Capitolo 8

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Nikolai sedeva sul comodo letto di quella stanza del Tempio. Erano stati scortati da un confratello dalla pelle d'ebano, tale Mothusi. Non era la prima volta che il maggiore dei due Mikhaylov vedeva un afroamericano, ma era la prima volta che ne vedeva uno alto due metri e grosso come un armadio a tre ante. Faceva davvero paura, quel tipo e non solo per la stazza. I tatuaggi che gli coprivano il viso, il collo e il dorso delle mani (le uniche parti visibili in quel momento) avevano un qualcosa che aveva inquietato il giovane russo.
Grigory uscì dal bagno, i capelli ben pettinati e la barba sistemata. Aveva indossato uno skinny jeans ed una felpa color panna; ai piedi, scarponcini scuri.
Nikolai non si era fidato subito, degli indumenti che c'erano in quella stanza. -Chi mi garantisce che sono davvero puliti?- aveva detto quando era uscito dal bagno, ancora fradicio e senza accappatoio.
Grigory aveva voltato lo sguardo dall'altra parte, imponendogli di coprirsi e di stare tranquillo che non avrebbe preso nessuna malattia. -So quanto ti schifi, ma credimi, gli abiti che si trovano in queste stanze vengono acquistati e imballati per essere tenuti di riserva in casi come il nostro. Me lo disse Arkady, una volta.-
E Nikolai si era fidato, indossando un paio di pantaloni cargo color caki, una t-shirt bianca ed una camicia di jeans.
-Sei pronto?- gli chiese Grigory, notandolo ancora intento ad allacciare scarpe.
Nik fece l'ultimo nodo e si alzò. -Prontissimo- dichiarò -Andiamo a vedere chi è questa ragazza misteriosa.-
E lasciarono la stanza, chiudendo la porta e consegnando le chiavi al gigante nero che aveva atteso in corridoio.
Fu proprio Mothusi a guidarli verso l'ingresso del reparto ospedaliero e Nikolai non si sentì affatto tranquillo per tutto il tragitto.
Ma colse l'occasione per fare qualche domanda a suo fratello. -Allora...cosa c'è fra te e il bell'avvocato?- esordì.
-Nulla- rispose l'altro -Lui ha la sua donna, diventeranno genitori; non potrà mai esserci nulla tra noi.-
-Certo, per questo al nostro arrivo nel vicolo ti sei fiondato tra le sue braccia e vi siete baciati come se il mondo stesse per esplodere- replicò Nikolai, abbozzando un sorriso.
Grigory deglutì ma non disse nulla. Sapeva che non era vero ciò che aveva appena detto. Non era vero che tra lui e Charlie non c'era nulla. Qualcosa c'era ma non sapeva come definirlo. Amore? Semplice attrazione fisica? L'unico modo per saperlo era parlare con il diretto interessato e mettere in chiaro le cose.
-Senti, non voglio giudicarti- riprese il fratello maggiore -Né per il fatto che hai mollato Natasha...che detto tra noi, hai fatto benissimo... né per il fatto che ti piaccia un uomo già impegnato, né tantomeno per il fatto che ti piaccia un uomo e basta.- Fece una breve pausa, come a voler raccogliere il coraggio di dire le parole successive. -A me sono sempre piaciute le donne, lo sai. Ma da quando ho incontrato una certa persona, la mia vita è cambiata. È un lui, un po' particolare, ma lo amo da morire. Quindi, fratellino, se provi la stessa cosa per Charlie, fatti coraggio, spodesta la bella sirena e conquistalo.-
Nonostante fosse rimasto affascinato da quella confessione a cuore aperto, Greg guardò Nik con cipiglio severo. -Ma hai capito o no, che diventeranno genitori?-
-E tu hai capito o no che la vita è una sola ed è troppo breve per morire con il rimpianto di non aver preso ciò che desideriamo?- ribatté l'altro.
Grigory strinse le labbra. Suo fratello aveva ragione, ma questo non rendeva più facile la sua scelta.
-Adesso vi lascio- esordì Mothusi, attirando la loro attenzione, quando furono dinanzi alle porte bianche che separavano l'area dei sacerdoti al resto del Tempio -Se volete tornare in camera, fatemi chiamare; se intendete restare per pranzo, la mensa aprirà a mezzogiorno; se volete andare via, una volta finito, beh..spero ricordiate il tragitto per tornare indietro.-
-Certamente- rispose Grigory, tendendogli una mano -Grazie di tutto, Mothusi.-
Il gigante ricambiò la stretta, annuendo con un cenno della testa. Poi andò via.

***

La ragazza si era svegliata lentamente, aveva battuto le palpebre diverse volte ed aveva sentito un leggero chiacchiericcio. Ci aveva messo un po' a fare mente locale, ricordare cosa fosse successo, dove si trovasse e perché era lì. Aveva capito di essere nel passato proprio per via del gruppo di sacerdoti ospedalieri che giravano in quel reparto. Ergo, aveva capito di essere al Tempio e guardandosi attorno, era stata certa del fatto che fosse quello di New York. Si era ricordata anche di non dover assolutamente dire la verità sul perché fosse lì. Doveva solo incontrare i suoi genitori ed impedirgli di essere uccisi da quel maledetto demone con l'armatura.
Quando aveva cercato di mettersi a sedere, qualcuno le aveva dato una mano e, con la vista non più appannata, aveva incontrato lo sguardo di una giovane sacerdotessa.
Pelle ambrata, lunghi capelli neri, gli occhi altrettanto scuri e un'espressione dolce sul viso ovale.
-Fa piano- le aveva detto con tono calmo. Le aveva sistemato i cuscini dietro la schiena ed era andata a chiamare il dottor Mikaelus.
Quest'ultimo, dopo averle fatto i dovuti controlli, aveva chiamato a casa del giovane Dalton, ritrovandosi a parlare con un ragazzo che non conosceva.
Ora, la paziente (del tutto sveglia e con una nuova flebo) stava facendo un cruciverba, senza però dimenticare quale fosse la sua vera missione. Missione di cui nessuno doveva venire a conoscenza.
Avrebbe dovuto fingere di essere un'altra persona e cercare di impedire a quel brutto demone di compiere la sua vendetta.
Quando la porta si aprì, ella pensò al ritorno della giovane infermiera di origini indiane (che si era presentata come Sameera) o, al massimo, del dottor Mikaelus.
Invece, no.
A varcare la soglia furono due ragazzi con i capelli biondi (uno più scuro, l'altro più chiaro). Entrambi avevano la carnagione chiara e gli occhi azzurri; vestivano come dei "normali" ma non lo erano affatto.
Il cruciverba le cadde dalle mani quando riconobbe quello con i capelli ricci. Il cuore perse  un battito (o forse più) e non riuscì a trattenere le lacrime. Si portò le mani al viso, per non farsi vedere, e  due Cercatori si scambiarono un'occhiata perplessa.
-Va tutto bene?- le chiese quello che aveva riconosciuto, poggiandole una mano sulla spalla nuda.
Lei annuì e tirò su col naso. -Scusatemi- disse semplicemente.
-Non c'è problema- la rassicurò l'altro -Io sono Grigory Mikhaylov, Gran Maestro di Harbin. Lui è mio fratello Nikolai.-
-Piacere di conoscerti- disse il più grande dei due.
-Senti...- riprese Grigory -...gli Anziani sono curiosi di sapere chi tu sia, da dove vieni e cosa ti è successo. Ti va di raccontarcelo?- le chiese.
Denise annuì con un cenno della testa ed iniziò. -Mi chiamo Denise Malakai e sono di Honolulu. Non ricordo granché di cosa mi sia successo ma una cosa la so; ho combattuto un demone prima di risvegliarmi qui.-
-Che genere di demone?- le chiese Greg, curioso, mentre i suoi occhi studiavano la ragazza. Aveva un qualcosa di strano, di familiare anche, ma non poteva esserne sicuro.
-Un demone molto forte. Alto due metri, forse anche qualcosa di più. Indossava un'armatura viola e combatteva con...-
-...una falce avvelenata- concluse il Gran Maestro, al posto della ragazza.
-Voi lo conoscete?- domandò Denise, quasi allarmata.
Grigory annuì. -L'ho già affrontato due volte, quel bastardo. Ha ucciso due fate, quasi tutte le sirene e ferito gravemente un mio caro amico.-
Nel sentire quelle parole, Denise ebbe un giramento di testa e fu costretta a stendersi di nuovo.
Nikolai intervenne repentinamente, raggiungendo il comodino sulla destra e prendendole un bicchiere d'acqua. L'aiuto a bere, poi lo posò lì dove l'aveva.
-Va meglio?- le chiese.
Denise annuì con cenno della testa, posando il bicchiere. -Vi chiedo scusa; credo di essere ancora un po' debole.-
Grigory le rivolse un sorriso rassicurante e le poggiò una mano sul braccio. -Lascia fare a me- disse quasi in un sussurro. Usando un pizzico del suo potere, scandagliò il corpo della giovane, in cerca di qualche altra ferita da rimarginare. Inoltre, in quel modo le avrebbe fatto riacquistare le forze, così che potesse lasciare quel letto. Avrebbe voluto farlo anche con Charlie, ma la sua condizione era ben più grave di quella della ragazza.
Quest'ultima si sentì attraversare dal calore del potere di suo zio, così piacevole e rilassante...le sembrava quasi di essere tornata nel suo tempo, esattamente nel periodo in cui la sua famiglia era ancora viva e lei si addestrava con i suoi compagni, guidati proprio da zio Grigory.
-Sei apposto- la informò il Cercatore russo, interrompendo il contatto. -Chiamo qualcuno per farti dimettere.-
-Grazie, Gran Maestro- disse la ragazza, sorridendogli di riflesso.
Ancora una volta, il giovane Mikhaylov ebbe come l'impressione di aver già visto il volto di quella ragazza, ma non aveva idea né di dove né di quando. Scuotendo leggermente la testa, uscì dalla stanza per andare in cerca di un sacerdote.

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