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I giorni passavano velocemente e i preparativi per il matrimonio andavano avanti ed erano ormai quasi terminati.
Benjamin aveva riprovato più volte a tirare fuori l'argomento "trova un modo per non sposarti", ma Federico cercava sempre di deviare il discorso o di rimandarlo ad un altro momento, e ciò faceva innervosire Benjamin che, nonostante tutto, non riusciva ad avercela con lui.
Dal canto suo Federico non aveva mai veramente smesso di pensarci, tuttavia cosa avrebbe dovuto fare? Tutto sembrava ormai essere pronto, come avrebbe potuto quantomeno provare a bilanciare le cose?

"Ciao Annette, che ci fai tutta sola qui?" Federico si sedette accanto alla sorella sul prato del giardino, era inverno ormai inoltrato, ma il freddo non era così pungente e permetteva, a chi volesse, di restare da solo ad ammirare il cielo serale "penso" rispose soltanto e con tono freddo "beh? Non hai cenato?" Chiese ancora Federico sorridente pizzicandole la guancia "si, ho mangiato in cucina" "e come mai sei triste?" Chiese ancora "non sono triste, anzi mi chiedo perché tu non lo sia." Federico non capì ma cercò comunque di risponderle: "non sono triste perché ho tutto quello che voglio vicino a me: te, Benjamin.." Annette alzò gli occhi al cielo "Cristo, Federico. Come fai ad essere così calmo? Come? Stai per sposarti, ti rendi conto che non potrai più rivederlo? Come fai a fregartene? Non ci pensi a lui? Non pensi a come starà? Non pensi a te e come starai dopo?" Domandò nervosa Annette, Federico restò qualche secondo fermo a guardarla negli occhi: si aspettava comprensione da sua sorella, appoggio, certamente non che lo giudicasse per come si comportava "Annette, so già che smetterò di stare bene dal momento in cui mi sposerò, ma non posso fare altrimenti. Devo sposarmi. Devo farlo e non serve che tu mi ripeta ogni volta che sarà un disastro tra me e Benjamin e che vivrò di merda dopo perché io lo so già." Sputò alzandosi "vorrei che tu capissi che sto cercando di vivere la mia vita - fino a quando potrò chiamarla così - nel modo più sereno possibile e provando a non illuderlo. Se dovrà finire vorrei non avere rimpianti e ricordarlo come la persona più importante della mia vita." Concluse, per poi ritornare all'interno.

Cosa avrebbe dovuto fare Federico? Quale scusa avrebbe dovuto utilizzare per mandare a monte quel maledetto matrimonio?

Federico era sempre stato un sognatore: aveva sempre messo l'amore, il suo grande sogno, prima di ogni cosa, ma dopotutto era anche molto realista e da quando aveva capito di valere qualcosa per qualcuno e soprattutto da quando aveva capito che valeva davvero la pena vivere con un motivo con il quale e per il quale alzarsi la mattina, aveva cominciato a pensare alle conseguenze delle sue azioni e soprattutto al bene di una sola e unica persona: Benjamin. Sarebbe stato più facile per quel ragazzo essere costretto a scappare e vivere nascondendosi, rinunciando alla libertà, rinunciando al suo sogno di trasferirsi per studiare, rinunciando alla possibilità di una vita stabile piuttosto che trovare qualcun altro, magri libero e disposto a dargli tutto ciò che Federico invece non avrebbe mai potuto dargli e continuare a sognare?
Sarebbe stato sicuramente difficile, anche per lui stesso, dimenticarlo. Ed era molto probabile che non ci sarebbe mai riuscito; forse Federico non si sarebbe mai perdonato di averlo fatto, eppure sembrava l'unica soluzione.
Per il momento aveva solo una gran voglia di baciarlo.

Ramiro aveva visto Federico e Annette discutere -o almeno era quello che aveva pensato stessero facendo, non avendo avuto modo di sentire-.
Seguì Federico quando lo vide salire i gradini della scala interna a due a due diretto in camera sua, lo chiamò per attirare la sua attenzione, ma quest'ultimo sembrò non sentire, forse troppo preso dai suoi pensieri.
Continuò a seguirlo fino a quando prima di voltare l'angolo sentì un'altra voce, abbastanza familiare e si bloccò ad origliare: "il tempo di riordinare in salotto e posso staccare" sentì "va bene, ti aspetto. Nel frattempo mi metto a letto perché sto gelando" parlò Federico, forse che l'altro era Benjamin? "Mh mh" sentì ancora, poi un bacio.
L'evidente rumore provocato dalle labbra che si  incontrano decise. Un bacio veloce, frettoloso, naturale.
Ramiro sgranò gli occhi, non riuscì a muovere alcun muscolo: nonostante Ettore gli avesse più volte confermato di averli sentiti chiaramente, qualcosa dentro di lui gli dava modo ancora di non crederci, che non fosse tutto vero. Ma invece lo era.

"Signor Rossi, posso entrare?" Ramiro era corso alla porta dello studio di Ettore
"Stavo per salire a dormire, che c'è?" Domandò con gli occhi su dei fascicoli
"Credo che.. credo che.. suo figlio.. il maggiordomo.. ecco loro due..."
Ettore tolse gli occhiali e lo fissò "ehm.. credo che si vedranno. Tra poco, in camera di suo figlio. Potremmo sorprenderli, dobbiamo solo aspettare che il maggiordomo salga al piano di sopra e seguirlo un attimo dopo. Questa volta non ci scappano."

"Fè? Dormi?" Benjamin aprì piano la porta della stanza di Federico e la chiuse allo stesso modo, si avvicinò per mettersi a letto con lui: "no, ti aspetto sempre" sorrise.
Benjamin si sedette di spalle, tolse le scarpe e la giacca, Federico non aspettò che facesse altro: gattonò fino ad arrivare a lui e lo strinse in un abbraccio da dietro, Benjamin si girò per baciarlo, poi si girò di nuovo per cominciare a sbottonare la camicia mentre Federico continuava a baciargli il collo.

Il rumore di passi pesanti in corridoio.
Sempre più forti. Sempre più veloci.

Benjamin bloccò i movimenti, spostò la testa verso la porta.

Si spalancò.

Tutto ciò che accadde in quel momento fu così veloce, eppure così lento nelle menti di entrambi. 

Ettore si posizionò al centro della stanza, Ramiro dietro di lui.
Federico si staccò velocemente indietreggiando, il suo volto era così pallido, spaventato, il cuore sembrava essergli scoppiato.
Benjamin si alzò in piedi, gli occhi sgranati, il respiro affannato, il tremore delle gambe, delle mani.

"Va fuori di qui." Gli ordinò serio come non mai Ettore, indicando con la mano la porta dietro di lui.
"No.. no, no papà" Federico cercò di calmarlo avvicinandosi al padre "Federico sta zitto" "non mandarlo vi.." continuò "STA ZITTO!" Urlò. Federico fece un passo indietro.
"Mi sposerò lo stesso, farò ciò che vuoi, ma ti prego non mandarlo via..."
"FEDERICO STAI ZITTO O DENUNCIO ANCHE TE ALLA GUARDIA CIVILE!"
Federico sgranò gli occhi, perse il fiato.
Benjamin rimise le scarpe e si avvicinò tremante "la prego, andrò via e non mi vedrà mai più, ma non chiami la guardia civile, non lo faccia, le giuro che.." Ettore strinse il colletto della camicia di Benjamin in un pugno e lo guardò fisso negli occhi "Vai. Via. Da. Questa. Casa. Subito." Gli ordinò, Benjamin guardò Federico per un secondo che sembrò l'eternità: la prima stretta di mano, il primo sorriso, il primo sguardo consapevole, il primo bacio, la prima volta. Tutto era racchiuso, sigillato in quell'ultimo sguardo, in quell'ultima volta che i loro occhi si sarebbero incrociati.

Benjamin andò via, per sempre.

1901// fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora