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Ettore riuscì a convincere Federico ad accompagnarlo dai Sebastiani per accordarsi meglio possibile sulla gestione dei possedimenti che Federico aveva ceduto senza alcun minimo dubbio.
In realtà a Federico non importava nulla di quello che Ettore aveva da ridire o da contrattare, l'unico motivo per cui aveva accettato di accompagnarlo era riuscire a farsi dire il nome del convento in cui Cristina era stata mandata.
E così, mentre preoccupato Ettore annuiva alla lettura del contratto da parte di Umberto, Federico allungava lo sguardo sulla lunga pila di documenti sparsi sulla scrivania, in cerca di qualcosa che gli desse un minimo indizio.

"Signori, mi dispiace disturbavi" una domestica chiese il permesso per entrare "signor Sebastiani c'è il parroco, cosa devo dire?" Chiese, Federico si alzò "ci parlo io" disse, uscendo dalla stanza e recandosi in salotto.
"Don Mario, è un piacere vederla!" Esclamò stringendogli la mano e invitandolo ad accomodarsi. "È un piacere per me vedere che si trova in questa casa, dunque lei e la sua futura moglie vi siete riappacificati? È ritornata?" Domandò speranzoso "sono molto amareggiato ma.. ci sono cose che a volte non si possono superare.. comunque lei ora è sicuramente ben accudita e rifletterà sui suoi sbagli. Non è vero don Mario?" Chiese "beh certo, sono stato molte volte al monastero delle Monache clarisse del Sacro Cuore di Cristo, la Madre Superiora è una davvero una brava persona, sono sicuro che..." Federico si illuminò "come ha detto che si chiama, scusi?".

Inutile dire che Federico cercò di troncare la conversazione prima possibile.
Si era messo in viaggio in men che non si dica senza avvisare nessuno, solo Annette.
Non sapeva quanti giorni sarebbe rimasto via, né gli interessava saperlo, l'unico suo desiderio era arrivare da Cristina, trovarla e metterla al sicuro.
Il viaggio però, fu davvero lungo e nonostante Federico ne avesse di cose da pensare e programmare, non riuscì comunque ad impiegare tutto il tempo disponibile.

Aveva pensato molto, soprattutto a Benjamin e alle scuse che avrebbe dovuto fargli, aveva pensato ai bagagli da preparare, aveva fatto un calcolo veloce di tutte le spese di viaggio e del tempo che avrebbero dovuto impiegare, non facendosi mancare pernottamenti in alberghi di lusso francesi che non avrebbe certamente potuto non godersi. Sorrideva a immaginarsi le sue giornate con Benjamin, sentirlo parlare in quella lingua tanto romantica, sentirsi dire "ti amo" con il sorriso sulle labbra, quel sorriso che ormai da un po' mancava e di cui aveva bisogno tremendamente.

Si era addormentato pensandolo, era sicuro di star facendo la cosa giusta, ma aveva paura che qualcosa in Benjamin stesse cambiando.

"Signorino Federico, siamo arrivati." Il cocchiere lo svegliò, non si era reso conto di aver dormito tutta la notte e ora il sole freddo di dicembre era alto nel cielo.
Un grosso edificio in pietra si ergeva davanti ai suoi occhi, isolato dalla civiltà, l'unico edificio presente su quel monte e sui monti nelle vicinanze. Federico era spaventato da tutta quella solitudine, dal nulla circostante e dal silenzio assordante; si avvicinò al grosso portone di ferro e bussò, aspettando che qualcuno dall'interno uscisse per aprirlo.

