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Non fu una bella notte per Federico.
Continuava a ripensare a ciò che aveva sputato contro Benjamin e si sentiva veramente un grande stupido: non pensava niente di quello che aveva detto, neanche una singola parola era stata presa dai suoi pensieri ma nonostante ciò sapeva di aver fatto la cosa giusta.

E Benjamin come stava?

Sebbene non fosse riuscito a dormire per niente, Federico si svegliò molto presto, intorno alle 6:30 del mattino e per evitare ancora una volta di vedere il moro, decise di abbandonare la stanza prima delle 7:15 andando a fare un bagno caldo e in seguito di andare a fare colazione con suo padre.
Se da un lato la decisione di andare a fare colazione in anticipo lo "salvò" dal quasi sicuro incontro col maggiordomo, dall'altro lato essere da solo con suo padre si rivelò più fastidioso che mai: Ettore ci teneva ad informare Federico, il suo primo erede, di qualsiasi movimento che riguardasse gli affari di famiglia, eredità, tutti gli spostamenti di conti e nonostante il ragazzo sapesse di doversi interessare, continuava a far finta che tutto ciò un giorno non sarebbe dovuto toccare a lui, ma molto probabilmente se così non fosse stato, forse, se ne sarebbe pentito.
Oppure no.
"Dovresti andare dai Sebastiani, magari in mattinata. E dovresti intrattenerti a pranzo, così ti fai conoscere meglio." Cominciò un nuovo discorso Ettore mentre beveva un the. In un primo momento Federico non rispose, continuando a girare il suo cucchiaino nel latte -"sai che non è un consiglio, Federico." Continuò il padre mentre toglieva gli occhiali guardandolo fermamente, Federico sospirò "papà, so che è stato lo stesso per te con la mamma, ma lei è bella, è intelligente, ha dei suoi principi, sa quello che è, ha tanti impegni, tante passioni, sa fare di tutto, si mette sempre in gioco, insomma, chi non si sarebbe innamorato della mamma? Io stesso mi innamorerei di lei se solo... solo.... invece quella ragazza è insipida, sa solo fare pettegolezzi su pettegolezzi e..." Ettore si alzò provocando un brusco rumore con la sedia "Federico, ascoltami, te lo ripeterò per l'ultima volta: non mi interessa se è insipida, brutta o quello che vuoi, fino a quando il suo cognome sarà 'Sebastiani', tu hai il dovere di sposarla e incrementare ancora di più i tuoi possedimenti." Federico rimase seduto al suo posto mentre suo padre usciva infuriato dalla stanza. Sapeva di avere ragione, anche se l'amore arriva dopo il matrimonio devono esserci comunque delle basi su cui lavorare già da prima, ma in Cristina non c'era niente, assolutamente niente, che potesse andargli a genio, a partire dal fatto che fosse una ragazza.
Comunque, finì di bere il latte e fece preparare la carrozza per andare dai Sebastiani.
"Signore, deve perdonarmi" disse il cocchiere avvicinandosi al ragazzo "non riesco a capire il motivo ma la ruota è di nuovo fuori uso, mi ci vorrà qualche ora" spiegò, "tranquillo, fai con comodo" rispose Federico sorridendo serenamente "andrò a cavallo, a Mozzy farà bene uscire un po', e ne avevo anche voglia stamattina."
Qualche minuto più tardi, Federico si trovava nella villa dei Sebastiani, stava attendendo la ragazza nel salone principale ormai da 10 minuti e si era completamente pentito di essere partito così presto da casa. Il pensiero però di vedere Benjamin girovagare per le stanze, di vedere sul suo viso ancora lo sguardo cupo e le lacrime che lui stesso il giorno prima gli aveva fatto versare, lo aveva spinto a correre via quanto prima possibile da quella casa.
"Eccomi!" Quasi urlò Cristina entrando nella sala, "scusami se ho tardato ma ho bisogno di qualche minuto di mattina" sorrise la ragazza offrendo la mano a Federico che prontamente la avvicinò al viso per salutarla -"è un onore aspettarti" mentì il biondo, facendo ridere la ragazza -"e per me è un onore riceverti a quest'ora, cosa ti porta qui?" Chiese la ragazza "mi chiedevo se ti andasse di andare a fare una passeggiata a cavallo" "uhm, a me non piacciono molto i cavalli, sono bestie di satana! Ma come è giusto che sia, ho imparato fin da piccola a cavalcare quindi se mi aspetti qui vado a prepararmi!" Disse la ragazza, prima di correre su per le scale.
Bestie di satana?? Come aveva potuto dire una cosa del genere? Federico appuntò mentalmente anche quell'aspetto di Cristina, così da ricordarsi un nuovo motivo per cui non gli sarebbe mai e poi mai piaciuta.
Qualche ora più tardi, ore in cui Federico stava per suicidarsi per tutte le volte che aveva aiutato Cristina a non cadere da cavallo o perlomeno farla stare dritta, decisero di fermarsi per "riposare"; e non avendo un argomento di cui parlare, nuovamente, a Cristina venne la brillante idea di raccontare un pettegolezzo; che novità.
"Come ti dicevo, lui le ha scritto una lettera così strappalacrime che probabilmente vorrei essere al suo posto! Capisci!!!" Federico era sdraiato sull'erba a pancia in su, mentre fingeva di essere interessato a quel discorso -"wow. E cosa c'era scritto?" "Beh tutta non la so, ma ricordo per certo alcune frasi.. com'è che era? 'ti ricordi quella volta in viaggio, quando imbarazzata mi parlavi dei tuoi sogni, i tuoi occhi brillavano e io ero lì ad ascoltarti perché mi interessava conoscerti, mi interessava sapere tutto, come mi interessa ogni singola cosa di te.' E altre cose dolci"
Federico ritornò con la mente a quel tragitto in carrozza che fece con Benjamin, quando il maggiordomo gli raccontava storielle di ogni tipo e lui lo guardava imbambolato, come se dalla sua bocca uscissero chissà quali versi di Shakespeare, perché lui riusciva a catturarlo, perché a lui interessava tutto quello che diceva, come ogni singola cosa di lui. In un attimo si alzò fingendo di avere un impegno, portò Cristina a casa e si recò in città, in quella locanda in cui era stato qualche sera prima con Benjamin e lì pranzò nello stesso tavolo ma da solo, alzando gli occhi distrattamente ogni tanto sperando di incrociare le iridi blu del suo maggiordomo, ma così non era, così non poteva essere.
A Federico mancava Benjamin. Benché fosse passato pochissimo dall'ultima volta che l'aveva visto, sentiva come un vuoto dentro di se, un vuoto provocato da una persona che in realtà non gli apparteneva, sentiva un peso sul cuore, sentiva come se qualcuno glielo stesse strappando, ma l'unico che lo stava facendo in realtà era lui stesso; stava procurandosi del male da solo.
Dopo pranzo fece un giro in centro, a piedi, e non poté evitare di passare davanti alla sartoria dove fece confezionare il vestito per Benjamin, e si ricordò del motivo per cui lo aveva fatto: doveva farsi perdonare, e anche questa volta, come quella precedente, Federico doveva chiedere scusa, dunque comprò due biglietti per lo spettacolo teatrale di quella sera stessa, non curandosi del prezzo né dell'argomento dello spettacolo stesso. Federico voleva portare Benjamin a teatro, e non gli interessava altro.

1901// fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora