Federico era rimasto tutta la giornata in
camera sua, non aveva fatto colazione, né pranzato, né bevuto. Solo verso le 18:00 Benjamin finì le faccende che Ettore gli aveva ordinato di fare, si cambiò velocemente mettendo dei vestiti più comodi sapendo che in casa c'era solo Federico, e si recò in camera del ragazzo.
Il biondo era sdraiato a pancia all'aria sul letto a guardare il soffitto ormai da ore, aveva perso la concezione del tempo, per questo quando Benjamin entrò in camera, la sua prima domanda fu: "che ore sono?" "Le 6" rispose Benjamin salendo sul letto. Si sedette accanto al ragazzo che ancora non lo guardava, poi si sdraiò di lato con il braccio sinistro sotto alla testa e restò a fissarlo qualche minuto.
Federico era visibilmente scosso, probabilmente la questione lo preoccupava davvero tanto: "sei preoccupato?" Chiese Benjamin a voce bassa, Federico lo guardò per qualche secondo negli occhi, poi passò ad osservare i suoi vestiti "sei carino anche sciatto" sussurrò con un mezzo sorriso, Benjamin si morse le labbra, poi gli sistemò i capelli sulla fronte con la mano destra, notò Federico chiudere gli occhi a quel tocco e si sentì libero di continuare a toccargli il volto con delle leggere carezze: "come mai non mi hai svegliato questa mattina?" Chiese il biondo aprendo gli occhi, la mano di Benjamin istintivamente si posizionò dietro al suo collo "mi dispiace sempre svegliarti, sembri un angelo quando dormi" sorrise "non hai idea di quanto tempo ci ho messo a liberarmi dalla tua presa, mi stringevi come una piovra" Federico finalmente si sciolse e si girò leggermente sul fianco per guardare meglio il maggiordomo negli occhi: "non avresti dovuto, mi sarebbe davvero piaciuto svegliarmi col tuo calore addosso." Benjamin arrossì "lo terrò a mente.""Vuoi mangiare qualcosa?" Chiese Benjamin mentre sfogliava uno dei tanti quaderni pieni zeppi di parole di Federico, mentre se ne stava seduto con le gambe incrociate al centro del letto del biondo, che in parte era diventato un po' anche suo, "non so" rispose Federico ancora sdraiato, Benjamin chiuse il quaderno e lo poggiò accanto agli altri "uhm, ti porto su un panino?" chiese "solo se mangi con me" rispose l'altro sedendosi con le spalle contro lo schienale del letto, Benjamin ne approfittò per avvicinarsi e lasciarsi guardare negli occhi, il loro contatto durò giusto qualche secondo, tanto bastò perché Federico aprisse il suo cuore: "mio nonno.. mio nonno è come un padre, forse di più. Siamo cresciuti con lui fino a due anni fa, quando ha deciso di ritornare nella sua vecchia casa. Mi ha insegnato tutto, sono quello che sono per come mi ha cresciuto lui. Gli devo tanto, tantissimo." Benjamin abbassò lo sguardo per cercare le mani del ragazzo che incrociò con le sue, poi lo guardò di nuovo negli occhi: "sai, sei fortunato ad aver questo bel rapporto con tuo nonno. Mio nonno paterno è morto quando ero un bambino, quello materno invece.. invece non l'ho mai conosciuto. Mia mamma è francese, i miei nonni hanno sempre vissuto lì.
Quando i miei cominciarono a non andare più d'accordo, mia madre di punto in bianco fece i bagagli e partì per Parigi. Io allora ero un ragazzino, mia madre chiese a me e ai miei fratelli di seguirla e continuare gli studi in Francia, ma ero troppo stupido per capire." Benjamin abbassò lo sguardo, aveva cominciato a parlare di suo nonno e si era ritrovato a spiegare qualcosa che non aveva nulla a che fare con lo stato d'animo di Federico, si rese conto di star sbagliando, dunque lasciò le mani del biondo e "faccio un paio di panini" avvisò scendendo dal letto "torno subito."
Federico dal canto suo non aveva detto una parola: gli sembrava come se Benjamin stesse per raccontargli un pezzo importante della sua vita, ma qualcosa sembrò bloccarlo.
Quando il maggiordomo tornò, fra i due calò il gelo, tanto che dopo solo una manciata di minuti, il moro si ritirò per andare a letto.
Benjamin credeva di aver parlato troppo ferendo i sentimenti che Federico stava provando, Federico, invece, temeva di aver fatto qualcosa che avesse fatto pentire Benjamin di aver parlato.
Entrambi, però, ignoravano di aver un assoluto bisogno l'uno dell'altro.
Federico non aveva chiuso occhio. Verso le 4 del mattino era veramente esausto, aveva sonno, ma non riusciva in nessun modo a dormire, i pensieri gli stavano martellando il cervello. Così, di punto in bianco, decise di salire in soffitta: se aveva bisogno di Benjamin, doveva andare da lui.
Le camere dei domestici sembravano tutte uguali di notte, soprattutto per uno come Federico che in quello spazio a loro dedicato non ci aveva mai messo piede: come avrebbe fatto a riconoscere la stanza del maggiordomo?
D'un tratto sentì un tonfo proveniente dall'ultima camera, istintivamente vi si avvicinò e bussò. Nessuna risposta. Poi bussò ancora, anche questa volta nessuno rispose, ma sentiva dei passi e chiunque ci fosse all'interno stava andando ad aprire: "Fede? Che ci fai qui? È prestissimo!" Sussurrò Benjamin guardandosi intorno "beh, dipende dai punti di vista. Io non ho chiuso chiuso occhio quindi per me è tardissimo." Rispose Federico, Benjamin guardò ancora il corridoio, poi afferrò un polso di Federico e lo trascinò dentro chiudendo delicatamente la porta: "che succede?" Chiese, Federico si guardò intorno qualche secondo "niente" rispose avvicinandosi al ragazzo di fronte a lui "è questo il problema" continuò poggiando le mani fredde sul bacino scoperto del moro "non succede un bel niente quando non sei con me" disse con gli occhi persi in quelli di Benjamin, prima di avvicinarsi lentamente alle sue labbra, facendole unire in un dolce, tenero, casto ed intimo bacio.
Le loro labbra danzavano lentamente, le mani di Benjamin si unirono dietro la nuca di Federico che pian piano stava stava spingendo i corpi di entrambi verso il letto al centro della stanza. Il moro, per quanto preso dal bacio, riuscì ad evitare di finire sdraiato sul letto allontanando leggermente il volto di Federico dal suo, il quale staccò subito il contatto: "ho..ho sbagliato?" chiese preoccupato, Benjamin si avvicinò di nuovo portando le mani sui fianchi del biondo: "no" disse scuotendo la testa, Federico alzò lo sguardo per fissare di nuovo gli occhi del ragazzo di fronte a lui "anzi" continuò sorridendo "mi chiedevo quando lo avresti fatto" disse, e alzandosi sulle punte continuò il bacio da lui stesso interrotto.Quando alle 6 del mattino la sveglia suonò, Benjamin allungò leggermente il braccio per spegnerla, riportandolo subito sotto le coperte: Federico si era addormentato non appena aveva poggiato la guancia sul petto nudo del ragazzo, mentre gli stringeva il busto con le braccia e con una gamba tra le sue, Benjamin invece era rimasto sveglio per quelle due ore ad accarezzargli i capelli, poi la schiena, poi ancora i capelli. Era profondamente e irrimediabilmente attratto dalla bellezza divina di Federico, non poteva fare a meno di guardare e osservare ogni suo minimo movimento e scrutare ogni centimetro del suo corpo. Non aveva intenzione di alzarsi, infondo l'unica persona che avrebbe dovuto servire si trovava nel letto abbracciato a lui e -a meno che non si fosse svegliato da un momento all'altro- aveva ancora qualche ora per riposarsi o magari riprovare a dormire; Federico però, si accorse del movimento del ragazzo nell'allungare il braccio e aprì gli occhi non appena l'altro, invece, li chiuse.
Si guardò intorno spaesato, il buio di qualche ora prima non gli aveva permesso di osservare a fondo l'intera stanza, e soprattutto Benjamin. Non aveva idea del fatto che avesse appena chiuso gli occhi, inoltre, nonostante avesse dormito meno di due ore si sentiva più che riposato, quindi cominciò a solleticarlo col naso sul suo collo; Benjamin sorrise e ancora con gli occhi chiusi lo strinse a sé: "ma buongiorno" sussurrò, cercando di mettersi alla stessa altezza del biondo "ti sei svegliato felice?" Chiese pizzicandogli la guancia, Federico si morse le labbra "credo di non essere mai stato più felice di così."
STAI LEGGENDO
1901// fenji.
FanfictionNel 1901 avere un sogno è difficile, quasi impossibile realizzarlo. Nel 1901 i ragazzi si amavano proprio come ai giorni nostri, ma quasi nessuno era così fortunato da poter veramente amare. Nel 1901 non puoi ribellarti alla società, rischi di mett...