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"Vuoi fare un giro? Ci facciamo portare in città?" Federico aveva portato Benjamin in soffitta, lì era sicuro che nessuno sarebbe andato a disturbarli e stava facendo di tutto per farlo sentire al sicuro "c'è una tempesta fuori e tu vuoi fare un giro? Dai lascia stare" "Benjamin ora smettila, ti ho detto che non succederà niente: nessuno ti farà andare via da questa casa. Stanne certo." Benjamin annuì rassegnato e ritornò a guardare fuori dalla grande finestra. Federico si avvicinò e si sedette accanto a lui "ti ricordi quando sei svenuto, quando sei tornato da Roma?" Gli chiese, Benjamin annuì rivolgendogli lo sguardo "ti sei preso cura di me" continuò al suo posto, "e ti ricordi quando mi sono immerso, lì al fiume, per cercare te?" Benjamin annuì ancora "ti avevo fatto spaventare" sorrise "e quando non riuscivamo più a togliere l'anello dal tuo dito?" Benjamin si morse le labbra "abbiamo riso così tanto, avevo già immaginato tutti i giorni della mia vita con l'anello incastrato" Federico sorrise al ricordo "e invece ti ricordi quando ti ho praticamente costretto ad andare a teatro per farmi perdonare?" Intrecciò le dita con le sue "Certo che mi ricordo, una noia mortale" "e quando nel mezzo della notte mi sono svegliato e ho svegliato anche te perché avevo voglia di baciarti?" "Oh si, non ti ho mai odiato così tanto" Benjamin finalmente sorrideva "vedi quante cose abbiamo fatto? Le rifarei tutte, da capo, ogni singola cosa, Ben. E sai perché le ricordiamo col sorriso?" Gli chiese mentre gli passava una mano sulla schiena "perché le abbiamo fatte insieme, Benjamin. Abbiamo fatto tutto insieme, abbiamo costruito la nostra storia mattone su mattone, un po' alla volta fino a farla diventare qualcosa di solido, indistruttibile, Benjamin. Nessuno ci butterà giù, nessuno, ma tu devi stare tranquillo e ricordare che ci sono sempre io al tuo fianco, sempre." Benjamin abbracciò istintivamente Federico, un abbraccio in cui cercò di aggrapparsi con tutte le sue forze. Un abbraccio che significava aiuto, amore, speranza. Un abbraccio che sapeva di casa. Federico era la sua casa.

"Per me dovrebbe farlo, insomma, è la soluzione più logica, lo licenzi! Federico sta per sposarsi e sappiamo bene che a casa dei Sebastiani non potrebbe andare né a lavorare né a viverci come ospite di Federico." erano ormai passate diverse ore dall'accaduto, Ramiro si era recato nello studio di Ettore per aiutarlo a capire il da farsi da quel momento e anche per valutare non solo la sorte di Benjamin, ma anche la sua:

"Ramiro, mio figlio è capace di non sposarsi pur di non metterlo in mezzo alla strada, io so com'è fatto. È la fotocopia di suo nonno materno, purtroppo. Neanche muore quella canaglia, continua a darmi rompicapi anche da moribondo."

Annette ascoltò per caso qualche parola dal salotto, ma non capì perfettamente, dunque si avvicinò alla porta dello studio per origliare:

"Suvvia, signor Rossi, lasciamo perdere suo suocero. Si tratta di suo figlio, deve decidere. Cosa vuole fare?"

"Purtroppo devo fare finta di niente. Non c'è niente che io possa fare. L'invertito resterà qui come maggiordomo, almeno fino a quando Federico non si sposerà."

"Ma io non capisco! Cosa la frena? Ha paura che suo figlio lo ospiti qui? Lei sa, vero, che ha il potere di cacciarlo via?! È pur sempre casa sua!" Ramiro stava cominciando ad alterarsi

"È qui che ti sbagli! Tutta la tenuta è intestata a Federico, è tutto suo, tutto! Ogni singolo centimetro è suo qui dentro!" Confessò

"C-cosa? E questo Federico lo sa?" Ramiro sgranò gli occhi

"No che non lo sa e non deve assolutamente saperlo.. o probabilmente niente, assolutamente niente andrà secondo i piani.." Ettore gettò la testa all'indietro sulla poltrona

"E come ha intenzione di risolvere?"

"Cercherò di comprargliela quando sarà sposato e riceverà una percentuale sui terreni dei Sebastiani.. è l'unica cosa che posso fare."

Il primo pensiero di Annette fu quello di riferire tutto a Federico, quelle informazioni avrebbero potuto cambiare tutto, poi però ci ripensò, non aveva una vera e propria motivazione per farlo, non avrebbe dovuto saperlo e forse c'era una spiegazione a tutto.

Decise di stare zitta, in fondo lei era solo una ragazza, e "le ragazze non si occupano di queste cose" continuava a ripetersi, soprattutto se tutto ciò avrebbe potuto sfasciare l'intera famiglia.

Annette non aveva altro che Federico, lo amava più di qualsiasi altra persona, lui era il suo unico punto di riferimento. Era consapevole del fatto che sarebbe potuto andare via, dunque quasi egoisticamente, ma con un nodo alla gola, decise di fare finta di niente e ritornare in camera sua.

Forse se ne sarebbe pentita.

"Federico ti lascio scegliere, coniglio con patate o coniglio con piselli?"

Per tutto il giorno Federico non aveva lasciato Benjamin da solo nemmeno per un minuto, lo aveva seguito nelle faccende domestiche e ora era con lui in cucina, mentre preparava la cena "ah, quale onore! Piselli? Si piselli." Rispose, quasi esausto, Benjamin aggrottò la fronte "ma fammi capire, io lavoro e tu ti stanchi? Secondo quale legge della fisica?" domandò scherzosamente "non sono stanco, solo che tu almeno ti tieni impegnato io non so che fare" disse sbuffando "potresti aiutarmi?" Federico alzò gli occhi al cielo "oh dai, ti pare?" Disse, facendo ridere Benjamin "guarda che se un giorno abiteremo insieme, condivideremo tutto, anche le faccende e non dire di no perché se no..." il sorriso sulle labbra di Federico diventò man mano una smorfia, abbassò lo sguardo e deglutì guardandosi le punte dei piedi; Benjamin ritornò serio, non aveva mai pensato ad un futuro in questo senso con Federico: vivere in una casa insieme con lui, da soli, senza considerare il suo imminente matrimonio, senza considerare il fatto che non fosse possibile neanche lontanamente che un signorino come Federico andasse a convivere con un maggiordomo.

Benjamin non ci aveva mai pensato, in fondo era passato così poco tempo da quando si erano conosciuti, eppure in quel momento gli era sembrato così naturale fare un simile riferimento, gli era sembrato così semplice che una cosa di quel genere sarebbe potuta accadere a loro due.

Si rese conto per la prima volta che i suoi piani per il futuro erano cambiati, non che non volesse più andare in Francia, ma voleva farlo con lui, e se non fosse stato possibile probabilmente ci avrebbe rinunciato, per stare con lui.

Benjamin non lo aveva ancora realizzato, quasi non voleva ammetterlo a se stesso, ma non avrebbe mai abbandonato Federico.

Mai per nessun motivo, neanche il suo più grande sogno.

"Mi dispiace se ho detto qualcosa che ti ha infastidito, Fede." Confessò pentito "non so perché l'ho detto.. mi sono fatto prendere dal momento"

"Sta tranquillo, non sei tu che mi infastidisci." Rispose, alzandosi dalla sedia e raggiungendolo dietro al bancone per poi avvicinarsi ed abbracciarlo: "è questa vita che mi infastidisce, è questa condizione, è questa famiglia, non sei tu." Gli ripetè, col mento sulla sua spalla.

Una lacrima rigò il volto di Benjamin "mi dispiace che io non possa darti niente" gli sussurrò "ma credimi che se potessi ti darei il mondo" continuò, Federico gli prese il viso tra le mani "non devi farti questi problemi, Ben, ti prometto che troveremo un modo per stare insieme" Gli promise "al costo di vivere di elemosina, purché insieme."

"Se le mie orecchie funzionano ancora, credo che non servirà l'elemosina, Fè."

1901// fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora