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Federico accompagnò Benjamin nella sua stanza e lo osservò mentre si vestiva e preparava le ultime cose, scese con lui per aiutarlo con le borse fino all'ingresso quando ancora fuori era buio e approfittò degli ultimi istanti insieme per baciarlo e per le ultime raccomandazioni, poi Benjamin varcò la porta, si limitò a salutarlo ancora con un gesto della mano e smise di guardare la carrozza solo quando fu troppo lontana per poterla anche solo sentire.
L'alba sembrava triste e malinconica quella mattina, Federico era seduto sotto la grande e unica finestra del ripostiglio avvolto tra le coperte del letto di Benjamin (si, era andato a toglierle dal suo letto).
Si chiedeva dove fosse arrivato, si chiedeva se dormisse, se stesse leggendo un libro o se stesse semplicemente chiacchierando con il cocchiere, ma sapeva che qualsiasi cosa stesse facendo, Benjamin lo stava pensando, lo sentiva.

La prima giornata senza di lui non fu tanto disastrosa come pensava, o almeno nella prima parte: aveva accompagnato Annette a danza, ritirato dei certificati arrivati dalla Spagna per il matrimonio e ora si trovava seduto su un divano del salotto dei Sebastiani mentre ascoltava Cristina parlare del colore del suo abito: "a me è sempre piaciuto bianco, ma ho visto un modello francese in avorio che è veramente, veramente bellissimo, Fè, lo devi vedere assolutamente! Ti vado a prendere i cata.. ah no non puoi vedere il vestito.." Federico la osservava, il suo cuore si inteneriva ogni volta che gli occhi di Cristina luccicavano per l'emozione: era consapevole che neanche lei lo amasse, ma capiva che il matrimonio per una ragazza fosse un sogno che portava dietro fin dalla tenera età, quindi tanto valeva assecondarla.
Lo aveva chiamato "Fè", non lo aveva mai fatto prima, Cristina si stava affezionando a Federico: tra di loro non c'erano effusioni, non c'erano parole dolci, né baci, né carezze, né sguardi, tra di loro c'erano solo chiacchiere, come quelle tra due amici, perché erano questo: amici.
Cristina stava cercando in ogni modo di farsi piacere Federico, di inserirlo nella sua vita, di farlo sentir parte delle sue cose, ma non era così semplice: Federico era sempre assente, sembrava esserci fisicamente ma non con la mente, non capiva se fosse sempre stato così o se avesse un'altra, se fosse innamorato di qualcuna che non fosse lei. Non era gelosa, ma aveva bisogno di capire: "Federico, credo che dobbiamo parlare" disse sedendosi accanto a lui sul grande divano, Federico annuì e chiuse il catalogo di abiti da cerimonia "so bene che tra di noi non c'è niente e che ciò che ci unisce non è affatto il sentimento.. non sto qui a chiederti di diventare più intimi ma.. solo.. solo voglio chiederti se il tuo cuore è già impegnato." Non credeva di saper gestire un discorso così forte, eppure lo aveva fatto, con un po' di fatica, ma era riuscita nel suo intento. Federico sospirò e annuì, aveva lo sguardo basso, sulle sue mani che si torturavano senza un apparente motivo: "mi dispiace tanto, meriti davvero qualcuno che ti ami ma.. " alzò lo sguardo "devo dirti di sì, il mio cuore è impegnato, come lo è la mia anima e tutto il mio corpo." Gli occhi di Cristina si inumidirono, pur sapendo già la risposta non si aspettava che il ragazzo fosse così diretto. "Stai con lei? Stai con lei fisicamente quando non sei qui?" "Ehm" Federico capì di aver parlato troppo "direi di sì" ma decise comunque di esagerare "Federico ti rendi conto che stiamo per sposarci? Sto per rovinare la mia vita con un fannullone come te e tu mi tradisci a destra e a manca?" Non era arrabbiata, era solo dispiaciuta. "Cristina, se vuoi anche tu.." "ANCHE TU COSA?" urlò "NON CAPISCI VERAMENTE NIENTE!" Federico si sentì colpevole, forse era meglio continuare a tenerlo nascosto, Cristina respirò un paio di volte profondamente, poi ritornò a guardarlo "io lo so.. non mi interessa se non mi ami, non mi interessa se non mi guardi, se non mi tocchi se non mi vuoi, non mi interessa Federico. Ma ti prego, veramente, te ne prego, evita di stare con altre, sono pur sempre una persona." Si alzò dal divano e ritornò al piano di sopra.

Per la prima volta Federico si rese conto di star sbagliando sul serio.

