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Ho sempre immaginato che tutto il male, tutta la sfortuna e anche tutto il bene e la buona sorte di una persona fossero nient'altro che una conseguenza di qualcosa fatto in passato, forse qualcosa che neanche immaginiamo, forse solamente delle piccole cose come uccidere una mosca o regalare un fiore ad una donna sola. Ho sempre creduto che tutto ci è dovuto, che il caso non esiste, che la vita si comporta secondo il principio del "dai e ricevi".
Ma cosa ho fatto io?
Perché quando avevo trovato un briciolo di felicità qualcuno ha pensato bene di togliermela?
Perché nonostante tutto niente può andare nel verso giusto?
Cosa ho tolto agli altri?
Perché mi viene negata l'unica cosa che ricerchiamo nella vita?

Oramai erano più di due giorni che Federico si era chiuso in camera sua: non voleva vedere nessuno, non voleva parlare, non voleva uscire.
Nonostante ciò nessuno si era preso la briga di controllare come stesse, né sua madre, né una qualsiasi domestica. Solo Annette dopo pranzo si era decisa ad andare da lui, quasi sotto sforzo: "mi dispiace" aveva detto, appoggiata alla porta "infondo era quello che volevi, no? Tu avevi intenzione di lasciarlo alla fine." Disse.
Federico si alzò dal letto forse arrabbiato come non mai, le urlò contro: "io non volevo lasciarlo! Io lo amavo! Lo amavo e non so neanche spiegarti quanto immenso è tutt'ora il mio amore per lui!" Tra le altre cose.
Urlò così forte da essere sicuro che ogni singola persona in quella casa sentisse la sua disperazione, il suo cuore spezzato, il suo infinito dolore.
Era come se gli stessero negando di respirare.
Qualcuno gli aveva portato via l'ossigeno.

Federico era sicuro che Benjamin stesse soffrendo a sua volta, e forse gli faceva più male immaginarlo straziato che sapere che non lo avrebbe mai più rivisto.

Erano passate oltre 48 ore.
Era notte fonda e il pensiero che fosse rimasto qualcosa di lui nella sua stanza lo stava facendo impazzire. Così ripercorse lo stesso tragitto di quella notte quando, logorato dalla voglia di stare con lui, aveva cercato la sua stanza tra quelle tutte uguali dei domestici nel buio più totale trovandola per puro caso.
Per un attimo il suo cuore si riempì di gioia.
Per un attimo.

La stanza sembrava vuota, immacolata, come se mai nessuno ci avesse messo piede.
Fu straziante, ancora una volta.
Federico si sedette sul letto, quel letto che non sembrava neanche più lo stesso ma che improvvisamente era diventato il posto più comodo del mondo tanto da non volersi più rialzare, poi però lo fece: il secondo cassetto del comodino era leggermente aperto e senza pensarci più di una volta, lo spalancò.
C'era la sua foto, quella che fece a Roma quando fu via un paio di giorni, quella che gli regalò e che non aveva mai effettivamente portato via, perché in fondo, a cosa gli sarebbe servita? Lo vedeva tutti i giorni e tutte le notti, il suo sorriso, i suoi occhi erano impressi nella sua mente, nei ricordi.. ma ora sembravano svanire.. come se pian piano stesse dimenticando la giusta collocazione dei nei, le rughette attorno agli occhi, le fossette quando sorrideva..
Scoppiò a piangere, non voleva dimenticare il suo volto, non voleva dimenticare la sua voce, non voleva dimenticare il suo profumo, non voleva dimenticare Benjamin, non poteva averlo perso per sempre.

Annette, che non stava ancora dormendo, sentì i passi del fratello in corridoio e lo seguì fino alla stanza di Benjamin restando però fuori, senza farsi vedere.
Il cuore le si spezzò quando Federico iniziò a singhiozzare come non aveva mai fatto: si sentiva in colpa, si sentiva responsabile della sua sofferenza. Sapeva che avrebbe potuto aiutarlo, che dipendeva tutto da lei, che doveva riferirgli tutto ciò che aveva origliato dalla conversazione del padre con Ramiro settimane prima. Sapeva che in un modo o nell'altro Federico avrebbe preso la palla al balzo e avrebbe usato quel vantaggio per vendicarsi e vivere felice con Benjamin, la persona che amava, la persona più importante della sua vita.
Federico per Annette era tutto, sapeva già che senza di lui sarebbe stata nient'altro che un corpo vivente, che si sarebbe sgretolata man mano che la sua mancanza si sarebbe fatta sentire.. ma qual era la miglior cosa per lei? Vivere tristemente la sua monotona vita col pensiero di suo fratello felice in qualche posto nel mondo o sapere di averlo per sempre vicino, ma di avere accanto solo un corpo spento, privo di qualsiasi emozione, se non il dolore?
Aprì piano la porta e si sedette accanto al fratello seduto sul letto, mentre stringeva tra le mani quel piccolo foglio di carta, si sporse per vedere cosa ci fosse sopra: era una foto di Benjamin.
Benjamin, non aveva pensato anche a lui. Erano diventati davvero amici in tutto quel tempo, gli voleva bene, e ora anche a causa sua si ritrovava a vagare in chissà quale posto nel freddo gelido di quella notte. Sentiva un peso sul petto, doveva liberarsene.
"Federico, ascoltami bene" sussurrò, Federico però continuò a fissare la foto piangendo
"Tu devi cercare Benjamin, devi trovarlo e dovete scappare via." Concluse seria.
Federico smise di piangere e asciugò le lacrime sul suo volto con la manica del maglione, ma continuò a fissare la foto: "non so.. non so come fare.. non so cosa faremo.. non so come farlo vivere bene e non so.." si fermò un attimo, prima che le lacrime scendessero di nuovo sul suo volto "non so dove cercarlo."
Annette gli accarezzò la schiena "lo troverai, ne sono certa." Lo convinse "ora però devo dirti qualcosa di importante e ho bisogno che tu mi ascolti" Federico la guardò per la prima volta, tremava "prima di tutto.. volevo dirti che mi dispiace se non sono venuta a riferitelo subito. Tu sei la persona più importante della mia vita.. e io avevo davvero tanta paura di perderti per sempre." "C-che cosa dovevi dirmi?" "Per sbaglio.. qualche settimana fa ho ascoltato una conversazione tra nostro padre e il contabile." Federico la invitò a continuare "Federico io non so come dirtelo perché non so niente di queste cose, ma credo che tu dovresti consultare il nostro notaio. Credo che nostro nonno abbia lasciato tutti i nostri possedimenti in Italia a te e non a nostro padre. Lui non vuole dirtelo adesso perché pensa che una volta sposato tu potrai vendere a lui tutto, siccome riceverai anche in parte delle tenute dei Sebastiani. È una vergogna per lui far sapere che suo padre ha lasciato in eredità tutto a suo nipote e non a suo figlio, lo capisci?" Federico rimase sconvolto, restò qualche minuto a fissare il vuoto per poi prendere parola ".. lo posso sbattere fuori di qui" sussurrò, Annette scosse la testa "no, Federico, non è questo quello che devi fare. Devi vendere Federico, devi vendere tutto a qualcuno che non sia nostro padre, trovare Benjamin e fuggire via. Potresti portarlo in Francia, dove lui sogna di studiare, te lo ricordi vero?" Lo intenerì la sorella, Federico era troppo debole per ricevere così tante informazioni, aveva passato gli ultimi due giorni a piangere e a disperarsi senza neanche un goccio d'acqua, senza alzarsi, senza dormire. Non riusciva ad inquadrare tutto perfettamente. Annuì alla sorella e ritornò a fissare la foto: "ti porto via, Ben, hai sentito?" Sussurrò, quelle parole spaventarono Annette che aveva paura che suo fratello potesse veramente impazzire "Federico, ascoltami. Ora dormi qui, nel letto di Benjamin. Tra qualche ora ti svegli più lucido e domani mattina andiamo dal notaio, io e te, sei d'accordo?" Chiese sperando in una risposta affermativa. Federico annuì di nuovo e si alzò per togliere le coperte dal letto e infilarsi dentro "buonanotte Annette." Disse semplicemente, Annette lo salutò preoccupata e ritornò in camera sua.

1901// fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora