Zero.

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There's nothing, no nothing, nothing but you

My perfect rock bottom

My beautiful trauma

My love, my love, my drug

Pink


L'aveva fatto. Le aveva rivelato tutto e non sapeva neanche con quale forza ci fosse riuscito. Guardare la sua espressione mutare mano a mano che le spiegava come stessero le cose lo aveva dilaniato: da una parte era convinto della decisione presa - lo doveva a Matija, dall'altra avrebbe voluto rimangiarsi ogni singola sillaba che aveva pronunciato, prenderla tra le braccia e cancellarle la memoria relativa a quei minuti.

L'aveva lasciata allontanare in silenzio. Alessia appresa la sua decisione, si era ammutolita e se ne era andata. L'aveva osservata uscire dal locale dopo avere scambiato poche parole con Goran e si era imposto di restare immobile, di non seguirla.

Solo dopo che la porta del ristorante si era richiusa, aveva permesso alle sue gambe di muoversi lentamente verso il tavolo. Si era vestito con gesti fiacchi e automatici, cogliendo, con la coda dell'occhio, Goran e Betty parlare sottovoce. Probabilmente l'amico aveva capito tutto e aveva spiegato alla bionda ciò che era accaduto. Non se ne era curato; non era riuscito a concentrarsi su nient'altro che non fosse Alessia: non sapeva quando l'avrebbe rivista e già gli mancava.

Anche in quel momento, mentre si reggeva con le braccia al lavandino del bagno del suo appartamento e fissava l'immagine che lo specchio gli rimandava, Alessia non voleva saperne di uscire dalla sua testa. Sentiva il ricordo delle sue mani ovunque sulla pelle e si domandò come avrebbe fatto a resistere.


I rumori giungevano attutiti, come un sottofondo indiscreto che non riusciva a distogliere la sua mente dai pensieri che vi si rincorrevano; anzi, dall'unico pensiero che richiedeva tutta la sua concentrazione: si sarebbero sposati. Il suo subconscio non sentiva quel rumore ritmico e sordo, quella voce lontana che la chiamava...


<<Ale, apri! Lo so che sei in casa!>> gridò Betty, disperata.

Aveva perso le speranze di riuscire a convincere l'amica ed era preoccupata: aveva provato a telefonarle dalla sera precedente, poi, non avendo avuto risposta, quel pomeriggio si era presentata a casa sua determinata a farsi aprire. Ma, dopo un'ora, era ancora sul pianerottolo.

Betty sentì dei passi salire veloci le scale e in un attimo si ritrovò accanto Goran. Sapeva che dopo la sua telefonata si sarebbe precipitato lì.


<<Ancora niente?>> chiese Goran alla ragazza.

Lei scosse mestamente il capo.

Lui cominciò a bussare sempre più forte alla porta, chiamando a sua volta Alessia. Era in pensiero per lei.

//Non avrei dovuto lasciarla sola!//

Improvvisamente dal pianerottolo del piano superiore si affacciò un'anziana signora, curiosa di sapere cosa stesse succedendo.

<<Perché cercate la signorina Alessia?>> domandò sospettosa.

<<Siamo suoi amici e siamo preoccupati perché non risponde al telefono da ieri sera>> le spiegò Betty. <<Sa se Alessia ha lasciato una copia delle chiavi a qualcuno del palazzo? Magari per le emergenze...>>

<<Ma certo, ho io la copia delle sue chiavi. Sapete, voleva essere sicura che in caso di bisogno si potesse accedere all'appartamento. Ma cosa è successo? Non sta bene?>>

La vicina non aveva ancora finito di parlare che Goran la raggiunse e si fece consegnare le chiavi di scorta, rassicurandola sul fatto che si sarebbero presi cura loro della ragazza.


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