"Va bé dai, non è così terrificante" commentò ta sé e sé una volta entrato, "vuol parlare con la superiora, signore?" Una suora abbastanza giovane aveva fatto entrare Federico senza alcun problema "ehm, io.. vorrei gentilmente parlare con Cristina Sebastiani, è una ragazza riccia alta più o meno quanto lei ed è.." Federico fu interrotto da una donna sulla mezza età che entrò nella stanza "suor Lina, può ritornare alle sue preghiere, al ragazzo ci penso io." Disse, fissandolo. "Lei dev'essere sicuramente la madre superiora!" Affermò Federico "si, lei chi è?" Chiese facendogli segno di accomodarsi, e Federico lo fece; "mi chiamo Federico Rossi, tra qualche giorno avrei dovuto sposare Cristina Sebastiani, credo che sia stata mandata in questo convento qualche giorno fa e ora avrei bisogno di parlarle" disse naturalmente "signor Rossi, io non posso darle informazioni private e dunque non posso nemmeno dirle se la ragazza che cerca è qui" spiegò la suora "ho parlato con il parroco della nostra città con cui so che voi interagite spesso e mi ha detto che era qui, ne sono abbastanza sicuro, ho solo bisogno di scambiare con lei qualche parola" "signor Rossi, io non so per quale motivo la ragazza sia stata mandata qui, ma sicuramente se la sua famiglia vuole che diventi una monaca di clausura non vorrà che la loro figlia veda qualche uomo, non posso concederle di.." Federico si alzò "se lei non mi porta qui la signorina Cristina esco da questa stanza e la cerco io personalmente. Non mi interessa se qui dovete stare tutte zitte a pregare e non potete nemmeno sapere come vi chiamate e.. "
"Federico" il ragazzo si girò a guardare verso la porta e tirò un sospiro di sollievo quando vide che a chiamarlo fu proprio lei: Cristina. Si avvicinò per abbracciarla e fu sollevato nel vederla ancora con i suoi abiti da signorina: "quanto bisogna pagare qui per tirarti fuori? Stavo pensando che magari posso darti una parte di ciò che ricaverò dalle vendite e.." Cristina sorrise nel vederlo veramente interessato a lei, ma lo frenò prima che potesse dire altro "io non voglio andare via, tranquillo" il ragazzo si bloccò "c-come non vuoi? E-e tu che farai nel senso io non ti posso aiutare se tu rimani qui e io vado a Parigi" "lo so, ma io voglio restare qui, sul serio!" Cercò di convincerlo la ragazza, Federico fece qualche passo indietro e si sedette sul bordo di una poltrona "questo non è il tuo ambiente, tu non vuoi questo dalla vita.." sussurrò, la superiora uscì dalla stanza e chiuse la porta alle sue spalle, Cristina spostò una sedia vicino alla poltrona, così da poterlo guardare negli occhi "ascoltami bene, Federico. Il mio ambiente non è questo, è vero, ma il mio ambiente non è neanche quello in cui ho vissuto fino ad ora." Strinse la sua mano "se ti stai chiedendo se diventerò suora: no, non ho alcuna intenzione di farmi monaca" rise, facendo spuntare un sorriso anche sul volto stanco e sconvolto di Federico "questo posto oltre ad essere un monastero è un collegio per ragazzine, cercavano qualcuno che sorvegliasse le 13 ragazze e che insegnasse loro a ricamare, cucire e fare acconciature per capelli, ho chiesto alla superiora se avessi potuto ricoprire questo ruolo in quanto ormai troppo grande per frequentare il collegio come alunna e senza alcuna vocazione per diventare una suora, mi ha dato il permesso." Federico sembrò capirci qualcosa "io sto bene qui, mi sento utile. Non potresti mai comprendere quanto per me sia essenziale sentirmi utile!" Terminò, con il sorriso sulle labbra.
Federico ci mise qualche attimo, poi annuì e sorrise a sua volta: "se sono qui è perché io davvero ti voglio bene, Cristina. Se volevo portarti via è perché avrei voluto che tu fossi felice, ma in tutta sincerità non ti ho mai vista così felice e convinta di qualcosa e tutto ciò mi fa stare veramente bene. Mi hai spiazzato!" Sorrise ancora, poi la abbracciò forte.
Non era un abbraccio da addio, lo sapevano.
Si sarebbero rivisti, magari dopo qualche anno, magari dopo qualche decennio.
Si sarebbero rivisti prima o poi.
Non era un abbraccio da addio, non erano tristi, né felici a dirla tutta.
Erano speranzosi, perché qualcosa di bello stava arrivando, e loro lo sapevano, lo sapevano entrambi.

1901// fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora