Capitolo 12

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Quando l'attacco era iniziato, Cassius King era stato il primo a recarsi sul posto per fronteggiare la minaccia. Non gli importava un fico secco del fatto che quei vampiri appartenessero al clan di Harlan Stokes; avevano osato violare il patto e dovevano pagare com'era stato stabilito.
Con grazia ed agilità si era fatto largo tra nemici a suon di pugni e calci, per non rischiare di essere visto mentre usava i suoi poteri.
Insieme a lui, era andato Mothusi, il quale si rivelò una notevole combinazione di forza bruta e tecnica fatale.
Quando, di tutti e venti i vampiri, rimasero solo il gigante con i capelli a spazzola ed il bambino, ormai la strada era deserta.
Gli umani erano fuggiti (quelli più fortunati); i più erano morti.
Cassius trasmutò il suo tagliacarte in una spada dalla lama perlacea e la puntò contro i due superstiti. -Arrendetevi, in nome del Consiglio, e sarete risparmiati- esordì.
Mothusi, al suo fianco, si era armato di un arco d'argento, con due frecce già inccoccate. Aveva un ottima mira e si era addestrato per anni a sparare frecce su creature veloci come i vampiri.
-Arrenderci?- ripeté il gigante -Neanche se ce lo chiedesse quell'idiota di Stokes. Abbiamo una nuova padrona, adesso. Solo lei può dirci cosa fare.-
-Voi non contate nulla!- infierì il ragazzino, mostrando i canini appuntiti.
-Bada a come parli, moccioso, o potresti ritrovarti con una freccia nel cuore- intimò Mothusi.
-Sono un vampiro, razza di somaro...- replicò l'altro -...ho quasi sessantacinque anni e nessuna freccia d'argento mi ha mai...-
Un sibilo fendette l'aria ed il piccolo vampiro smise di parlare.
Una delle frecce d'argento spuntava fuori dal suo petto, proprio all'altezza del cuore.
-Glen!- chiamò il gigante, chinandosi vicino al bambino.
-Ma che cazzo fai?!- sbottò Cassius verso il suo subalterno.
-Solo il mio dovere, Signore- rispose l'afroamericano senza abbassare l'arco, tenendo sempre sotto tiro l'ultimo vampiro -Quel piccolo sgorbio andava eliminato ed io l'ho fatto.-
-Dannazione, Mothusi! Era solo un bambino! Anche se era un vampiro, era comunque un bambino!- sbraitò l'Anziano Virgo.
-Vi state forze rammollendo, Signore?- domandò l'arciere, beffardo -State diventando tenero nei confronti di questi mostri? Perché mi pare che poco fa non vi siate posto alcun problema ad ucciderli. Ma se ora non ve la sentite, credo fareste bene a dimettervi e lasciare il lavoro a chi ha ancora il fegato per farlo.-
Quelle parole fecero ribollire il sangue nelle vene di Cassius King. Quel tipo si era permesso di parlargli come se fosse una nullità...non poteva fargliela passare liscia.
Fece per dirgliene quattro, quando vide la sua testa scivolare via dal resto del corpo.
Era accaduto così velocemente che non si era reso conto nemmeno di cosa l'avesse decapitato.
Si fece indietro, mentre il corpo cadeva a terra e l'arco tornava ad essere niente di più di una cintura di cuoio.
-Uccidere bambini...- parlò una donna, facendo voltare il signor King -...non credevo che voi Cercatori poteste cadere così in basso.-
Lo zio di Damian battè le palpebre nel vederla. Era comparsa dal nulla, senza fare il benché minimo rumore ed emanava un'energia davvero impressionante. Le puntò la spada contro e -Non muoverti o ti ucciderò- le ordinò.
-Tu credi, Anziano?- chiese la donna in viola -Forse dovresti farti due conti, prima di pronunciare certe parole- aggiunse lanciando un'occhiata al vampiro che si stava rimettendo in piedi.
In verità, tutti si stavano rimettendo in piedi, vampiri ed umani morti...tutti tranne il bambino, causa la freccia d'argento nel cuore.
-Oops...forse avrei dovuto dire che tu sei da solo mentre noi siamo... beh...tanti- furono le parole della nuova arrivata.
Cassius King si guardò attorno, gli occhi sgranati dallo sconcerto. Quella donna, chiunque fosse, aveva appena risvegliato tutti coloro che erano defunti in quella strada da quando era iniziato l'attacco dei vampiri.
"La situazione si mette male; meglio chiedere aiuto" pensò l'uomo, rilasciando un po' del suo potere per mandare il segnale d'emergenza al Tempio.
-Spero che ti piaccia la festa di Halloween, Cercatore, perché questa durerà per sempre.-

***

Erano tutti riuniti intorno al tavolo delle riunioni.
Charlie sedeva tra Grigory e Tori (posto che non gli piaceva affatto), Nikolai vicino ad Harlan e Denise; a capotavola, il signor King.
Lo sguardo serio, cupo, le mani che tamburellavano ritmicamente sul ripiano di legno.
Da quando avevano preso posto nessuno aveva parlato, tutti in attesa che il loro superiore spiegasse il motivo di quella riunione improvvisa.
Charlie lanciò un'occhiata allo zio di Damian, notando quello sguardo carico di rabbia che non gli era mai piaciuto molto.
-I vampiri hanno attaccato in pieno giorno- iniziò l'uomo, rompendo quel silenzio carico di tensione che si era formato nella sala.
Harlan sgranò gli occhi. -Prego? Ho sentito bene? I vampiri hanno attaccato alla luce del giorno? I miei vampiri?-
Cassius annuì con un cenno della testa. Raccontò ogni cosa, dall'intervento suo e di Mothusi, fino alla morte di quest'ultimo e alla comparsa di quella donna.
Nel sentirne la descrizione, Charlie perse un colpo al cuore, così come il resto dei presenti.
-Si tratta di Victoria Stokes- disse il giovane Dalton -Era la fidanzata di Dam.-
Il signor King rimase sorpreso da quella rivelazione. E non voleva crederci. Suo nipote con un demone? Impossibile! -Di che accidenti stai parlando?- chiese, infatti, puntando i suoi occhi marroni in quelli leggermente più scuri dell'avvocato. -Damian era gay; non si sarebbe mai messo con una donna...men che meno con un demone che fa risorgere i morti.-
-Mi dispiace, Signore, ma è la verità- ribatté Charlie. E nessuno lo sapeva meglio di lui.

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