"Vuoi altra acqua?" Chiese Federico per la centesima volta "ancora? Sto bene!! Dai fammi scendere, devo parlare con tuo padre"
Benjamin e Federico erano rimasti tutto il pomeriggio della camera del minore, o meglio, Federico aveva obbligato Benjamin a non fare un passo finché non si fosse del tutto ripreso; "ci parlerai più tardi, piuttosto cosa ti ha chiesto di fare a Roma?" "Ho richiesto un telefono, mi hanno detto che hanno bisogno di qualche mese. Però caspita, un apparecchio del genere ti cambia la vita, se ne avessi uno potrei parlare tutti i giorni coi miei fratelli.." "hai fratelli lontani?" chiese Federico, notando un velo di tristezza nella voce del maggiordomo "si, due. Vivono a Parigi anche loro." "Sono dottori?" "No.. loro hanno seguito mia mamma quando si trasferì, mentre io, da stupido, sono rimasto qui." Benjamin aveva gli occhi lucidi, c'era qualcosa che non andava nel suo passato e certamente Federico non pretendeva di sapere tutto insieme, quindi chiuse l'argomento con un "capisco". Solo a ora di cena, i due scesero al piano di sotto: le domestiche avevano già apparecchiato ma Ettore aveva più ansia di saperne del telefono, quindi tutti lo dovettero aspettare quando si chiuse all'interno dello studio con Benjamin.
20 minuti più tardi, Benjamin chiese il permesso di andare a riposare e Ettore glielo concesse senza alcun problema, probabilmente gli affari con questo "telefono" andavano più che bene perché lo rendevano molto di buon umore.
Il mattino seguente, alle 7:15, Benjamin bussò alla porta di Federico, per una, due.. entrò: "buongiorno, Federico, le ho preparato un bagno caldo, farebbe meglio ad alzarsi se non vuole gelarsi mentre si lava" Federico si svegliò, poi rise divertito dalle parole del maggiore e si mise a sedere sul suo grande letto "puoi chiudere la porta, per favore?" Disse solo, Benjamin fece come ordinato e aprì le finestre per fare entrare la luce, ma anche in quello fu bloccato; "hai svegliato Annette?" Chiese il ragazzo "si, sta facendo il bagno e dovrebbe anche lei, signorino" Benjamin portò le braccia alla vita, "mi stai dicendo che puzzo?" "Oh, no, no, non fraintenda.." "perché continui a darmi del lei? Siamo amici mi pare, dovresti darmi del tu e chiamarmi semplicemente Federico!" Federico rise ancora e Benjamin mise una mano dietro alla nuca "hai ragione, scusami" "nah niente scuse, a che ora ti sei svegliato?" "Credo un'ora fa" Benjamin non riusciva a capire il motivo di tutte quelle domande da parte di Federico, e la cosa peggiore è che sembrava veramente curioso di sapere "allora facciamo così, io fingo di essermi lavato, tu fingi di aiutarmi, ma in realtà.." battette due volte la mano sul letto accanto a lui "dormiamo!". Benjamin veramente non riusciva a capire l'atteggiamento del ragazzo e Federico se ne rese conto, per questo si alzò e di peso portò il maggiore nel letto e "dormi" disse "occhi blu" continuò. Benjamin guardò per un momento Federico negli occhi, poi sorrise, si tolse le scarpe e si rimboccò le coperte, Federico si strinse un po' a lui e si riaddormentò di colpo.
"Federico, sono le 7:15!" qualcuno dall'altro lato della porta continuava a bussare "Federico, deve svegliarsi subito oppure entro." Il biondo riconobbe la voce, era di Benjamin, il maggiordomo che veniva a svegliarlo, ma non lo aveva già fatto? Guardò alla sua destra e il letto era intatto, le finestre ancora chiuse, la sveglia segnava le 7:15 e Benjamin continuava a bussare. "Federico!" Quasi urlò per l'ultima volta per poi entrare; Federico era già seduto al centro del letto, davanti a lui c'era Benjamin, ma come era possibile? Non era già accaduto? Lo aveva solo sognato? Aveva sognato di lasciare che Benjamin dormisse nel suo letto accanto a lui? -"ah buongiorno, perché se sei sveglio non rispondi?" Chiese non capendo il maggiore "mi sono appena svegliato, ora scendo, scusa" disse solo, e Benjamin abbandonò la stanza, non prima di aprire le finestre.
Per tutto il giorno continuò a pensare al sogno che aveva fatto e ogni qualvolta Benjamin tentava di avvicinarsi a lui, con una scusa o un'altra trovava il modo per svignarsela. Cosa gli stava succedendo?
Solo verso le 4:30 del pomeriggio, quando suo padre gli impose di andare a trovare Cristina, Federico utilizzo la scusa di aver già degli impegni prefissati in città, e che Benjamin avrebbe dovuto accompagnarlo e allora, a quel punto, non poté fare altro che che rivolgergli la parola per chiedergli di andare in città con lui. "Non ho capito bene dove vuole.. dove vuoi andare" cominciò a parlare Benjamin una volta in carrozza "boh" rispose Federico, non degnandolo di uno sguardo. "Ti ho fatto qualcosa?" Chiese qualche minuto più tardi Benjamin, e a quel punto Federico si rese conto di star sbagliando, infondo se aveva sognato di dormire con lui la colpa era solo sua, certamente non di Benjamin, ma Federico era così: cercava sempre di scaricare la colpa su qualcuno per sentirsi meno colpevole, dunque: "si, mi hai mentito." "Come? Non capisco.." "mi hai mentito quando mi hai detto che te ne sei andato di tua spontanea volontà dai Sebastiani. Ti hanno licenziato. Me lo ha detto la loro figlia." Sputò avido Federico, colpendo come una freccia dritto al cuore; Benjamin rimase qualche minuto in silenzio, poi abbassò lo sguardo intrecciando le mani "io..io non volevo che si sapesse." "Peccato che però si è saputo." Federico non aveva alcun motivo per essere arrabbiato con Benjamin, e lo sapeva bene, come lo sapeva il moro, nonostante ciò Benjamin era pallido in viso, aveva gli occhi lucidi e le mani rosse per il troppo sfregarle. Vederlo in quelle condizioni scatenò qualcosa all'interno di Federico, qualcosa che gli fece fare ciò che non aveva mai fatto, ovvero tornare sui suoi passi nel bel mezzo di una discussione: "però comunque, sta tranquillo. Non lo dirò a mio padre, né ho intenzione di licenziarti."
I minuti scorrevano lenti in quella carrozza diretta in città, Benjamin non faceva altro che guardare il suo orologio da taschino mentre Federico si malediva mentalmente per aver detto tutto a Benjamin, non doveva farlo.
Improvvisamente la carrozza si fermò, Federico spostò il tendino che copriva il finestrino della carrozza e si rese conto di essere arrivato, quindi scese, accompagnato da Benjamin, e si diresse verso il centro.
"Benjamin, tu conosci una sartoria?" Chiese Federico, voltandosi un po' alla ricerca del maggiordomo: "si" rispose solo senza neanche guardarlo, per poi riprendere "a pochi metri da qui, se vuole le faccio strada." L'atteggiamento di Benjamin e il fatto che, ancora una volta, gli stesse dando del "lei", fecero mortificare il ragazzo: sapeva fosse colpa sua ma non riusciva più a vederlo così. Entrati nella sartoria, Federico guardò le stoffe che prontamente il sarto gli mostrò e ovviamente scelse le più costose e sembrava esserne alquanto felice. "Se si avvicina le prendo le misure e le starà a pennello!" Gli disse il sarto mostrandogli il metro "no, no, non è per me" rispose Federico "è per lui" disse portando la mano destra sulla schiena del suo maggiordomo, dandogli una leggera spinta per avvicinarlo al sarto; "cosa?" Benjamin era confuso "signore, io non me lo posso permettere" tentò di spiegare -"consideralo come un regalo per la tua efficienza" rispose vago il biondo, sorridendogli e dando il permesso al sarto di cominciare a prendere le misure.
"Io, veramente, non riesco a capire perché l'ha fatto." Benjamin ripetè per la terza volta la stessa frase, mentre Federico guardava il menù di una locanda -"Benjamin, ti ho già detto di sederti 2 volte, perché non lo fai?" Chiese con lo sguardo fisso sul menù; "io.. sono un domestico, non posso sedermi accanto a lei" Federico chiuse il menù poggiandolo sul tavolo e si voltò per guardare Benjamin "allora, stammi a sentire. Devo darti degli ordini? Perfetto. Siediti a questo tavolo, dammi del "tu", chiamami semplicemente "Federico" e ordina ciò che vuoi. Noi due siamo amici." Disse, e il maggiordomo, ancora titubante, fece come ordinato.
"Credo che ci torneremo spesso, si mangia meglio che a casa."
Federico era felice, lì, in quella locanda nel mezzo di Modena mentre cenava col suo maggiordomo, il quale aveva ripreso a dargli del "tu" -"devo tornarci anche io?" Chiese "Non sarebbe lo stesso senza di te."**
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1901// fenji.
FanfictionNel 1901 avere un sogno è difficile, quasi impossibile realizzarlo. Nel 1901 i ragazzi si amavano proprio come ai giorni nostri, ma quasi nessuno era così fortunato da poter veramente amare. Nel 1901 non puoi ribellarti alla società, rischi di mett...