"Io ti avrei detto di sì."
Un fiume di emozioni stava straripando dentro Federico. Per un attimo non pensò a niente, non penso alla sua condizione sociale e a quella di Benjamin, non pensò al suo imminente matrimonio combinato, non pensò ai suoi genitori, non pensò al giudizio.
Le parole di Benjamin gli fecero capire quanto in realtà volesse che a dirgli di sì fosse stato lui, gli fecero capire che era arrivato ad un punto di non ritorno con il suo maggiordomo ormai e che lui stesso -anche avendone la possibilità- non sarebbe voluto tornare indietro.
Federico boccheggiò più volte: "B-B-Ben.." sussurrò, tenendo fissi gli occhi in quelli di Benjamin che cominciava a sbiancare, e che poi piano scese dal bracciolo sedendosi accanto a lui sulla poltrona decisamente troppo larga: "se tu volessi.. se tu avresti fatto a me la proposta di matrimonio io ti avrei detto di sì, e ti avrei detto di sì senza pensarci e senza pensare alla forma dell'anello, senza pensare a quanti diamanti ha sopra e senza pensare ad altro che a te." sussurrò torturandosi le mani, Federico rimase qualche momento a bocca aperta, poi Benjamin continuò "quello che voglio dirti, è che dovresti fregartene sinceramente dell'anello, non è un altro che un simbolo. Se vuole, se proprio vuole sposarti, dirà di sì con le lacrime agli occhi, e le lacrime non gli permetteranno di guardare l'anello.." la voce di Benjamin andava spezzandosi man mano, pensava tutto quello che stava dicendo, ma semplicemente non lo voleva per Cristina. Federico dal canto suo in un primo momento aveva creduto che le parole di Benjamin fossero una vera e propria dichiarazione, e si sentì stupido quando capì che si era usato solo come esempio: "si, ho capito." Rispose, poi abbassò lo sguardo "solo che, che io non voglio sposarla, e lei sicuramente non vuole sposare me."
Gli occhi di Federico incrociarono di nuovo quelli di Benjamin: "allora non lo fare."Le ore erano passate velocemente, era già notte fonda quando Benjamin controllò l'orologio da taschino, stava per alzarsi dal letto sul quale si erano sdraiati a parlare: "aspetta, sono le 3, se qualcuno ti vedesse si insospettirebbe, non credi?" Fece notare Federico, Benjamin si guardò intorno "che faccio mi calo dalla finestra?" Scherzò, Federico rise "no, scemo, resta qua, il letto è fin troppo grande per una sola persona" disse con un pizzico di disagio "non posso restare qua, sei impazzito?" Benjamin si alzò e indossò la giacca poggiata sulla poltrona, Federico si alzò dal letto e lo raggiunse "si, sono pazzo." affermò "resta qui, abbiamo già dormito insieme, no?"
Il maggiordomo ci pensò per qualche secondo, poi si guardò intorno e sorrise a Federico "e va bene, ma solo perché il mio letto in confronto al tuo è un sasso!" Disse, prima di togliere di nuovo la giacca, le scarpe e avvicinarsi al letto; "dormirai lo stesso scomodo così" commentò Federico indicando i vestiti stretti del maggiordomo; Benjamin annuì e con gli occhi fissi in quelli del biondo di fronte cominciò a sbottonare la camicia lentamente, mostrando gli addominali al ragazzo seduto sul letto che non riusciva a toglierli gli occhi di dosso.
Federico era convinto di poter reagire male: la saliva nella bocca gli mancava, stranamente sembrava che il cuore avesse smesso di pompare e che i polmoni si rifiutassero di farlo respirare. Cercava di ripetersi mentalmente di respirare piano, di contare fino a 10, ma l'unica cosa che riusciva a fare concretamente era maledirsi per i continui pensieri che stava avendo.
Qualcosa però, decise di evitargli anche questa volta una pessima figura: evidentemente qualcuno dall'alto gli voleva bene. Improvvisamente si girò con la scusa di dover prendere dall'armadio un vecchio maglione abbastanza largo, che poi passò al ragazzo che nel frattempo si era girato di spalle.
Ci fu un attimo di imbarazzo quando entrambi entrarono nel letto: Federico aveva gli occhi fissi al soffitto, le mani incrociate sul ventre, era teso come una corda di un violino; Benjamin invece era sdraiato di lato, con le spalle rivolte verso Federico, ma non restò così per più di due minuti, perché d'un tratto si girò verso il biondo, il quale rivolse a lui lo sguardo: "lo hai più finito quel libro?" Sussurrò, Federico accennò un sorriso "quello era il mio libro preferito da bambino, l'ho letto circa cento volte, so come finisce" replicò sussurrando; una leggera smorfia di dispiacere prese spazio sul volto di Benjamin, Federico se ne accorse e probabilmente per tranquillizzarlo si avvicinò a lui, fino a far quasi sfiorare i nasi.
Qualche secondo più tardi riprese a parlare se possibile ancora più piano: "lo so che anche tu lo hai finito" affermò "vuoi chiedermi qualcosa?" domandò cercando la sua mano sotto le coperte, Benjamin annuì e senza staccare lo sguardo dagli occhi di Federico chiese: "qual è il tuo sogno?" il biondo trovò la mano del ragazzo e cominciò a carezzarla senza chiedere il permesso, poi la strinse con un breve sorriso di soddisfazione: "il mio sogno?" Chiese a sua volta "l'amore" continuò e si sistemò ancora più vicino al moro "sei tu." concluse.
Benjamin sussultò e indietreggiò qualche centimetro, la mano di Federico strinse ancora di più la presa, quasi per non perderlo. Pensava di aver fatto qualcosa di sbagliato, si stava già pentendo di tutto quello che aveva detto, quando poi però notò le guance di Benjamin diventare fuoco e un leggero sorriso sulle sue labbra si calmò e riprese a parlare: "buonanotte, Ben" sussurrò, "buonanotte, Fè" rispose l'altro.Il sole che entrava dalla finestra era troppo forte, era tardi di sicuro. Che ore erano? Perché Benjamin non aveva ancora bussato alla porta??
I primi pensieri di Federico erano confusi al mattino, ma bastarono pochi secondi prima che ricollegasse il tutto.
Spalancò gli occhi: nessuno era accanto a lui, la sua mano stringeva solo un groviglio di lenzuola. Si alzò e si sedette immediatamente, gli occhi vagavano spaventati alla ricerca di qualcosa che gli confermasse che tutto quello che era successo la notte precedente non era un sogno, il cuore cominciò a battere veloce, poi notò qualcosa, e ricominciò finalmente a respirare: il maglione, quello che aveva prestato a Ben per dormire, piegato alla perfezione sull'angolo del letto. Si avvicinò, cercava qualcos'altro di lui: si aspettava una margherita o un semplice bigliettino, ma nulla, solo un maglione piegato perfettamente.
La sveglia segnava le 9 ormai, probabilmente gli aveva evitato di svegliarsi due ore prima con una scusa.
Si preparò velocemente e corse al piano di sotto, sulle scale quasi si scontrò con una domestica che lo liquidò con un buongiorno frettoloso, trascinava un borsone del padre, quello che usava per i viaggi veloci, pensò si trattasse di un viaggio di lavoro ma quando arrivò nel soggiorno, notò altre borse poggiate sui divani, suo padre intento a parlare col cocchiere, sua madre in lacrime e Annette che cercava di consolarla.
"Ma che è successo?" Chiese spaventato Federico avvicinandosi alla madre, fu però Annette a parlare "Fede scusa se non ti abbiamo avvisato, il maggiordomo ci ha detto che hai avuto una brutta notte e che non scendevi per colazione. Abbiamo ricevuto un telegramma dalla Spagna, il nonno sta male, è tra la vita e la morte e dobbiamo partire subito." Federico sentì un vuoto dentro di sé, boccheggiò in cerca di qualche cosa da dire "va-va bene, hanno già preso le mie cose?" Chiese tremante "no, tu devi restare qui. Nostro padre ha detto che non possiamo lasciare la villa incustodita." rispose la sorella "ma.. io.." Ettore si avvicinò al ragazzo "Federico, ascolta, ho bisogno che tu resti qui, non sappiamo per quanto tempo saremo in Spagna, forse due giorni, forse un mese, non possiamo permetterci di lasciare la villa per così tanto tempo e ti ricordo che tu stai per sposarti, a maggior ragione non puoi farlo."
Il biondo, con lo sguardo perso nel vuoto, annuì solamente: non riusciva a formulare una frase, né semplicemente a rispondere con un monosillabo. Guardò per un momento Annette negli occhi, ci leggeva la sua stessa preoccupazione: "salutamelo" sussurrò, prima di salire di nuovo le scale e richiudersi in camera da letto.
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1901// fenji.
FanfictionNel 1901 avere un sogno è difficile, quasi impossibile realizzarlo. Nel 1901 i ragazzi si amavano proprio come ai giorni nostri, ma quasi nessuno era così fortunato da poter veramente amare. Nel 1901 non puoi ribellarti alla società, rischi di mett...