"Federico, a che punto sei con gli inviti?" L'unico posto in cui sua madre trovava del tempo per parlargli era la sala da pranzo, e principalmente di sera, quando Ettore, forse troppo stanco, evitava di far polemica su tutto
"Mamma in realtà ho solo comprato le buste.. non so chi dei nostri parenti spagnoli invitare e.." "tutti!" Esclamò entusiasta Carolina "c-come tutti?" Chiese Federico quasi spaventato "tranquillo tesoro, ci penso io, tu occupati di tutto il resto" Carolina sorrise rassicurando il ragazzo. "Federico, raggiungimi nello studio" Ettore si alzò da tavola non appena finì di cenare, Federico sbuffò e lasciò la sua cena a metà per seguirlo.
"Stavo cenando, devo nutrirmi anche io" disse scocciato sedendosi sulla poltrona dello studio "fai poco lo spiritoso" replicò serio l'uomo versandosi del brandy "che devo fare sta volta?" Chiese ovvio il ragazzo stiracchiandosi "stare lontano da quell'invertito." Federico gelò, il suo cuore perse dei battiti "c-chi?" Ettore sbattette il bicchiere sulla scrivania "non fare domande stupide, sai di chi sto parlando" aveva gli occhi infuocati "Benjamin?" "Si, il tuo caro amico maggiordomo. Ne parlano tutti, siamo la vergogna di Modena, ti rendi conto?" "Vergogna? Per cosa?" Federico stava per arrabbiarsi "non ti rendi conto che ci sta disonorando? L'onore, Federico, l'onore è ciò che conta nella vita, non possiamo farci disonorare da un ragazzetto di strada a cui piace prenderlo in cu.." "SMETTILA" Federico sbottò alzandosi dalla poltrona "che ne sai tu di quel ragazzo? Come fai a parlare di lui in questo modo se nemmeno lo conosci?" Cercò di abbassare il tono meglio possibile "perché invece tu si Federico? Tu lo conosci? Tu sai da dove viene e cosa ha fatto prima di.." "si, io lo so, io ci parlo con lui, lo conosco!" "ED È QUESTO CHE È SBAGLIATO!" esclamò Ettore sbattendo il pugno sul legno della scrivania, provando un forte rumore, Federico si infuriò "E QUINDI?" "Deve andare via Federico. Non possiamo tenerlo qui e sono davvero molto deluso da te per non avermelo detto prima." Federico cercò di calmarsi: "io non trovo che sia sbagliato parlare con un domestico, io non trovo che sia sbagliato alla mia età parlare con un ragazzo della mia stessa età, dov'è lo sbaglio? Non ho il diritto di farmi degli amici? Che mi importa dei suoi gusti, io ho i miei.
Benjamin non se ne va, licenzialo pure, ma resterà qui, lo ospito io in quanto suo amico." Si girò e si avvicinò alla porta per uscire "suo amico Federico? È questo che sei? Suo amico?" Il ragazzo sbiancò e si girò per rispondergli "non ti interessa quello che siamo, io sto bene solo da quando lui è qui, e lo voglio qui." Concluse aprendo la porta e sbattendola alle sue spalle.
Non sapeva perché ma non ritornò nella sua stanza, salì in quella di Benjamin sperando di trovare conforto almeno in quelle quattro mura. Il letto non era comodo come il suo, ma aveva il suo odore e Federico poteva giurare di sentire la sua presenza accanto a lui. Forse stava impazzendo sul serio, o forse stava solo impazzendo d'amore.
Nel bel mezzo della notte cominciò a rovistare nelle sue cose: non riusciva a prendere sonno, magari perché non era più abituato a dormire da solo, o probabilmente perché si stava rendendo conto che le sue parole avevano fatto intendere troppo e aveva paura che il sogno in cui stava vivendo potesse finire da un momento all'altro.
Tra le numerose giacche nere c'era una piccola cassetta: non era chiusa a chiave, forse non conteneva niente di importante, perciò Federico la portò sul letto e la aprì. La prima cosa che vide fu una margherita, non troppo secca, doveva essere lì da poco tempo, poi un disegno che ritraeva una ragazza molto giovane e un bambino, era sicuramente Benjamin, il taglio degli occhi era lo stesso anche da un disegno e Federico sorrise ad immaginarlo da piccolo, poi una serie di biglietti di treni, qualche vecchia cartolina di Parigi con delle dediche ormai poco leggibili, un disegno di un paesaggio e una penna. Pensò che fossero le cose più importanti per lui, che le tenesse nascoste in quella piccola cassetta quasi per proteggerle dal mondo esterno, si sentì in colpa per averla aperta, per aver visto le sue cose più preziose, ma nello stesso momento era felice, perché nella cassetta c'era una margherita, avrebbe potuto scommetterci la testa che fosse per lui. Un po' di lui, un po' della loro storia era finita tra le cose più importanti di Benjamin, e solo con quel pensiero riuscì ad addormentarsi.

1901// fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora