Punto di vista di Federico:
Se cinque minuti prima mi avessero avvertito che avrei esplicitamente detto a Benjamin di voler fare l'amore con lui, non ci avrei creduto.
Io, che prima di incontrarlo non sapevo nemmeno lontanamente cosa significasse amare, avevo trovato dentro di me il coraggio di chiedergli di voler essere completo con lui, di voler superare tutti i limiti possibili, di farmi conoscere 150%. Volevo essere suo in ogni modo, volevo essere il suo primo pensiero in ogni singola situazione, anche quella. Volevo il suo corpo come volevo i suoi occhi, le sue labbra, le sue mani su di me: volevo essere tutto suo, come io lo volevo tutto mio.Probabilmente perse un battito perché non sentii il suo respiro fermarsi, mi allontanai dal suo orecchio per guardarlo negli occhi "dovrebbe presupporre il fatto che provi amore nei miei confronti?" Mi chiese, ancora sotto shock, sorrisi per la sua sottile ingenuità "Ben, io.."
"FEDERICO DOVE SEI?" Qualcuno urlò e spalancò la porta alle mie spalle "oh, diamine." Esclamò Annette col fiato corto portandosi le mani alla bocca, velocemente scesi dalle gambe di Benjamin e mi sedetti accanto a lui "non stavamo facendo niente" si giustificò Benjamin alzandosi dal letto e sistemando i pantaloni, Annette tirò un respiro di sollievo, spostò lo sguardo numerose volte su entrambi per poi prendere parola "Fede, c'è giù il sarto che ha preso le misure per un abito della mamma, nostro padre mi ha chiesto di farti scendere, forse per l'abito delle nozze" "c-che? L'abito? A quest'ora?" Chiesi ovvio, non avendo alcuna intenzione di scendere dopo quel momento con Benjamin, il quale quasi sicuramente non stava capendo niente, gli occhi erano fissi su di me con uno sguardo supplichevole, i capelli arruffati dalle mie mani e le labbra semi aperte, ripresi a guardare Annette sicuro della mia risposta: "digli che sono stanco, è tardi e sono già in camicia da notte. Fallo passare in mattinata" Annette annuì e sorrise a Benjamin prima di uscire, perché a Benjamin?
Appena chiuse la porta si sedette di nuovo accanto a me "sei stanco?" Mi chiese, alludendo alle parole che avevo usato un attimo prima "per te sarei apposto anche dopo 24 ore di lavori forzati" ironizzai, facendogli scappare una breve risata, gli presi una mano e la portai sul mio cuore, il solo fatto di averlo così vicino mi dava la tachicardia, e glielo feci sentire. Sorrise imbarazzato "risponde alla tua domanda?" Chiesi, annuì "ma vorrei sentirtelo dire" sussurrò, mi piaceva da morire tenerlo sulle spine, quindi semplicemente lo baciai e feci in modo che si distendesse sotto di me, continuammo a baciarci fino a quando l'ossigeno non bastava più, fino a quando le sue labbra non cominciarono a sanguinare per i miei continui morsi, lì dovetti smettere e si imbarazzò quando con il pollice cercavo di tamponargli la ferita sul labbro inferiore "mi spiace" sussurrai ridendo, scosse la testa e separai i nostri corpi solo per distendermi di lato accanto a lui e continuare a carezzargli i capelli: "Dovrei andare?" Mi chiese "dai Ben, è scomodo dormire in due nel tuo letto, resta qua" finsi di non aver capito, infatti rise: "se mi lasci un minuto tolgo i vestiti, è già scomodo sopportarli di giorno" disse e lo feci, mentre lo facevo anche io.Coprii il pudore e l'imbarazzo iniziale facendogli il solletico, sapevo lo odiasse e cominciai a solleticarlo ovunque, facendolo dimenare tra le coperte, quando smisi ero di nuovo a cavalcioni su di lui, le nostre dita incrociate e gli occhi di uno fissi in quelli dell'altro: "questa me la paghi, biondo" minacciò, sorrisi e cercai di baciarlo ancora, ma si spostò "ma Ben?" supplicai, faceva il finto arrabbiato, lo amavo, lo amavo davvero e avevo bisogno di dirglielo: "ti amo da impazzire" gli dissi e notai i suoi occhi cambiare improvvisamente "non puoi capire quanto" continuai, prima di ritrovarmi in un batter d'occhio tra il letto e il suo corpo. Cominciò a baciarmi il collo lentamente, muovendo nello stesso momento il suo bacino sul mio, fino a quando d'un tratto si staccò e passò dall'altra parte del letto: "buonanotte" disse dandomi le spalle, ammetto che mi dispiacque non aver ricevuto alcuna risposta, ma sapevo scherzasse, quindi gattonai fino ad arrivare dal suo lato e mi intrufolai tra le sue braccia, lasciandogli un bacio sulla mascella "buenas noches mi amor." gli dissi in spagnolo, mi piaceva parlare in italiano, fin da piccolo avevo imparato due lingue ma lo spagnolo mi mancava e speravo che a Benjamin piacesse, perché avevo tanta voglia di insegnarglielo e mentre lo immaginavo con la faccia buffa di chi non capisce nulla, mi addormentai tra le sue tante carezze.
La nostra "storia" sembrava prendere forma: di notte dormivo con lui, lo cercavo ogni tanto in casa per rubargli dei baci, ci davamo appuntamento in soffitta, Annette ci interrompeva sempre sul più bello ma ormai eravamo diventati intimi anche con lei tra i piedi. Penso proprio che venisse apposta per guardarci.
Il pomeriggio di solito facevo visita a Cristina, ogni giorno avevamo appuntamento con qualcuno per organizzare il matrimonio; alla fine stavo cominiando a capire che non era così male come ragazza, bisognava solo capirla e assecondarla, il suo problema principale era essere una ragazza però.
Ogni tanto prima di ritornare a casa mi fermavo in città per comprare un regalo per Benjamin, una volta gli presi un libro che conteneva tutti i pettegolezzi di una guerra, mi disse che gli piaceva e che lo stava leggendo, ma il segnalibro era sempre alla stessa pagina, ciò confermava che era un romanticone proprio come immaginavo.
Una mattina invece mi svegliali prima di lui e gli presi l'orologio da taschino senza che se ne accorgesse: si era lamentato tutto il giorno di averlo perso, non poteva immaginare però che lo avessi portato da un gioielliere in città e che avessi fatto incidere il mio nome su di un lato. Quando glielo restituii rimase senza parole, non riusciva a crederci e mi saltò addosso cominciando a baciarmi nel bel mezzo della sala da pranzo, col rischio che qualcuno sarebbe potuto entrare.
Ogni tanto cercavo di insegnargli qualche parola in spagnolo, ma finivamo per litigare e pur di non farlo arrabbiare continuavo a ripetergli che la sua pronuncia andasse bene,
Benjamin mi rendeva felice, mi rendeva completo, e io cercavo di ricambiare in ogni modo possibile."Mascolo, potresti seguirmi un attimo nello studio? Dovrei parlarti."
Mi padre era serio, Benjamin annuì e lasciò i piatti sulla tavola ancora imbandita. Da quando mio padre mi disse indirettamente di aver ascoltato una nostra conversazione non ero più tranquillo, l'ansia che avesse scoperto qualcosa da un momento all altro mi divorava ed era per questo che mi guardavo alle spalle molto più di quanto non facessi prima. Ogni volta che ci vedevamo chiudevo la porta a chiave, Benjamin mi guardava stranito le prime volte, poi si abituò e se qualche volta dimenticavo di farlo, chiudeva lui, ma non mi aveva mai chiesto il motivo.
Benjamin mi aveva sempre capito senza spiegazioni.
Per minuti interi mia madre continuò a parlare della sua permanenza in Spagna con mia sorella, mentre il mio cucchiaio girava nella zuppa ormai troppo fredda e la mia mente aveva formulato già 12 mila motivi per cui mio padre avesse dovuto interrompere la cena per parlare con il nostro maggiordomo. Ero nervoso e quasi arrabbiato per quel gesto, tanto che fulminai mio padre con lo sguardo non appena aprì la porta, Benjamin lo seguiva con dei fascicoli tra le mani, inaspettatamente non si fermò a riprendere il lavoro da dove si era fermato, ma con gli occhi fissi su quei fogli si avviò verso la cucina, da dove qualche minuto più tardi uscì Elisa per completare il suo lavoro. "Mi ha detto di riferirle di aspettarlo in camera sua, signorino, non so di cosa si tratti" Elisa approfittò di un momento di distrazione dei miei per sussurrarmi un messaggio da parte di Benjamin e fui felice per un momento del fatto che qualcun altro sapesse della nostra relazione.
Lo aspettai fino alle 3 di notte, poi i miei occhi si chiusero involontariamente e si riaprirono solo a causa di una scia di baci bagnati sulla mascella, e ciò significava solo una cosa: Benjamin. "Ti sembra l'ora di.." "shhhh, scusami Fè, dovevo preparare i bagagli" saltai a sedermi "c-cosa?" Mi fece distendere di nuovo "tranquillo, devo solo andare a Roma qualche giorno a ritirare il telefono di tuo padre, ricordi?" Tirai un sospiro di sollievo "si.. vengo anche io." Dissi convinto "non puoi e lo sai, dai è solo qualche giorno" "Benjamin guarda che non riesco a stare senza di te 30 minuti, come vuoi che resista per 3 giorni?" Sorrise "ci riuscirai, dai... ho sonno, dormiamo che domani devo alzarmi presto" "aspetta Ben" lo fermai prima che si potesse accoccolare tra le mie braccia "ti amo" gli dissi, sorrise e scosse la testa "Federico, Federico.. io sono pazzo d'amore per te, non te lo dimenticare." Biascicò prima di addormentarsi completamente sul mio petto.
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1901// fenji.
FanfictionNel 1901 avere un sogno è difficile, quasi impossibile realizzarlo. Nel 1901 i ragazzi si amavano proprio come ai giorni nostri, ma quasi nessuno era così fortunato da poter veramente amare. Nel 1901 non puoi ribellarti alla società, rischi di mett...