Capitolo 14

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Quando tornò cosciente, la prima cosa che sentì fu il freddo agghiacciante che graffiava il suo torso nudo. Si sentiva la testa pesante ed il viso dolorante. Non ricordava granché, di cosa fosse accaduto ma era certo di un particolare: aveva sbattuto la faccia.

-Ben svegliato, Cercatore- esordì una voce maschile dal tono delicato e gentile. Una voce che Cassius non avrebbe mai attribuito ad un demone.

Eppure sapeva che era uno di loro. Nonostante il disorientamento, i suoi poteri da Cercatore gli gridavano che quello, il suo carceriere, era un demone. Ed anche abbastanza forte. -Chi sei? Fatti vedere!- ringhiò cercando di perforare il buio che lo circondava. La sua vista da Cercatore, per quanto abituata a vedere nell'oscurità, non riusciva a distinguere chiaramente nulla che non fosse sé stesso e le catene che lo bloccavano ai polsi e alle caviglie.

-Non ora, Cercatore. Vedermi adesso ti rovinerebbe l'appetito- disse l'altro facendo scivolare una scodella d'acciaio verso il prigioniero.

L'oggetto colpì una gamba del signor King ed il contenuto schizzò sul suo petto.

-Mangia...mi servi in forze per ciò che verrà- istruì il demone senza severità ma con un tono che non ammetteva repliche.

Raramente, però, Cassius faceva quanto gli veniva detto. -Spiacente, amico ma mangio solo pietanze di alta cucina...- ribatté con il suo solito sarcasmo -...e, a giudicare dall'odore, quello che mi hai servito dev'essere peggio della sbobba che danno in prigione. Quindi no, grazie, ma io questa roba non la tocco nemmeno.-

-Fossi in te farei meno il difficile, Cercatore- rispose l'altro -La "sbobba", come la chiami tu, sarà l'unico pasto che avrai. E poi...tu sei in prigione. Quindi te lo ripeterò solo un'altra volta: mangia.-

Poi ci fu un spostamento d'aria e Cassius capì che il demone era andato via.

Sbuffò stancamente e guardò la ciotola con disgusto.

"Sì, figuriamoci se metto in bocca certa robaccia. Piuttosto muoio di fame, ma questo schifo non lo mangio." E con un colpo secco, spostò la ciotola, mandandola a sbattere contro il muro.

Chiuse gli occhi e cercò di fare mente locale.

Fece una serie di respiri profondi e controllati, concentrandosi e viaggiando indietro con la memoria. Impiegò un po' ma riuscì a tornare ai ricordi precedenti al suo risveglio in quel posto gelido.

Ricordò che era notte, che se ne stava steso a letto senza, però, dormire. Non aveva ben chiaro cosa stesse facendo, esattamente, ma ricordò l'arrivo di Nina, il fatto che si fosse messa sul suo letto con un completino intimo che avrebbe fatto cedere anche il più casto dei preti e che lui stava per mandarla via. E poi? Cosa gli era accaduto? E cosa ne era stato di Nina? L'avevano rapita di nuovo?

Se sì, avevano già scoperto che era un angelo? Dove la tenevano?

Come al solito troppe domande e nessuna risposta abbastanza soddisfacente da risollevargli il morale. Doveva assolutamente trovare il modo di uscire, di liberarsi da quelle catene e...all'improvviso smise di pensare. La famosa lampadina si era accesa nella sua mente, facendo sorridere come un ebete. Non era al massimo della sua forma, ma poteva tranquillamente trasmutare le catene così da renderle dei semplici pezzi di spago esile e facile da spezzare.

Lo fece, determinato ad uscire da quel posto e liberare Nina dalle grinfie di quel maledetto demone. Poggiò le mani contro i freddi anelli delle catene e si concentrò quel tanto che bastava per richiamare il suo potere di Cercatore. Lo sentì scorrere dentro di sé, veloce come un fulmine, impetuoso come una cascata. Lo diresse verso le mani, dove ne aveva bisogno, e quando entrò in contatto con le catene ricevette una brutta sorpresa. Anzi, più di una. La prima fu che il potere non ebbe alcun effetto sul metallo che lo teneva legato; la seconda fu una potente scarica elettrica che attraversò il suo corpo, scuotendolo da cima a fondo. Fu una cosa talmente improvvisa che non riuscì a trattenere l'urlo di dolore che gli sgorgò dalla bocca e, in un battito di ciglia, si ritrovò steso sulla schiena a contorcersi come un pesce fuor d'acqua. La scossa continuò per qualche minuto, fin quando il signor King non perse completamente i sensi, scivolando nel gelido buio dell'incoscienza.

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