella di Tori.

Il giovane Dalton si staccò dal confratello russo e si asciugò le lacrime. -Grazie- gli disse quasi in un sussurro.

-Figurati- rispose Grigory dandogli una leggera pacca sulla spalla -Comincio ad andare- aggiunse poi, voltandosi ed avviandosi fuori dalla sala d’addestramento.

Passò vicino a Tori, con la quale scambiò solamente un’occhiata rapida.

La sirena attese che fosse fuori, quindi si avvicinò al suo amato Cercatore. -Tesoro…- mormorò, accarezzandogli il viso -...ti senti pronto?-

Charlie fece un profondo respiro, sforzandosi di non pensare a quanto avrebbe voluto continuare a stare tra le braccia di Grigory. -No, non mi sento affatto pronto- ammise, la voce spezzata dal dolore. -Ma non si può rimandare. Volenti o nolenti dobbiamo andare a celebrare il nostro confratello caduto.-

-Esatto- asserì lei -Damian era un caro amico e merita di essere celebrato ed onorato per il suo coraggio e per lo spirito di sacrificio.- Quindi lo prese sottobraccio ed insieme si diressero all'uscita, diretti al cimitero dei Cercatori.

***

Una bara vuota.

Questo avevano seppellito nella buca sulla quale vigeva la lapide con scritto:

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