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Nella tranquillissima Modena, in una tranquillissima casa di campagna, in un tranquillissimo pomeriggio soleggiato di settembre dell'anno 1901, 4 domestiche affaccendate correvano su e giù senza neanche avere il tempo per scambiare una chiacchiera o semplicemente informarsi sull'orario, tante erano le cose da riordinare.
La famiglia Rossi, composta dal rispettabile colonnello Ettore Rossi, sua moglie Carolina Mirajós, nonché ultima erede della casata spagnola dei Mirajós, il loro primo genito Federico e la loro figlia più piccola Annette, si era appena trasferita in Italia, in quella che fu la casa natale di Ettore, di suo padre e di suo padre ancora, una casa o meglio dire una villa molto antica e che nonostante fosse stata abbandonata per svariati anni, si presentava ancora come la villa più bella di quella piccola cittadina quale era Modena.

Federico, il primogenito, aveva 24 anni, occhi azzurri come il cielo -forse anche di più- capelli biondi tendenti al bianco e un viso da bravo ragazzo che tradiva chiunque lo guardasse, se ne stava sdraiato a pancia all'aria sull'erba appena tagliata dell'immenso giardino della nuova casa, adorava il fatto di poter avere tutto quel verde per sé, adorava l'odore della campagna, adorava essere in quella tranquillità apparente che da sempre aveva desiderato, adorava tutto quello che stava vivendo.. ma qualcosa nel suo cuore non gli lasciava la possibilità di essere sereno: sentiva un macigno sul petto, si sentiva pesante, si sentiva come un uccello in gabbia ma in mezzo al bosco, come se fosse ad un passo dalla libertà e non potesse afferrarla, sentiva come se la vita gli stesse fornendo tutto senza i mezzi per farne uso e, in cuor suo, lui sapeva perché stesse provando quelle sensazioni, sapeva quale fosse il motivo del suo non riuscire a volare, lo sapeva, e per quanto lo nascondesse al mondo e a sé stesso, Federico proprio non riusciva a nasconderlo ad Annette, sua sorella, che anche prima che lo capisse lui stesso, aveva capito.

Annette, 18 anni, occhi dolci a mandorla del tutto differenti da quelli di Federico, di un verde profondo "come quelli della nonna" -gli ripeteva sempre suo non quando era ancora in vita- i capelli neri, sempre avvolti nella lunga treccia mai del tutto terminata e le labbra rosse e carnose, proprio come quelle di Federico -forse solo in questo gli somigliava-.
Annette adorava la città: a differenza di suo fratello il trasferimento in campagna per lei non era stato del tutto positivo, solo il potersi concentrare di più su se stessa e sulla lettura dei suoi romanzi preferiti all'ombra di un pesco le dava la giusta carica per affrontare una nuova parte della sua vita in un posto che solo qualche volta aveva visitato durante la sua infanzia e che, forse, neanche ricordava con precisione. Annette era molto legata alla sua famiglia, e in particolare a Federico, quel fratello che l'aveva sempre protetta, coccolata, difesa da tutto e da tutti; Federico era per lei un'ancora, oserei dire la persona più importante della sua vita, anche se lei non lo aveva mai nemmeno accennato. Il loro rapporto si limitava ad essere quello di due comuni fratelli che litigano e si lanciano briciole di pane a pranzo quando il padre è distratto, quelli che quando si combina un disastro la colpa è sempre dell'altro, quelli che quando uno sta male, l'altro lo nota solo da uno sguardo o da una parola, e Annette con Federico aveva questo potere: riusciva a capire tutto dagli occhi, occhi che trasparivano ogni emozione, occhi che non avevano barriere ma che solo lei riusciva a leggere. Annette era stata la prima e forse anche l'unica a capire Federico e glielo aveva dimostrato quella sera di luglio di qualche anno prima, quando entrambi -esausti per la lunga giornata in spiaggia- si trovavano sdraiati sul letto della stanza del più grande nella loro casa a mare. Federico se ne stava a guardare il soffitto non curante delle chiacchiere della sorellina quando ad un certo punto, senza preavviso, lei iniziò un altro discorso: "ti piacciono i ragazzi, non è vero?" Chiese rivolta al fratello, sdraiata sul lato sinistro: "cosa?" Gli rispose lui sgranando gli occhi e voltandosi verso di lei: "a me puoi dirlo se sei un invertito" fece spallucce la ragazza, con aria serena, come quella di qualcuno che inizia una conversazione parlando del più e del meno: "Annette giurami che non lo ripeterai mai più" le impose il fratello quasi terrorizzato da quelle parole "ehy tranquillo" gli sorrise di tutta risposta lei "sei il mio fratellone, beh certo devo dire che dovrei punirti perché ti piacciono tutti i ragazzi che piacciono anche a me ma.." "ANNETTE!" Urlò Federico premendole una mano sulle labbra "Scherzavo dai ahahah" fece lei liberandosi dalla presa di suo fratello, poi d'un tratto si fece seria: "te lo giuro, non lo ripeterò più". Così fece, non ne parlò più.

"Federico? Federico sei qui?" La voce sottile della ragazza che era appena uscita dalla porta di casa si confondeva con il verso degli uccelli quel pomeriggio, tanto che Il diretto interessato non riuscì a sentirla, nonostante si trovasse a pochi metri dalle mura della villa "Federico?" Provò di nuovo, alzando un po' il tono, di tutta risposta suo fratello si alzò e richiamò la sua attenzione verso la sua direzione agitando la mano, poi, quando si accorse di essere stato visto, riprese a stendersi.
"Perché devi rompere ora? Sono nel pieno del riposo pomeridiano" "ma che riposo, io voglio morire" lamentò la ragazza sedendosi accanto al fratello maggiore "ti rendi conto? Qui non c'è niente, per prendere una cioccolata dobbiamo andare nel centro, e sai che significa? Che dobbiamo prendere la carrozza e che nostro padre sarà informato di tutti i nostri movimenti e che non posso più neanche uscire a prendere un libro autonomamente ma mi serve qualcuno che mi accompagni! Federico questo è peggio di un carcere!" Esclamò e imbronciata come una bambina, sbuffò, "la smetterai prima o poi di frignare?" Chiese Federico alzandosi e mettendosi seduto accanto alla sorella "non sarà certamente la fine del mondo, ti ci accompagno io al parco a giocare" disse mentre si puliva le mani sui pantaloni "si, scherza pure, poi quando ti sposerai?? Chi mi ci accompagna?" "Eh? Mi sposo? Ma di che parli?" Federico sembrava non sapere assolutamente niente di ciò a cui stava alludendo Annette, eppure lei ne era sicura "come non.. non ti ha detto nulla papà? L'ho sentito discutere con la mamma, domani a pranzo siamo invitati dai Sebastiani, abitano nelle nostre vicinanze e hanno una figlia in età da matrimonio..Fede mi dispiace.. pensavo che.. mi dispiace.." spiegò realmente dispiaciuta Annette, non sapeva che i suoi genitori non lo avessero ancora avvisato di ciò che stava per accadere e si sentiva in colpa ad aver turbato la serenità di suo fratello, ma non fece in tempo a trovare le parole per rimediare perché li stava per raggiungere loro padre accompagnato da un ragazzo che non avevano mai visto, aveva i capelli ordinati, era vestito di tutto punto e con un paio di guanti bianchi: strano.
"Ragazzi, alzatevi, vi presento il signor Mascolo, lui è il nostro maggiordomo e da ora in poi chiederete a lui per qualsiasi cosa".

1901// fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora