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Federico aveva lasciato Benjamin con suo padre nella sua vecchia casa, fu un po' strano riaddormentarsi col pensiero di averlo  finalmente trovato, di sapere in quel momento dove si trovasse, di sapere che stesse bene, ma di non averlo accanto. Gli mancava: aveva bisogno di stringerlo forte, di dormire con lui, di toccarlo, di baciarlo, di fare l'amore con lui più di ogni altra cosa.. ma Benjamin aveva forse più bisogno di passare del tempo con un pezzo importante della sua famiglia che aveva dopo tempo ritrovato. Soltanto il pensiero che il mattino seguente gli avrebbe portato un mazzo di margherite e dei dolcetti per la colazione riuscirono distrarlo e, con le immagini di una sua probabile reazione davanti agli occhi, si addormentò.

Annette lo aveva guardato per tutto il tempo: Federico sembrava tranquillo, continuava a spalmare il burro sul pane tostato e a bere spremute d'arancia come se nulla fosse, come se niente nella sua vita fosse cambiato neanche di un particolare.
Era stato fuori praticamente tutto il giorno precedente senza dare spiegazioni, era ritornato solo per cenare ed era risalito in camera così presto da non finire nemmeno la metà della zuppa.
Quella mattina era particolarmente tranquillo: non uno sguardo, non una parola, non un gesto avrebbero potuto far percepire il contrario e Annette proprio non riusciva a crederci.
Il silenzio sovrano in quella stanza fu interrotto da una domestica che avvisò il primogenito di una telefonata da parte della sua promessa sposa, Federico si alzò per rispondere e incrociò lo sguardo confuso della sorella, le sorrise e le fece un occhiolino prima di andare, sperando che quel gesto facesse capire ad Annette che stava andando tutto bene, che lo aveva trovato, che era felice.

"Pronto?"
"Federico, finalmente.. ho pochi minuti"
"Cristina? Non sei a casa tua? Che succede?"
"No.. non sono a casa. Ascoltami bene Federico, ho fatto una cosa, forse a te non piacerà ma io mi sono sentita in dovere di farlo"
"Aspetta un attimo, dove sei?"
"Sono in una locanda, ci siamo fermati in un punto ristoro.. ma non è questo l'importante. Federico, tra poco ti chiamerà mio padre. Forse vorrà vedere solo te o forse anche i tuoi, ma l'importante è che tu sappia che io gli ho detto che non ci sposiamo più"
"C-cosa?"
"Sì. Gli ho detto che a causa di un mio tradimento e della mia gravidanza.."
"Sei incinta?"
"Ma no che non lo sono, ho mentito. Gli ho mentito perché avevo bisogno di una scusa per farmi mandare via."
"Dove ti sta mandando?"
"Ti ho detto che non importa. Tu reggimi il gioco, fai l'incazzato e chiedigli dei soldi per risarcimento di quello che hai speso per il matrimonio. Dovrebbero bastare perlomeno per andare via più lontano possibile con Benjamin, non posso fare altro."
"C-Cristina ma cosa stai dicendo? Di che parli? Tu dove stai andando?"
"Tu ti meriti di essere felice con Benjamin"
La sua voce si spezzò
"Cristina, te lo ripeto per l'ultima volta: dimmi dove sei, ti vengo a prendere subito, non devi andare via solo perché..."
"Federico, ho scelto io di farlo. Tu fai come ti ho detto, non ti curar di me."
"Non posso lasciare che tu.."
"Devo andare, forse non ci sentiremo mai più ma sappi che io sarò felice solo se tu e Benjamin andrete via per vivere insieme felicemente."
"Aspetta non.."
"Ti amo, Federico. Grazie per tutto quello che hai fatto per me."

Riattaccò

Federico spalancò la bocca a quelle parole.
Cristina aveva messo in scena un teatrino per mandare a monte il loro matrimonio, aveva dimostrato di avere il doppio del suo coraggio, si stava facendo allontanare da tutto solo per renderlo felice e si era innamorata di lui.
Provava rabbia in quel momento.
Rabbia perché non era riuscito a cavarsela da solo.
Rabbia perché a causa sua Cristina aveva sofferto e avrebbe sofferto per il resto della sua vita.
Rabbia perché Cristina era riuscita a salvare lui, ma lui non era riuscito a salvare nessuno.

Uscì dalla stanza, prese la sua giacca appesa alla sedia in sala da pranzo sotto gli occhi curiosi della sua famiglia e corse via, senza dire una parola. Prese il cavallo, arrivò in poco tempo alla villa dei Sebastiani e in un batter d'occhio era già dentro davanti alla scrivania del padre di Cristina.

Umberto si alzò: "ti chiedo profondamente perdono da parte di tutta la nostra famiglia. Non ci aspettavamo che quell'insolente potesse un giorno farci ricadere in una vergogna simile."
Federico respirò profondamente più volte, probabilmente Umberto aveva interpretato a suo modo la rabbia sul volto del ragazzo, dunque decise di continuare farglielo credere:
"Dove l'avete mandata?" Chiese duramente
"In un convento di monache di clausura al confine dell'Italia. Imparerà e riconoscerà a suon di frustate i suoi sbagli. Me ne occuperò io personalmente." Federico era quasi spaventato, ma non lo diede a vedere annuendo impassibile.
Cristina gli aveva chiesto di reggere il suo gioco.
Lo avrebbe fatto.

"Il torto che mi è stato fatto è davvero uno dei più gravi mai fatti alla nostra famiglia, lei questo lo sa, signor Sebastiani?"
L'uomo annuì accomodandosi sulla sua poltrona, invitando Federico a fare lo stesso
"Certo che lo comprendo, ripeto che sono profondamente dispiaciuto e.." Federico si sedette "signor Sebastiani, sa che per colpa di quella poco di buono di sua figlia io sono costretto a lasciare la città e ricominciare la mia vita lontano da qui?"
Umberto aggiustò il colletto della camicia "beh questa è una decisione molto drastica da prendere"
Federico sbatté le mani sui braccioli della poltrona "e lei crede che a me piacerebbe vivere nella vergogna?" Si alterò, Umberto deglutì: "firmerò un assegno. Dimmi quanto hai speso per le nozze e verrai risarcito del tutto. È il minimo che posso fare."
Si alzò per prendere il blocchetto dal cassetto della scrivania, Federico stava pensando alla cifra da chiedere ma, all'improvviso, qualcosa dentro di lui gli fece ricordare di ciò che gli sarebbe servito molto di più:
"Non voglio un risarcimento" parlò, l'uomo lo guardò stranito "voglio che lei compri le mie proprietà: la villa, le tenute.. tutto."
Umberto ritornò a sedersi "per questo.. dovrei parlare con tuo padre" "si sbaglia, signor Sebastiani. È tutto intestato a me. Mio padre non possiede neanche un centimetro di quelle terre, se vuole contrattare deve farlo con me."
Umberto rimase sconvolto e poggiò la schiena allo schienale della poltrona "e.. come mai vorresti vendere tutto?" Chiese, Federico rise ovvio "lei pensa che potrei davvero ricominciare da capo ma da pezzente? Io sono un signore, vivo nel lusso da quando sono nato e se devo ricominciare da capo punto a migliorare la mia condizione, lei non crede?" Domandò acidamente, quasi la sua espressione fece intimorire l'uomo, che sorrise per non darlo a vedere "capirai, Federico, che sono tanti soldi e.." "oh, suvvia, lei ne possiede abbastanza.." scherzò, poi si avvicinò e abbassando il tono disse "oppure stavo per sposare una poveraccia, oltre che una meretrice?"
Umberto deglutì ancora: "dovrei occuparmi delle tue tenute e... i braccianti e.." Federico scosse la testa "si occuperanno i miei di tutto, non cambierà niente. Io voglio che lei compri la proprietà, non che si occupi dei miei affari. Andrò via da solo, i miei genitori e mia sorella gestiranno il tutto come hanno sempre fatto e lei allargherà il suo piccolo impero." Umberto deglutì ancora una volta, Federico allungò la mano "affare fatto, signor Sebastiani?" L'uomo respirò profondamente, poi allungò la mano per stringere quella di Federico: "d'accordo."

1901// fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora