7

1K 101 7
                                    

Benjamin non aveva mai conosciuto nessuno come Federico: dal primo momento in cui l'aveva visto la sua vita era diventata una montagna russa, lo portava in alto, gli dava affetto, amicizia vera, e poi lo disprezzava avidamente, come se fosse uno zerbino, come se fosse l'ultimo uomo sulla faccia della terra.
Benjamin non aveva ancora ben inquadrato il suo carattere, nonostante osservarlo lo aiutasse molto a capire cosa avesse, ma di una cosa era sicuro: di Federico si fidava, e si sarebbe fidato di lui in qualsiasi occasione.
Per tutto il viaggio di ritorno a casa gli aveva raccontato di vari aneddoti della sua vita; gli aveva raccontato di quando il fioraio gli diede delle rose da consegnare ad una signora del palazzo di fronte, ma che lui aveva capito male e le consegnò ad una ragazza che viveva al piano di sotto e che tra l'altro stava per sposarsi e il suo futuro marito aveva tutte le intenzioni di colpirlo forte sul viso, ma che lui riuscì a scappare. Gli aveva raccontato di quando suo fratello gli lasciò il cane per andare a lavoro, e lui lo fece scappare e passò tutta la giornata a cercarlo per il quartiere, gli aveva raccontato delle galline di suo nonno, a cui aveva dato un nome, e Federico ascoltava tutto senza mai annoiarsi, senza mai smettere di sorridere, e il viaggio di ritorno gli sembrò più breve e piacevole.
Benjamin non si era mai sentito tanto appagato.
I giorni passarono tranquillamente tra una chiacchiera e l'altra, fortunatamente non c'era più stata da parte di Federico l'arroganza che c'era stata nei primi giorni. Era anche andato a trovare -forzatamente- Cristina, ma tra i due non scorreva buon sangue e la loro chiacchierata durò il tempo di un the.
Nel tardo pomeriggio Federico doveva ritirare il vestito per Benjamin, in sartoria, e nonostante si sentisse poco bene, decise di andare lo stesso in compagnia di quest'ultimo: "non dovevamo venirci" ripetè Benjamin per la quarta volta "sei pallido" continuò "e le temperature sono calate, dovresti coprirti meglio" -"Benjamin, sto bene, devo solo ritirare un vestito, quanto ci metteremo? 10 minuti? Su forza."
-
"E dai Benjamin, smettila, ti sta benissimo!" Esclamò Federico per l'ennesima volta
"Ma, Federico, non saprei quando indossarlo!" Federico alzò di nuovo gli occhi al cielo "ti invito a teatro e lo indosserai, va bene?" Benjamin in un primo momento rimase impietrito, tanto era stupito da quella affermazione così diretta, poi deglutì più volte, come se la saliva scarseggiasse nella sua bocca e infine un lieve "va..va bene.." tranquillizzò il sarto, già pronto ad incassare più di quanto avesse guadagnato per l'intera settimana. Federico sorrise sincero e pagò, per poi aspettare il moro appena fuori al negozio: la piazza era sempre piena di gente, a qualsiasi ora del giorno e per qualsiasi motivo e nonostante Federico avesse per tutta la sua vita desiderato di vivere in campagna, ora che si trovava lontano dalla città un po' gli mancava.
"Ho fatto, possiamo andare" disse Benjamin chiudendo la porta alle sue spalle "perfetto" rispose Federico incamminandosi verso la carrozza "vedi? Ci abbiamo messo pochissimo" continuò.
Quando furono nella carrozza diretta a casa Federico cominciò ad avvertire brividi e un forte mal di testa, nonostante cercasse di nasconderlo, il ragazzo di fronte a lui sapeva riconoscere una faccia sana da una dolorante; dopo qualche protesta riuscì a sedersi accanto a lui facendo appoggiare la testa del biondo sulla sua spalla e 5 minuti più tardi, Federico sembrava dormire, la temperatura era evidentemente aumentata e il maggiordomo non gli aveva staccato gli occhi di dosso nemmeno per un secondo. All'improvviso un rumore proveniente dalle ruote fece svegliare il ragazzo ammalato mentre la carrozza si fermava: "che succede?" Chiese confuso Federico "ora controllo" rispose Benjamin, uscendo dalla carrozza, "si è rotta la ruota, si è proprio sganciata" disse il maggiordomo a voce alta per far ascoltare il biondo all'interno. Solo dopo qualche minuto in cui parlò con il cocchiere, Benjamin si decise a risalire per avvisare il ragazzo "Federico, il cocchiere dice che è troppo tardi per chiamare qualcuno, in più siamo in mezzo al nulla, tu ce la fai a camminare per tornare indietro?" Il biondo si sistemò meglio la giacca che aveva addosso e cercò di aprire gli occhi "mhmh, dove andiamo?" Sussurrò, aveva il viso rosso per la febbre e la voce impastata dal sonno, sembrava un bambino e Benjamin non poté fare a meno di sorridere guardandolo: "C'è una locanda che abbiamo superato da 1,5 km al massimo, non dovremmo metterci molto, non credo tu sia nelle condizioni fisiche per affrontare un viaggio troppo lungo a piedi." Federico semplicemente annuì, poi scese dalla carrozza aggrappandosi alle spalle di Benjamin che lo aiutò quanto meglio possibile a reggersi in piedi. Per tutto il viaggio in cui Benjamin tolse la giacca per coprire meglio il più piccolo, Federico era completamente appiccicato al corpo del più grande, nonostante fosse qualche centimetro più alto e nonostante la sua condizione sociale non gli permettesse di poter dipendere da un maggiordomo, ma poco gli importava. Arrivati alla locanda, i ragazzi entrarono mentre il cocchiere proseguì il viaggio verso la città in cerca di qualcuno che potesse aiutarlo, Benjamin prese una camera doppia: l'idea di dover lasciare il ragazzo con la temperatura molto alta non lo convinceva per niente, e in più Federico non era così cosciente da potersi permettere di controbattere, dunque fece a modo suo e arrivati in stanza, si prese cura di lui quanto meglio poteva con il poco che aveva a disposizione. Qualche ora più tardi, quando Federico dormiva beatamente, Benjamin ne approfittò per sbottonare la camicia e togliere le scarpe restando comunque vigile, solo a qualche metro di distanza, ma ciò al ragazzo sembrava non andare bene, perché non fece in tempo a girarsi che: "mh..Ben.." il maggiordomo in un primo momento si accigliò, poi sorrise sentendo di nuovo quel nomignolo affibbiatogli provenire dal ragazzo febbricitante "Ben.. io.." Benjamin si avvicinò al letto, sedendosi accanto a Federico che sembrava volergli dire qualcosa "dimmi, sono qui" gli sussurrò piano "Benjamin.. io.. devo chiederti scusa", il ragazzo sorrise non pensando ci fosse niente di cui Federico avrebbe dovuto scusarsi "va bene, ora dormi" disse facendo per alzarsi, ma Federico gli bloccò la mano con le poche forze che gli erano rimaste e continuò "scusami per come ti ho trattato in questi giorni, scusami per ciò che ti ho detto e se ti ho ferito, perdonami perché non ti meriti neanche un po' di cattiveria, sei una bellissima persona e posso solo ringraziarti per tutto quello che fai per me.. e poi comunque, quando non c'eri mi sei mancato" disse prima di cadere nuovamente in un sonno profondo, lasciando Benjamin con il cuore in gola, il sorriso stampato in faccia e la mano intrecciata con quella del ragazzo che gli stava cambiando la vita, ma lui neanche lo sapeva.

1901// fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora