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Federico si era girato e rigirato nel letto per ore e ore intere prima di riuscire a prendere sonno a notte fonda. Non riusciva a credere di aver litigato così pesantemente con Benjamin e tra l'altro per una sciocchezza, pensava:

"Che vuoi dire Benjamin? Perché fai queste affermazioni?"
"Supposizioni"
"Supposizioni, affermazioni.. come diavolo le vuoi chiamare"
"Lascia stare, non capiresti, non capisci mai come mi posso sentire."
"È ovvio, mi pare ovvio, non me lo spieghi!"
Alzò le braccia al cielo
"Sto dicendo che non sono sicuro che questa situazione ci faccia bene, io non voglio dirti che non voglio più stare con te ma se continui con questa fissa del paladino della giustizia.."
"Se continuo a... ma cosa stai dicendo.. sentiamo, se continuo tu che fai?" Federico era incredulo
"Non faccio niente Federico. Io voglio venire prima di tutti gli altri e lo voglio da adesso, non voglio essere sempre quello che si può lasciare da parte, un problema da risolvere più tardi giusto perché tanto 'Benjamin c'è'."

Continuarono a discutere fino a quando i loro vestiti non si bagnarono completamente per la neve, fino a quando i denti non cominciarono a battere per il gelo.

"È la prima volta che nevica questo inverno e al posto di pensare a quanto sia romantico tu mi stai buttando giù tutti questi problemi che tra l'altro non esistono"
"Se non esistono per te non vuol dire che non esistono per me. Io conto quanto te in questa relazione, esattamente quanto te!" Benjamin gli puntava l'indice contro, sembrava quasi volesse fare a botte.
Federico fece un respiro profondo e prese la sua mano, voleva stringerla e fargli capire quanto lui in realtà contasse, ma l'unica cosa che riuscì ad ottenere fu uno spintone.. poi Ben entrò in casa, sbattendogli la porta in faccia, lasciandolo sotto la neve.
Da solo.

"Buongiorno fratellone, ho pensato che ti sarebbe piaciuto fare colazione a letto stamattina"
Annette portava tra le mani un vassoio d'argento con la colazione
"Purtroppo anche le margherite più resistenti sono state ormai bloccate dalla neve, altrimenti ne avrei presa qualcuna.. posso immaginare quanto Benjamin ti manchi"
Federico aprì gli occhi, si stiracchiò e si mise seduto
"Grazie Annette, non dovevi.."
"Figurati.. era un modo per stare un po' insieme. In questi giorni non ci sei quasi mai, ti comporti stranamente, sparisci nel nulla, non vieni a cena.. cosa ti sta succedendo?"
Chiese la ragazza, fin troppo preoccupata.
Federico tenne lo sguardo basso mentre zuccherava il the, non rispose
"C'entra Benjamin?" La mano di Federico si bloccò e smise di girare
"Lo sapevo.. lo hai più rivisto? Sta bene?"
Il ragazzo alzò lo sguardo per incrociare gli occhi della sorella: "si, sta bene." La rassicurò, Annette sorrise "com'è tra di voi? Non avrei mai pensato di dirlo ma mi manca molto vedervi sempre a sbaciucchiarvi in ogni angolo e i tuoi occhi pieni di amore quando lo guardavi.." Federico poggiò il vassoio sul comodino "ascolta Anni, non deve saperlo nessuno, nessuno. Ben sta bene, è con suo padre a casa sua e per i prossimi giorni la situazione non cambierà di una virgola.. poi.." abbassò lo sguardo ripensando all'eventualità che Benjamin potesse non voler più stare con lui, respirò profondamente "poi giuro che sparisco. Io voglio andare via da qui, per sempre, e voglio l'unica persona che amo, voglio il mio ragazzo, voglio Benjamin con me tutti i giorni della mia vita."

Federico lasciò che la sorella si tranquillizzasse prima di spiegarle tutto. Pensava anche lei che cercare Cristina e metterla in salvo fosse più importante che partire con Benjamin due giorni prima per un viaggio che sarebbe durato tutta la vita, ma allo stesso modo cercò di mettere pressione a Federico, in modo tale da convincerlo a fare prima possibile per tornare in tempi brevi da Benjamin e riappacificarsi con lui.

Quando, sceso al piano di sotto, Federico rivide Ettore seduto alla poltrona del suo studio con il solito sigaro stretto tra le labbra, l'immagine di Benjamin strattonato fuori dalla sua camera e portato in una cella si fece spazio nella sua mente e tutto il dolore che aveva provato in quei momenti si trasformò in rabbia, una rabbia tale che avrebbe potuto distruggere qualsiasi cosa, e Federico lo sapeva bene, dunque decise di attaccare.

"Ti fai vivo, finalmente" parlò il padre mentre posava il sigaro nel suo posacenere
Federico si sedette sulla poltrona di fronte alla sua "già." Rispose, poi si guardò intorno "mi piace questo studio, è molto accogliente." Commentò, Ettore corrugò la fronte "mhmh, vuoi chiacchierare?" Chiese, Federico rise di gusto "ti pare che io voglia chiacchierare con te? No, certo che no. Sono venuto a mettere in chiaro un paio di cose" disse, poi si alzò e si versò del brandy; sedutosi, continuò a parlare: "la prima è che la mia fidanzata ha deciso improvvisamente di farsi suora" bevve, Ettore spalancò gli occhi "cosa?" Chiese sconvolto "già, proprio così. Buffo eh? Il matrimonio è annullato." Concluse, con aria da spaccone. Ettore si alzò "tutto questo è inaudito, non può fare una cosa del genere. Io e la sua famiglia abbiamo preso degli accordi e.." Federico lo interruppe subito "a proposito di questo, siediti caro papà." Ettore esitò, ma poi si sedette per ascoltarlo: "non mi pare di averti nominato mio consigliere o di aver addirittura permesso che tu facessi le mie veci, o sbaglio?" Chiese con una sicurezza tale da far sbiancare Ettore, certo ormai che Federico avesse saputo tutto in qualche modo.
"Federico io sono tuo padre, ho il diritto e il dovere soprattutto di prendere accordi con la famiglia della tua sposa per garantirti una vita agiata, questo lo sai." Provò "certo.. quello che sostieni è assolutamente veritiero, ma tu potresti permetterti di farlo dal momento in cui ciò che stai amministrando sono i tuoi possedimenti.." Ettore deglutì "..ma a me risulta che invece di tuo qui...non ci sia nemmeno.... uhm, questo!" disse, lasciando cadere il bicchiere di cristallo sul pavimento.
Ettore non fiatò per una manciata di secondi, poi, bruciato dallo sguardo di suo figlio di fronte a lui, si ritenne costretto a fare una cosa: "puoi riportare qui il tuo.. il maggiordomo. Se vuoi potrà.. vivere qui, lo accoglieremo in famiglia. A patto che tu ti sposi lo stesso e abbia una famiglia con una donna, questo è certo, Federico."
Federico finse di pensarci, poi rise, ancora "tu pensi che questo mi basti?" Chiese ovvio, si avvicinò a luì e con evidente rabbia cominciò a tirare fuori tutto ciò che aveva dentro da ormai troppo tempo: "io non voglio avere quel ragazzo come maggiordomo. Non mi importa quanto schifo ti faccia, l'unica persona che voglio nel mio letto quando la sera vado a dormire è Benjamin, e sai perché? Perché ne sono innamorato. Sai cos'è l'amore? È un sentimento tanto puro e forte che non può essere spiegato a nessuno che non lo abbia provato. E tu non sai di cosa si tratti. A me non basta tenere qui quel ragazzo, io lo voglio accanto a me e lo desidero carnalmente più di quanto tu abbia mai desiderato mia madre, tua moglie. Andrò via, lontano da qui e lo farò con lui, che è il mio fidanzato dal giorno in cui gli ho messo un anello al dito che probabilmente costa più di tutto ciò che c'è in questa stanza. E se ti stai chiedendo di che vivremo, è semplice: ho venduto tutto. Tutto questo, tutto, caro padre: non è più mio, non è tuo, non appartiene alla nostra famiglia." Si alzò "io ricomincio la mia vita nel modo più bello che esista e soprattutto con i milioni intascati dalla vendita dei MIEI possedimenti, tu invece, egregio Capitano Ettore Rossi, d'ora in poi non sei nient'altro che un dipendente dei Sebastiani."

1901// fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora