Per una manciata di secondi nessuno dei tre fiatò.
L'uomo fece un passo avanti e aprì timidamente le braccia, Benjamin sorrise e si avvicinò per stringerlo forte.
Entrambi scoppiarono a piangere: per tutti quegli anni avevano mentito a loro stessi, fingendo di essere completamente soli in quella città, fingendo di non avere nessuno su cui contare, nessuno con cui parlare la sera, dopo il lavoro davanti al camino, fingendo di non aver bisogno l'uno dell'altro.. ma la verità era che si erano mancati più di quanto pensassero.Il padre di Benjamin invitò entrambi ad entrare in casa: non gli chiese dove fosse sparito in quei giorni, non volle sapere come Federico avesse fatto a trovarlo. Parlarono del più e del meno, del meteo, dei vari cambiamenti in casa, delle nuove tecniche di lavorare il vetro tenendo in mano una tazza di the davanti al caminetto, in verità solo Benjamin e suo padre parlarono, Federico restò a guardarli col sorriso ed ogni minuto che passava si stupiva sempre di più nel vederli conversare come se nulla fosse accaduto, come se quegli anni in realtà fossero durati solo poche settimane, e rimase sorpreso nel vedere che non ci fu nessun accenno da parte del padre sul fatto che proprio lui fosse andato giusto il giorno prima a cercarlo in quella stessa casa.
In realtà fu assolutamente assurdo il fatto che non gli chiedesse nulla riguardante il suo presente, forse avevano bisogno di intimità per aprirsi completamente e all'improvviso si rese conto di essere di troppo, percepiva come il bisogno di restare accanto a Benjamin ed era convinto che anche lui stesso lo avrebbe voluto, ma era ovvio che per suo padre Federico era uno sconosciuto, dunque si sentì in dovere di lasciarli soli e alzandosi disse: "signor Mascolo, è stato un piacere per me ma ora devo.." Benjamin non lasciò che completasse la frase alzandosi a sua volta. Federico notò una leggera perplessità sul sul suo viso, probabilmente dovuta al fatto che non volesse restare da solo lì o semplicemente perché non voleva restare senza di lui. L'uomo si rese conto di una certa complicità nei loro sguardi e lasciò che per qualche secondo si capissero guardandosi, poi, speranzoso, intervenne: "Benjamin, figlio mio, tu puoi restare qui, se ti va. Nella tua stanza c'è ancora tutto ciò che hai lasciato qui e sono sicuro che.. che.. ci farà bene restare un po' insieme." Benjamin ascoltò le parole del padre, poi guardò Federico, quasi come se dovesse chiedergli il permesso per restare lì; Federico sorrise annuendo e Benjamin fece lo stesso nel guardare il padre, che aspettava una ansiosamente una risposta.
Federico fece per allontanarsi, Benjamin lo bloccò prendendogli una mano e inaspettatamente gli circondò il busto con le braccia, poggiando delicatamente una guancia sulla sua spalla. Federico, sorpreso, aspettò qualche secondo prima di abbracciarlo a sua volta e carezzargli i capelli con la mano: "ti faccio portare le tue cose dalla locanda, okay?" Gli sussurrò all'orecchio "mhmh" rispose l'altro, sotto lo sguardo del padre curioso "devo raccontarti ancora qualcosa e credo che lo farò quando sarà tutto più sicuro. Non preoccuparti, va bene?" Lo rassicurò, Benjamin si staccò e sorrise guardandolo negli occhi. Federico fece lo stesso, poi, giratosi, avvampò notando che l'uomo non aveva smesso di guardarli nemmeno per un secondo, allungò la mano per salutarlo per poi avvicinarsi alla porta che prontamente gli venne aperta, si girò di nuovo per guardare il moro: "ehm..vengo prima possibile, Ben, e.. buona serata signor Mascolo." disse, per poi girarsi e andare via definitivamente.Ci fu un momento di imbarazzo quando padre e figlio rimasero da soli, poi fu proprio il padre, Giorgio, a rompere il ghiaccio:
"Federico si chiama, giusto?" Chiese mentre sistemava le sedie, Benjamin arrossì "si, Federico" disse a testa bassa "e.. sai che ieri ti cercava?" Chiese ancora mentre portava le tazze nel lavello "sì, lo so, credo che non abbia smesso di farlo per tutta la notte" spiegò, più a se stesso che a suo padre. Giorgio si sedette sulla poltrona accanto al camino e aspettò che il figlio si accomodasse a sua volta prima di continuare a parlare "e.. vuoi dirmi qualcosa di lui? Quando e come vi siete conosciuti.. cosa fa nella vita.. quanti anni ha.." Chiese quasi timoroso, Benjamin rimase per qualche minuto a fissare il pavimento mentre si mordeva il labbro inferiore, poi con la voce tremante iniziò a parlare: "qualche mese fa, se ci penso sembra una vita ma.." gli occhi gli si riempirono di lacrime "lui è probabilmente ciò che più..." non riusciva a completare le sue frasi, tirò su col naso, respirò profondamente e alzò gli occhi per guardare suo padre: "è la prima persona che ha messo me davanti alla sua stessa vita. Me prima di ogni cosa. E se pure prestassi servizio presso la sua casa per tutta la mia vita e oltre non riuscirei mai a ripagarlo per tutto il bene che mi ha fatto, per tutto.. per tutto l'amore che è riuscito a darmi."
Delle lacrime gli rigarono il volto "so che per te è inconcepibile e che probabilmente ti fa ribrezzo solo a pensarci ma.. lui è esattamente il mio concetto di amore. Quello che provo per lui non potrebbe in alcun modo essere più forte e più sincero." Asciugò subito le lacrime con le maniche della camicia bianca, respirò profondamente aspettando che suo padre, seduto lì a qualche metro da lui, gli dicesse qualcosa. L'uomo si alzò e si avvicinò a suo figlio dandogli una pacca sulla spalla "e allora cosa ti fa piangere, se lui è la tua felicità?" Chiese, qualche minuto dopo ancor più timoroso Giorgio, Benjamin lo guardò dritto negli occhi e deglutì: "mi fa piangere non poter essere felice con lui. Solo questo." Sussurrò."Ascoltami bene perché sarò forse troppo sincero, figliolo.. o anzi 'Ben', come ti chiama lui" scherzò strappandogli un sorriso suo padre, catturando la sua attenzione "Se i suoi occhi non mentono, se è vero ciò che dici e se questo anello è sul tuo dito perché te lo ha dato lui, beh, stai sicuro che non si sposerà."
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Ciaooooooo!
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1901// fenji.
FanfictionNel 1901 avere un sogno è difficile, quasi impossibile realizzarlo. Nel 1901 i ragazzi si amavano proprio come ai giorni nostri, ma quasi nessuno era così fortunato da poter veramente amare. Nel 1901 non puoi ribellarti alla società, rischi di mett...