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"Perché è quasi bella quanto te."
"Perché è quasi bella quanto te."
"Perché è quasi bella quanto te."
Le parole di Benjamin rimbombavano nella testa di Federico ormai da ore, forse due, forse 5, forse era passata tutta la notte.
Federico si era addormentato ancora vestito sulla poltrona in camera sua: dopo l'incontro con il maggiordomo in giardino aveva i nervi completamente rilassati, pensava di essere su una nuvola o di essere la nuvola stessa: avrebbero potuto fucilarlo e non avrebbe sentito nulla, la sua mente era totalmente vuota, si sentiva in paradiso.
Aveva passato le restanti ore della giornata nello studio del padre, ad arrampicarsi sull'alta libreria per cercare un'altra copia del libro che Benjamin stringeva lo stesso pomeriggio, era sicuro di averne una anche lui, ma probabilmente si era smarrita durante il trasloco perché non riuscì, nemmeno con l'aiuto di due domestiche, a trovarla.
La cena quella sera fu servita dal maggiordomo che attendeva di sparecchiare in piedi accanto al tavolo e, ovviamente, Federico passò il tempo a guardare il ragazzo piuttosto che a mangiare; i suoi sguardi erano sempre stati ricambiati e accompagnati da lunghi sorrisi, forse a volte troppo lunghi, tanto che Annette si sentì obbligata a dare un calcio al fratello imbambolato quando suo padre stava per iniziare un discorso diretto a lui.
Quella sera Federico aveva messo sotto sopra anche la sua camera da letto, eppure quel libro doveva essere da qualche parte, ne era certo, ma dove?

"Federico?" Qualcuno lo chiamò;
"Federico, mi senti?" Questo qualcuno lo stava scuotendo troppo per i suoi gusti;
"Federico ma sei vivo?" Annette tirò uno schiaffo al fratello sdraiato al contrario sulla poltrona
"Ahi, ma sei normale?" Il ragazzo cadde dalla poltrona, schiacciando la margherita che tutta la notte aveva tenuto tra le mani "fantastico, guarda che hai combinato" disse, mentre tentava di ridarle la forma originaria
"Non ti sei nemmeno messo a letto? Oh buon Dio, cosa ti ha fatto quel ragazzo!!" Annette si sdraiò sul letto ancora intatto del fratello, portando una mano sulla fronte
"Il ragazzo? Chi? Ohw, Benjamin! Che ore sono? Perché non è venuto?!" Federico sembrò riprendersi dallo stato ipnotico in cui era rimasto per tutto il tempo e si rialzò dal pavimento solo quando si rese conto di aver passato tutta la notte sulla poltrona, Annette si alzò sui gomiti per guardare il fratello ancora assonnato "sono le 8:30, no, non è venuto da te, cioè in realtà si ma non ti ha svegliato, dice che dormivi troppo bene."
Federico immaginò la scena e non potè fare altro che imbarazzarsi al pensiero che lo avesse visto dormire con la margherita che lui stesso gli aveva regalato tra le dita -"è in giro?" Chiese "no, è in città con nostro padre, non credo che torneranno prima di stasera" rispose Annette, alzandosi e sistemandosi la treccia sfatta davanti al largo specchio di Federico.
Il ragazzo sembrava esserci rimasto male: Benjamin non gli aveva rivolto la parola fin dal pomeriggio precedente, fin da quando Annette non li interruppe annunciando al maggiordomo un ordine da parte del padre, e anche se gli aveva fatto piacere il fatto che lo avesse lasciato dormire, il pensiero che svegliandosi avrebbe visto come prima cosa gli occhi blu del suo maggiordomo, non era affatto così tanto sgradevole.
E ora non lo avrebbe incrociato per tutto il giorno.
Sistematasi i capelli, la sorella parlò di nuovo:
-"ti ha lasciato una cosa, però."
Federico si girò verso la ragazza: "che intendi?" chiese, Annette indicò il mobiletto accanto alla porta; poggiatoci sopra c'era un piccolo libro dalla copertina marrone, proprio come quello che teneva Ben stretto tra le mani il giorno precedente, Federico si avvicinò e sorrise come un ebete quando notò che sopra c'era una margherita appena raccolta. Il suo cuore cominciò a battere veloce e i battiti aumentarono sempre di più quando, aperta la prima pagina, lesse:
"Lo cercavi? Finiscilo tu per me, tuo Ben."
Tuo.

"Come faceva ad averlo lui?" Si chiese sussurrando il ragazzo, "gliel'ho dato io, era il tuo preferito da bambino. Magari può imparare a conoscerti di più leggendolo" rispose avvicinandosi la ragazza,
Federico annuì "e gli piace?" Chiese speranzoso "beh, considera che in realtà lo ha già finito.. credo proprio di sì." Federico aggrottò la fronte: "e tu che ne sai?".
.

Erano circa le 12 quando Federico arrivò alla villa dei Sebastiani: come al solito, aspettava Cristina mentre le cameriere lo annunciavano al piano di sopra.
Cristina scese le scale noncurante della presenza di Federico, fingendo quasi di non averlo visto e solo quando gli fu accanto, lo salutò.
L'ultimo incontro non era stato tanto felice, né per lei, né per lo stesso Federico che, obbligato dalla sorella, le portò un mazzo di rose per chiederle perdono;
"tua sorella mi ha spiegato il motivo per cui lo tenete, anche se, a parer mio è del tutto un capriccio, ma è una ragazzina, posso capirla." Disse la ragazza mentre lasciava i fiori a una delle domestiche, Federico, dal canto suo, non sapeva di cosa stesse parlando: Annette non gli aveva spiegato cosa si erano dette, né quale scusa avesse usato, solo gli aveva letteralmente ordinato di chiedere scusa, e dunque: "ehm, si. Comunque ti devo chiedere perdono, mi sono comportato veramente male." Cristina lo osservò qualche secondo, non gli sembrava realmente dispiaciuto, ma infondo anche lei sapeva che tra di loro quasi niente era vero, "va bene. Scuse accettate, ma non ti perdonerò ancora un'uscita del genere."

Federico si trattenne per il pranzo. Per tutto il tempo non fece altro che ringraziare mentalmente il padre per tutte le volte che lo aveva costretto ad ascoltare i discorsi politici più noiosi mai pronunciati, ma solo grazie a quelli ora poteva discutere di qualche argomento col suo futuro suocero che, ritenendolo il ragazzo giusto per sua figlia, dopo pranzo lo invitò a trattenersi nel suo studio:
"Allora? Come vanno le cose con Cristina? Vi trovate bene suppongo" disse il signor Sebastiani versando del brandy nel bicchiere di Federico, "si, ci troviamo bene" mentì, fingendo un sorriso; "hai intenzione di chiedermi la sua mano?" Domandò sfacciatamente l'uomo, Federico, sorpreso, mandò giù tutto il brandy del suo bicchiere "s-s-si" disse "s-s se non è un problema" continuò. L'uomo si alzò per versare altro brandy al ragazzo che gentilmente rifiutò con un gesto della mano "Federico, per me non è un problema, questo è ovvio. Inoltre, tuo padre è una brava persona e certamente ti ha educato da gentiluomo. Dunque, se è un mio permesso quello che stai aspettando, puoi pure procedere."
Federico era diventato bianco, poi rosso, poi di nuovo bianco, deglutì diverse volte e infine annuì. Pensava che quel momento non sarebbe mai arrivato, sapeva benissimo del suo futuro, sapeva che si sarebbe dovuto sposare con quella ragazza, sapeva che non si trattava di un gioco, eppure non riusciva a mettere la questione "matrimonio" su un gradino alto: era convinto che tutto sarebbe finito prima di iniziare, era convinto che la provvidenza lo avrebbe assistito, e invece, inaspettatamente, in quel preciso istante si trovava di fronte a quello che sarebbe dovuto diventare il suo futuro suocero e lo stesso lo stava invitando a proporre il matrimonio alla ragazza più antipatica/superficiale/inutile che avesse mai conosciuto, e lui avrebbe dovuto accettare per forza.
"Lo farò, a breve."
.
Quando Ettore e il maggiordomo fecero il loro ingresso a casa erano circa le 17 di pomeriggio, molto prima del previsto, qualcosa doveva essere andato storto: Ettore si chiuse nel suo studio senza neanche lasciare la giacca alle cameriere mentre Benjamin approfittò dell'assenza di tutti per concedersi un minuto di pausa e sedersi sul grande divano; -"ah sei qui?" Federico fece sussultare il ragazzo che si era appena seduto e che in un batter d'occhio era già in piedi composto, gesto che fece ridere il biondo di fronte a lui "guarda che ti puoi sedere, eh" Benjamin si rilassò alla vista del ragazzo, ma non si sedette "scusami, ho i nervi a fior di pelle, è stata una giornata troppo stressante" si scusò il maggiordomo, "che è successo?" Chiese il biondo "niente di che, solo alcuni ritardi.. ho bisogno di un bel bagno" rispose più sereno Benjamin, Federico stava per proporre la sua vasca al ragazzo, ma questo lo vinse sul tempo: "senti ti va di venire al fiume?"
"Al fiume?" Federico aggrottò la fronte "si, sono accaldato, vieni?" "Ma.. non ho mai fatto il bagno al fiume" confessò il biondo
"Beh, io non avevo mai raccolto margherite. Ma c'è una prima volta per tutto. Lo sai?"

1901// fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora