Capitolo 13

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-Tori, devo parlarti.-
Una volta usciti dalla sala delle riunioni, Charlie aveva fermato la sirena che, per dieci anni, era stata la sua compagna, deciso a mettere le carte in tavola. Così aveva pronunciato quelle poche parole ed ora si ritrovavano nella camera che aveva diviso con Grigory, sul punto di affrontare una conversazione che non poteva più aspettare.
Tori se ne stava in piedi, spalle al muro e le braccia incrociate sul petto. Il suo viso era un misto di serietà e rabbia. Perché sospettava quale potesse essere l'argomento di cui si apprestavano a discutere. E sapeva che non le sarebbe piaciuto affatto.
Charlie deglutì un paio di volte, sentendosi soffocare. Dio, quanto era difficile. Non che non l'avesse messo in conto. Sapeva bene che non sarebbe stato un gioco da ragazzi, ma un conto era pensarlo, un altro trovarcisi in mezzo. Allentò il nodo della cravatta e slacciò il primo bottone della camicia nera che aveva indossato per il funerale di Anatoly Mikhaylov. Prese posto sul letto e la invitò a sedere al suo fianco.
Lei scosse la testa. -Sto bene in piedi, grazie.-
Lui non insistette e si alzò per raggiungerla. Faccia a faccia, le prese una mano e raccolse tutto il coraggio che veniva fuori quando doveva affrontare un demone. -Ad ottobre ho conosciuto una persona- iniziò, ripensando a quel giorno -All'inizio non mi stava molto simpatica ma, in seguito, è cambiato qualcosa.-
-Cosa?- domandò Tori, intuendo la risposta. Non sopportava di essere toccata da lui, non dopo quello che aveva scoperto.
-Io...mi sono...innamorato...- dichiarò lui, senza distogliere lo sguardo.
Ecco, l'aveva detto. La frittata era fatta.
Lei sfilò via la mano dalle sue, schiaffeggiandolo sul volto. -Lo sapevo- sibilò.
Charlie la fissò con tanto d'occhi, una mano a toccarsi la guancia lesa. -Lo...lo sapevi?- domandò stupito -Come? Da quanto?-
-Da quando abbiamo dormito insieme a casa tua, Charlie- rispose la sirena, rossa in viso per la rabbia.
Il giovane avvocato fece mente locale e ricordò che, in effetti, lui e Tori avevano dormito insieme, la notte in cui era stato ferito da Rhadamantys.
-Il giorno successivo mi sono svegliata sentendoti parlare nel sonno. Imploravi il tuo amichetto di non lasciarti, che mi avresti detto tutto. Ed ho capito.-
Il giovane Dalton chinò appena la testa. Dio, doveva esserle apparso molto patetico, in quel momento. Che figuraccia. -Mi dispiace che tu l'abbia dovuto scoprire in questo modo.-
Tori gli rifilò un secondo schiaffo, gli occhi ormai lucidi. -Perché, Charlie?- domandò con voce tremante -Perché mi hai fatto questo? Non ti bastavo più? Credevo fossi cambiato, dopo Damian. Credevo che non avresti mai più amato nessun altro, stando con me. Io...- Fece una breve pausa, la sirena, cercando le parole giuste per proseguire il discorso -...io odio questa cosa che un uomo si accoppi con un altro uomo. Insomma...non porta da nessuna parte, se non al semplice appagamento fisico. Non porta avanti la riproduzione della specie e...e...-
-...e finisce qui- tagliò corto lui, offeso dalle parole della ragazza. L'aveva tradita, certo, ferendola come mai avrebbe voluto fare. Ma lei si era appena rivelata omofoba ed il senso di colpa che gli aveva attanagliato il cuore fino a quel momento, ora non lo opprimeva più.
-Prego?- Tori pose quella domanda quasi ringhiando. Ormai era fuori controllo. -Mi stai lasciando, Charlie? Mi stai mandando via dalla tua vita?-
L'altro annuì con un cenno del capo, deciso come poche volte in tutta la sua breve esistenza. -Ma sappi che provvederò al mantenimento del nascituro, com'è giusto che sia.-
-Non me ne faccio niente del tuo denaro!- sbottò lei, in tutta risposta -Io voglio che nostro figlio cresca con una vera famiglia che lo circondi.-
-Come puoi pretendere che resti con te dopo esserti rivelata una che odia il fatto che due uomini si amino?!- tuonò lui, a voce alta.
-Lo pretendo perché è anche opera tua, mio caro!- rispose lei, toccandosi il ventre -Sei stato tu a mettercelo, dentro di me e dovrai occupartene!-
-E lo farò...ma a modo mio e non tuo- parlò il Cercatore -Mi dispiace, Tori, ma...-
-"Ma" un bel niente, Charlie!- lo interruppe lei -Sai...quando ci siamo conosciuti ti ho risparmiato l'ammaliamento perché ero davvero innamorata di te e tu di me. Ma adesso...- Sighiozzò e cercò di darsi un contegno senza riuscirci troppo bene -...adesso non mi lasci altra scelta. Aspetto un figlio da te e non permetterò a nessuno di mettersi tra noi.- Quindi iniziò a cantare, così da incantarlo e renderlo schiavo del suo volere.
Ma contro ogni aspettativa, Charlie non sortì l'effetto del canto di Tori, rimanendo completamente impassibile.
-Perchè non funziona?- domandò, sorpresa.
Lui deglutì di nuovo. -Perchè il mio cuore appartiene a Grigory e il tuo canto non funziona su un uomo che ne ama un altro- rispose atono.
A quelle parole, ella si infuriò ancora di più e smise di usare la voce per passare alle mani. Lo spinse via e gli saltò addosso.
Finirono a terra, lei sopra di lui. Iniziò a colpirlo con schiaffi, pugni e graffi, aggiungendo insulti decisamente poco consoni alla sua figura femminile e delicata.
Charlie non reagì; lasciò che la sirena sfogasse la sua rabbia. In fondo ne aveva tutto il diritto. L'aveva tradita con un uomo, poi l'aveva messa incinta ed ora era stato sul punto di lasciarla. Doveva permetterle almeno di "elaborare" il tutto.
-Mi fai schifo! Mi fai schifo!- gridò, colpendolo sul viso.
In quello stesso momento, la porta della stanza si spalancò ed entrò Harlan.
Il vampiro rimase allibito nel vedere quella scena ma fu solo per un secondo, poi afferrò la sirena e, senza troppa fatica, la separò dal Cercatore.
-Lasciami!- ringhiò lei, dimenandosi ferocemente -Lasciami andare!-
-Smettila!- tuonò l'altro. E vedendo che lei non accennava a fermarsi, fu costretto a sguainare le zanne ed emettere quello stesso ruggito che aveva fatto rabbridire tutti in quel vicolo.
Tori impallidì e si ammutolì mentre Charlie si rimetteva in piedi, un tantino dolorante.
-Lasciala, Harlan- disse, rivolgendosi al vampiro.
-Non finché non mi dite cos'è successo- rispose l'altro, mantenendo la mano sul petto della ragazza.
-Solo una lite tra fidanzati- tagliò corto, Charlie, massaggiandosi il collo.
-Ex fidanzati- puntualizzò Tori, furente.
I loro occhi si incontrarono e Charlie non vide altro che dolore e rabbia in quelli della sirena che per dieci anni era stata la sua anima gemella. Annuì fermamente. -Giusto; ex fidanzati- asserì, marcando la parola "ex".
Allora Harlan si allontanò dalla sirena, la quale lo fulminò con un'occhiataccia che avrebbe fatto scappare un intero banco di squali. Poi, per l'ultima volta, guardò il giovane avvocato e gli si avvicinò. -Spero che, un giorno, tu possa soffrire come sto soffrendo io in questo momento, Charlie.-
E senza aggiungere una parola di più, lo superò ed uscì dalla camera.

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