Mai viaggio fu così dolce. Federico continuava ad accarezzare Benjamin facendogli domande su come avesse passato quei giorni, integrando ogni tanto i suoi stati d'animo. Benjamin dal canto suo era molto debole e stanco, rispondeva - se pur con il sorriso stampato sul volto - con periodi brevi alle domande di Federico, e anche se di solito aveva voglia di chiacchierare con lui di qualsiasi cosa, in quel momento aveva solo piacere di sentirlo parlare dolcemente e rilassarsi tra le sue braccia coccolato dalle continue carezze.
Cristina li aveva osservati tutto il tempo con un mezzo sorriso sul volto: doveva ancora abituarsi al pensiero che il suo futuro marito fosse innamorato di un uomo, forse non si sarebbe mai abituata ad una simile situazione che neanche il più fantasioso tra i romanzieri aveva mai immaginato, ma quasi sicuramente avrebbe imparato ad accettare la forza dell'amore e quanto questa potesse far bene e far male allo stesso tempo.
Non aveva mai visto Federico così naturalmente preso da una conversazione, non aveva mai visto il suo sguardo legato così strettamente ad un altro, non aveva mai visto le sue mani stringere e accarezzare qualcuno con la stessa intensità con cui stringeva il maggiordomo in quel momento e non aveva mai visto qualcuno annullarsi completamente tra le braccia di un altro, così come Benjamin stava facendo.
Cristina non aveva mai conosciuto l'amore sulla sua pelle, ma se avesse dovuto dare una definizione di tale concetto astratto, era sicura che da quel momento in poi avrebbe risposto con "Benjamin e Federico", perché secondo Cristina non c'era nessun altro, nemmeno nei più bei libri mai scritti, che meritasse di essere accostato a quel concetto: Benjamin e Federico erano l'amore, quello puro, reale, senza filtri, senza alcun tipo di scopo, senza macchie.
Benjamin e Federico si amavano per un solo e unico motivo: erano le persone giuste l'una per l'altra, erano in grado di capirsi senza bisogno di nulla, senza bisogno di parole superflue, erano in grado di amarsi e donarsi pur avendo il mondo contro, pur non avendo nessun appoggio, nessun punto di riferimento, nessuna speranza per restare uniti. A loro bastava guardarsi negli occhi per pochi secondi per essere felici, per capire di star facendo la cosa più giusta, per sapere di essere in grado di continuare ad amarsi quanto più a lungo possibile.Federico aveva intenzione di portare Benjamin da suo padre, ma prima avrebbe dovuto raccontargli cosa era successo in quei giorni. Non aveva avuto tempo per farlo, né Benjamin gli sembrava nelle condizioni più adatte per venire a conoscenza di tali avvenimenti. Aveva bisogno di Benjamin più lucido che mai per parlargli dei suoi piani, dunque lo portò nella solita locanda, che avrebbe potuto definire "loro", e lasciò che si addormentasse tra le sue braccia, protetto da tutti i mali del mondo.
"Ma buongiorno, finalmente ti sei degnato di svegliarti!" Scherzò Federico quando notò che Benjamin aveva aperto gli occhi. Era ormai pomeriggio inoltrato e nessuno dei due aveva ancora pranzato.
Il biondo chiese alle cameriere di poter mangiare in camera e - anche se non perfetto - il servizio fu accettabile, persino per uno che ai dettagli ci teneva, come Federico."Cioè tu mi stai dicendo che è stata davvero lei a pagare la cauzione? No, ti prego, dimmi come è passata da provare ribrezzo nel vedermi a pagare la cauzione per farmi uscire dal carcere? Cosa le è successo?" Benjamin bevve velocemente un sorso di vino rosso, quasi come se volesse mandare giù qualcosa di veramente duro.
Federico alzò le spalle "si è offerta lei di farlo, credo abbia capito quanto abbia sbagliato in precedenza e voleva rimediare" rispose, col sorriso sul volto. Benjamin scosse la testa incredulo, poi posò le posate nel piatto ormai vuoto: "allora? Che dovevi dirmi di tanto importante da non poterlo fare prima?" Chiese ancora, più entusiasta che mai, Federico spostò il carrello con i piatti e fece per sedersi quanto più vicino possibile al suo ragazzo, gli prese le mani e lo guardò dritto negli occhi: "sono stato da tuo padre ieri.." "che cosa?!" Lo interruppe subito "Ben, non sapevo dove altro cercarti, sono stato in città a chiedere a chiunque e sono riuscito alla fine a trovare solo il tuo vecchio indirizzo. Ho parlato con lui" Benjamin si passò una mano sul volto "sicuramente ti ha detto che sono un figlio che non riconosce, un uomo mancato e la sua più grande delusione. Grazie, non voglio saperlo. Vado a lavarmi." Sputò e fece per alzarsi, Federico lo trattenne "no, no, Ben. Ascolta" lo bloccò, prendendo di nuovo la sua attenzione "tuo padre ha voglia di vederti e chiarire con te" Benjamin rise "si, immagino" "sono serio, Ben. Gli ho detto che tu per me sei una persona importante. Gliel'ho detto, lo capisci?" Federico lo guardò serio "Fè se ti ha riso in faccia ti prego di non dirmelo non ne ho bisogno" "no Benjamin. Mi ha detto chiaramente di aver sbagliato con te, mi ha detto che vorrebbe rivederti e riallacciare i rapporti con il più piccolo dei suoi figli. Vuole darti tutto quello che non ti ha dato in questi anni e che ti meriti, amore." Benjamin rimase in silenzio per qualche minuto "non stai scherzando, vero?" Chiese sussurrando, Federico scosse la testa "mi ha detto che sai lavorare il vetro, te lo ha insegnato lui" sorrise e Benjamin fece lo stesso, annuì "il vaso nel tuo soggiorno l'abbiamo fatto io e lui, lo ha venduto a tuo nonno" ricordò sorridendo "davvero?" Chiese incredulo Federico, senza aspettarsi una risposta vera e propria.
"Se ne hai voglia possiamo andare da lui, anche adesso.""Non è una buona idea" ripeté Benjamin per la terza volta davanti alla porta della sua vecchia abitazione.
Federico gli prese il volto tra le mani e lo guardò fisso negli occhi "ascoltami Ben, tu hai bisogno di farlo, lui altrettanto. Non c'è alcun motivo per cui non dovreste parlarvi quindi ora bussi a quella porta e gli dici che gli vuoi bene. Stai tranquillo, io sono qui con te, lo sai." Concluse, baciandolo dolcemente. Benjamin respirò profondamente e si avvicinò alla porta, per poi bussare.
L'uomo aprì la porta, questa volta non chiese chi fosse. Davanti a lui suo figlio: cresciuto, più alto, più robusto, più uomo, ma sempre lo stesso bambino con lo stesso vizio delle mani sempre nelle tasche del cappotto. Dietro di lui il ragazzo del giorno precedente, il volto fiero, il cappotto lungo chiuso fino al collo, con un braccio che gli ricadeva morbido su di un fianco e l'altro dietro alla schiena di suo figlio, quasi per sostenerlo.
STAI LEGGENDO
1901// fenji.
FanfictionNel 1901 avere un sogno è difficile, quasi impossibile realizzarlo. Nel 1901 i ragazzi si amavano proprio come ai giorni nostri, ma quasi nessuno era così fortunato da poter veramente amare. Nel 1901 non puoi ribellarti alla società, rischi di mett...