Capitolo 9

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Hell's Kitchen, New York, USA
29 Novembre, 2010

-Non siete troppo giovane per bere del brandy?- domandò una voce maschile alla sue spalle.
La ragazzina dai lunghi riccioli rossi si voltò appena, mentre la figura alta ed atletica del vampiro entrava nel suo campo visivo. Sorrise mostrando denti piccoli e bianchi, perfetti come potevano esserli solo quelli delle creature sovrannaturali. -Harlan Stokes- salutò.
-Vostra Maestà- ricambiò lui, prendendo posto sul divanetto di destra.
Erano in un club privato, dove ricconi di ogni età, etnia e religione puntavano grosse somme di denaro sul gioco d'azzardo.
-Un posto insolito per incontrarci, mio giovane amico- disse Eva, dopo aver sorseggiato il suo drink.
-È pieno di "normali"; non corriamo il rischio di essere ascoltati da gente poco fidata- ribatté Harlan, con tono moderato.
-Anche i "normali" sono gente poco fidata, signor Stokes- ribatté, a sua volta, la regina delle fate.
-Vero, ma sono sicuro che non siano un gran problema...non come un certo demone di nostra conoscenza.-
Alle parole del vampiro, Eva si incupì. -Quindi hai saputo...- constatò.
-Sì e non sono affatto felice, Maestà. Soprattutto perché avete coinvolto il fratello del mio compagno- furono le parole di Harlan.
-Non è colpa mia se Grigory Mikhaylov è diventato Gran Maestro e se è proprio il suo potere, la chiave per sconfiggere Rhadamantys. È stato il Destino a volerlo- si difese la creatura dei boschi.
-E affinché la missione riesca, non avete detto a mio cognato che, per debellare la minaccia, dovrà sacrificare tutto sé stesso. Proprio come ha fatto Damian.-
-Ho dovuto omettere questo particolare Harlan- replicò l'altra -È ovvio che se, Grigory sapesse di dover dare tutto sé stesso, non lo farebbe. Si tirerebbe indietro e Rhadamantys avrebbe il via libera per eliminare completamente l'Ordine dei Cercatori. È questo che vuoi?-
-Dannazione, no- ringhiò il vampiro -Ma non voglio neanche vedere Nikolai piangere sulla tomba di un altro parente. Ha già perso un nipote e...-
-Sono mortificata, Harlan, ma non esiste una via alternativa.- Terminata la frase, la regina bevve un altro sorso di brandy.
Harlan battè una mano sul tavolo, beccandosi un paio di occhiatacce dagli altri clienti. Non vi badò molto (buon per loro) e puntò i suoi occhi verdi in quelli dell'altra creatura. -Allora resteremo a guardare? Ci prenderemo un posto in prima fila e mangeremo popcorn mentre qualcuno combatterà un demone feroce e sanguinario come quello?-
-Non è ciò che ho detto...- replicò la regina delle fate.
-...ma sembra che sia il vostro intento, visto che non esiste un "piano B"- concluse il vampiro, disgustato.
-Non posso fare molto, in effetti. Ho curato completamente il Gran Maestro, facendogli bere il mio sakè speciale. Grazie ad esso, sarà anche immune dal veleno di Rhadamantys, ma questo è quanto. Il mio popolo non è nato per combattere ed io non sono una guerriera. Le battaglie sono per voi esseri dalla grande forza, non per noi creature fragili.-

In seguito a quelle parole, Harlan si alzò dal tavolo e si avvicinò alla fata. Si chinò fino a quando le sue labbra non furono ad un centimetro di distanza dall'orecchio di lei e -Le vostre sono solo scuse, Maestà- disse -Ma non temete. Restate pure nel vostro piccolo bosco incantato; la guerra la deve combattere chi è nato per questo. Io mi batterò con tutte le mie forze e troverò il modo di uccidere quel bastardo senza sacrificare nessuno.- Poi, con il passo normale di un umano, lasciò il club privato.

***

Quando Grigory tornò nell'appartamento di Charlie, insieme a Nikolai e Denise, la porta della camera era ancora chiusa.
-Mettetevi comodi- disse loro, il Gran Maestro -Ci vorrà un po' per controllare le condizioni di Charlie.-
Gli altri due annuirono e si sedettero sullo stesso divano sul quale Nikolai aveva passato la notte.
Denise si ritrovò ad osservarlo, notando quanto non somigliasse affatto a Grigory. Erano completamente diversi, anche nel colore dei capelli. Entrambi erano biondi, certo, ma quelli di Nik erano molto più chiari mentre quelli di Greg molto più scuri. Nei suoi ricordi, quel ragazzo che ora le sedeva vicino, non era mai stato molto presente. L'aveva visto solo durante le feste natalizie, restava giusto per la cena e poi tornava ad Atene.
Invece suo zio...lui sì che c'era sempre e gli voleva un bene immenso.
-Cos'hai tanto da guardare?- domandò il maggiore dei Mikhaylov senza severità.
-Niente, cercavo solo di trovare qualche tratto in comune con il Gran Maestro. Davvero siete fratelli?- furono le parole di Denise.
-Sì- dichiarò secco Nikolai, non apprezzando l'argomento. Non gli piaceva parlare della sua famiglia, non quando si trattava della parentela con Grigory.
Il tono di voce di quella risposta, ricordò a Denise un particolare sullo zio Greg che lei aveva conosciuto. Era proprio così, freddo e sempre molto restio a parlare della sua famiglia. Ricordava sempre la sua capacità di sviare il discorso, spostandolo sempre su argomenti come l'addestramento e la ricerca spirituale.
-Ragazzi...- esordì Grigory, fermo sulla soglia della camera di Charlie -...abbiamo un problema.-
-Di cosa si tratta?- domandò Nikolai, alzandosi dal divano.
-Tori- rispose l'altro -Non è in camera.-
Denise sgranò gli occhi. Se Tori non era lì, come avrebbero fatto a proteggerla? Dove poteva essere andata? Ma soprattutto... perché aveva lasciato l'appartamento? -Magari è in bagno- azzardò, alzandosi. Sapeva quanto fosse effimera quell'eventualità, ma lo fece lo stesso...pur di non farsi prendere dal panico, avrebbe fatto di tutto. Controllò e il risultato fu nullo. -Niente; è vuoto.-
-Dannazione!- imprecò il Gran Maestro, battendo un piede per terra (meglio che tirate in pugno al muro e farvi un buco enorme) -Dobbiamo trovarla e portarla al Tempio... subito!-
-Lascia fare a me, fratellino- si offrì Nik -Conosco qualcuno che è molto bravo nel trovare le persone... soprattutto se sono creature sovrannaturali.-
Grigory annuì con un cenno della testa. Non gli importava sapere come avrebbe fatto suo fratello; l'importante era trovare la sirena prima di Rhadamantys.
Nikolai si voltò e fece per andare via, quando Denise lo fermò.
-Aspetta; voglio venire con te.-
-No...- fu la risposta del Cercatore russo -...aiuta mio fratello; io ho già un partner.- E senza aggiungere altro, lasciò l'appartamento di Charlie.
Denise strinse le labbra, contrariata, ma non disse nulla. Ricordò, però, quanto non le fosse mai stato simpatico lo zio Nikolai. Ogni volta che si era presentato a casa loro, si era sempre comportato da perfetto arrogante borioso, trattando tutti come se non valessero una cicca. Ovviamente, tutti facevano finta di nulla per non litigare davanti ai bambini, ma in seguito si erano sempre verificate discussioni dai toni piuttosto pesanti. Infatti, dopo il Natale del 2025, Nikolai non si era più fatto vedere.
-Tranquilla, Denise.-
La voce del suo zio preferito aveva (come sempre) il potere di farla calmare. Rilassò il corpo e si voltò. -È un po' difficile esserlo, Gran Maestro. Con il pericolo rappresentato da Rhadamantys...-
-Ti capisco.- Le mise una mano sulla spalla sinistra, in maniera rassicurante e le sorrise -Non sarà facile, ma sono sicuro che uniti riusciremo a far fronte a quel grosso bastardo.-
La ragazza annuì, convinta dalle parole del Gran Maestro.
-Adesso aspetta qui; sveglio Charlie e andiamo al Tempio.-
Grigory entrò in camera e socchiuse la porta. Si avvicinò e prese posto a bordo letto. Controllò le condizioni del confratello americano, constatando con piacere che la febbre era scesa. Doveva rimetterlo in forze (cosa che non aveva potuto fare la sera prima a causa della stanchezza). Ma adesso poteva e doveva perché avevano urgenza di lasciare l'appartamento e recarsi al Tempio. Inoltre avevano un demone molto potente a piede libero che andava assolutamente fermato e una sirena da trovare prima del loro nemico. Insomma... c'erano un po' di cose da fare e dovevano mettersi all'opera.
Richiamò il suo potere in una sola mano e la passò su tutto il corpo del giovane Dalton, dalla testa ai piedi.
L'effetto rinvigorente fu istantaneo, tanto che Charlie aprì gli occhi, incontrando subito il volto di Grigory.
Questi gli sorrise e, quasi come se fosse una cosa naturale, le loro mani si intrecciarono.
-Ciao- esordì, il Gran Maestro, quasi sussurrando.
-Ciao- ricambiò l'altro, felice di vederlo lì.
-Dormito bene?- domandò Grigory. E subito si morse la lingua. Non era il momento più adatto per essere premurosi e fare domande del genere. Ma non poteva gettargli addosso il peso della scomparsa di Tori, così all'improvviso; sarebbe stato traumatico.
-Non tanto...- rispose l'avvocato -...ma il risveglio è il migliore che potessi mai desiderare.- Lasciò la mano di Greg e si sollevò. Dapprima sui gomiti, poi sulle braccia. Il suo busto assunse una postura dritta ed il suo viso finì pericolosamente vicino a quello del ragazzo dai riccioli d'oro.
Si cercarono con gli occhi e si trovarono, come due magneti che si attraevano reciprocamente. Le mani si ricongiunsero, quasi a voler impedire all'altro di fuggire ed i loro respiri si fusero in un'unica essenza. Pian piano, le loro labbra furono inevitabilmente attaccate, in un bacio dolce che aveva il sapore ardente del desiderio carnale. Perché questo provavano entrambi, in quel preciso istante; il forte desiderio di stendersi su quel letto, pelle contro pelle, amandosi con tutta quella bruciante passione che stavano trattenendo.
O meglio...Grigory si stava trattenendo (e non perché in quel letto ci fosse stata Tori) ma perché non potevano distrarsi ulteriormente. Non avrebbe nemmeno dovuto permettere che si baciassero, ma si era sentito troppo attratto e non aveva saputo resistere. Si era sentito come se avesse atteso quel bacio per tutta la vita. Ripensandoci, in seguito, l'avrebbe etichettato come "il miglior bacio di sempre". Non che gli altri fossero stati uno schifo, ma quello racchiudeva una speranza, seppur effimera, che tra di loro potesse andare bene anche con un nascituro di mezzo.
Il pensiero del bambino lo fece scattare come se si fosse ustionato. Grigory allontanò di poco il suo viso, quel tanto che bastava per guardare Charlie negli occhi.
-Mi piacerebbe continuare, ma devo darti una notizia che non ti piacerà.-
-Vuoi davvero rovinare questo momento magico?- domandò l'avvocato, accarezzandogli il dorso della mano che stringeva nella sua.
-No, non vorrei, credimi...ma devo farlo- sentenziò il ragazzo russo -Tori è scomparsa.-
Charlie sgranò gli occhi. -Cosa?! È uno scherzo, vero?-
L'altro scosse la testa. Raccontò della telefonata che l'aveva svegliato, del fatto che fosse andato al Tempio con suo fratello e del fatto che la ragazza era in soggiorno ad attenderli. -Dobbiamo lasciare l'appartamento, Charlie. Le difese non sono sufficienti a proteggerci.-
-Ma non possiamo lasciare Tori da sola; dobbiamo trovarla- dichiarò l'americano, scendendo dal letto per vestirsi. Avrebbe dovuto fare una doccia ma non voleva perdere un minuto di più. Dal momento in cui aveva rivisto Grigory, aveva capito quanto lo volesse nella sua vita. E mentre la ferita del demone lo stava trascinando verso il baratro della morte, gli era stato fin troppo chiaro quanto lo amasse. Per tale motivo aveva tenuto duro; aveva stretto i denti per sopportare il dolore ed era stato molto arduo. Ora, dopo il magnifico bacio che si erano appena dati, sentiva di amare veramente quel giovane dai riccioli dorati. Aveva già fatto chiarezza su questo sentimento. Giorni addietro, quando erano nella Torre Nera di Alhazared aveva capito di volere Grigory, al suo fianco.
Ma quando avevano fatto ritorno a New York, tutto era cambiato.

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