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L'indomani, Benjamin non andò a svegliare i due ragazzi come aveva fatto il giorno precedente, non era a colazione, né in giro per casa e neanche la sera si ebbe l'occasione di vederlo.
Ettore non era preoccupato o stranito, sembrava come se sapesse dove fosse o quantomeno perché non fosse presente e Carolina lo stesso, i due ragazzi invece si chiesero per tutto il giorno che fine avesse fatto, non che si fossero già abituati alla sua presenza, ma una persona tanto affabile come lo era Benjamin, avrebbe perlomeno salutato prima di andare via.
Federico non aveva detto niente ad Annette della conversazione che aveva avuto con Cristina riguardo al loro maggiordomo, né della conversazione che aveva avuto con il maggiordomo stesso, dunque alla domanda "ma secondo te l'hanno mandato via?" di sua sorella, Federico non riusciva ad avere la sicurezza per dire "no": aveva paura che anche i suoi, così come i Sebastiani, avessero scoperto che a Benjamin in realtà interessavano gli uomini piuttosto che le donne, e che ora il ragazzo si trovasse senza un lavoro, senza soldi, senza cibo e con solo il sogno di essere un giorno felice studiando medicina, e si maledisse ancora una volta di aver distrutto con due parole il suo sogno e di non avergli chiesto scusa quando poteva.
Passarono altri due giorni e di Benjamin ancora nessuna traccia: Annette aveva iniziato il corso di balletto e ormai anche i romanzi erano passati in secondo piano, per lei non esisteva altro e, anzi, sembrava essersi dimenticata anche di quel maggiordomo che in realtà le era piaciuto fin da subito, ma Federico proprio non ci riusciva, non riusciva a mandare via quel senso di colpa che provava nei confronti del ragazzo e decise che ovunque fosse lo avrebbe trovato per chiedergli scusa guardando quegli occhi blu che riflettevano ogni suo stato d'animo. Perché stesse pensando queste cose, Federico, non lo sapeva, ma sapeva di avere un obbligo morale nei confronti di quel ragazzo: chiedere perdono e aiutarlo a studiare.
Quando furono a tavola, Ettore non riusciva a stare un attimo fermo, era agitato, sembrava impaziente, stava sicuramente per succedere qualcosa e Federico lo notò, ma la sua priorità era un'altra, quindi si decise a parlare "scusate, potrei sapere dove si trova il maggiordomo? Lo cercavo stamattina, non avevate forse detto che è a nostra completa disposizione?" Chiese vago Federico, "l'ho mandato a Roma" "cosa? A Roma? E perché?" Chiese ancora più insistente "insomma cosa ti importa del maggiordomo? Se hai bisogno di qualcosa ci sono le domestiche, ora stai zitto un po'." Quasi urlò suo padre di tutta risposta. Ma perché Ettore aveva mandato Benjamin a Roma? C'entrava forse qualcosa con quello che pensava? Ad un tratto la porta di casa si aprì e un Benjamin accaldato e visibilmente stanco fece ingresso nella sala da pranzo: "signore" disse ricomponendosi "ho fatto più in fretta che potevo, ho richiesto un telefono a suo nome e credo che.. che.." Benjamin non fece in tempo a terminare la frase che si ritrovò steso sul pavimento. Il caldo, la stanchezza per il viaggio e il poco nutrimento resero il ragazzo molto debole, tanto da svenire; Federico si catapultò accanto a lui e cerco di farlo riprendere con dei piccoli colpetti al viso, Carolina urlò, Annette rimase immobile al suo posto con gli occhi fissi sul corpo del ragazzo, mentre Ettore corse in cucina per chiamare delle domestiche, ma per fortuna non servì l'aiuto di nessuno, perché il maggiordomo si riprese subito chiedendo dell'acqua.
Ettore ordinò a Federico di portare Benjamin nella sua stanza da letto, forse per quel briciolo di umanità che gli restava o forse perché sapeva che lo svenimento era stato causato dalla stanchezza del viaggio che proprio lui gli aveva ordinato di fare; suo figlio fece come ordinato, portò il maggiordomo in camera sua e gli diede del tempo per riposare, restando però seduto sulla poltrona accanto al letto.
Federico non aveva mai osservato con attenzione il ragazzo: era magrolino, qualche centimetro più basso di lui, aveva la pelle chiara, forse più chiara della sua, le labbra erano carnose e all'apparenza morbide, quando sorrideva gli si formavano le fossette e solo il pensiero faceva sorridere Federico a sua volta, i capelli castani, che portava sempre ben fermi sul capo ma che ora erano sparati in un po' tutte le direzioni sul cuscino, e poi gli occhi: erano di un blu tendente al verde, come l'acqua del mare e Federico, il mare, lo adorava.
Quando poche ore più tardi Benjamin si svegliò, Federico stava leggendo un libro e tutto impegnato nella lettura com'era, non si accorse che il ragazzo di fronte a lui, lo stava guardando: "L'ho letto anche io" disse Benjamin con la voce ancora rotta "hey, dormiglione" Federico chiuse il libro e si avvicinò al letto, sedendosi accanto alle gambe del maggiordomo coperte dalle sole lenzuola, "magari fossi dormiglione" Benjamin si stiracchiò e si mise seduto "la prego di perdonarmi signorino, sono nel suo letto ancora vestito" "ma dai, sta tranquillo, resta pure quanto vuoi. Comunque puoi chiamarmi solo Federico" il biondo sorrise tendendo la mano al ragazzo seduto di fronte a lui "amici?" Chiese speranzoso, Benjamin era quasi incredulo aveva immaginato di tutto, tranne che quel ragazzo di fronte a lui potesse voler essere suo amico "amici" disse e strinse la mano a Federico. "Non sapevo che.. insomma sai leggere?" Gli chiese Federico, indicando il libro che aveva in mano "si, si, so leggere. Ho studiato" rispose Benjamin, che si fece improvvisamente più freddo ripensando alla reazione che il biondo aveva avuto quando gli aveva parlato del suo progetto di andare a Parigi. "E da quanto tempo lavori?" Domandò Federico "un paio di anni, circa, forse tre. Ho bisogno di guadagnare per trasferirmi, te l'ho detto. Non sono un domestico "da quattro soldi"." Rispose il moro, citando le parole del biondo di qualche giorno prima; "ehm, appunto per questo, Benjamin, io devo chiederti scusa. Mi sono reso conto di aver realmente esagerato e devi perdonarmi, io non penso queste cose." Federico abbassò la testa, si sentiva piccolo e insignificante: "tranquillo, F-Federico. Per me è tutto risolto" Benjamin sorrise, ancora un po' imbarazzato per averlo chiamato solo col suo nome. Federico era felice, si sentiva libero da un peso, finalmente. "Tu non muoverti, vado a vedere se c'è qualcosa da mangiare giù e te lo porto a letto" Disse Federico mentre si avviva alla porta "no, non c'è bisogno non.." "do io gli ordini qui" lo bloccò Federico prima che potesse finire la frase, poi aprì la porta e si recò in cucina.

1901// fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora