Sessantadue.

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Wherever you go, just always remember

That you got a home for now and forever

And if you get low, just call me whenever

This is my oath to you

Cher Lloyd


I giorni successivi passarono tutti in maniera simile: Alessia e Goran giocavano con Maja e le facevano fare delle passeggiate in paese per distrarla un pò, aiutavano in casa e passavano del tempo con Milos.

Erano giornate tranquille e Alessia riusciva anche a ritagliarsi qualche momento per scrivere il suo articolo. Fortunatamente aveva raccolto abbastanza materiale nelle settimane precedenti e adesso doveva solo riorganizzarlo e metterlo per iscritto.

L'articolo avrebbe riguardato un evento di beneficienza che si sarebbe tenuto a Cuneo nel giro di una settimana; Clelia era stata molto comprensiva e le aveva permesso di partire senza assegnarle nuovi compiti.


Una mattina, dopo colazione, Goran uscì in giardino per cercare Alessia. La trovò intenta a colorare, insieme a Maja, un disegno che ritraeva uno stagno abitato da cigni e papere. Si soffermò alcuni istanti a osservare la scena; era grato alla ragazza per l'aiuto che stava offrendo alla sua famiglia e vederla con la bambina gli riempì il cuore di gioia. Anche se non parlavano la stessa lingua avevano legato molto e Maja, fortunatamente, sembrava non soffrire per la tristezza che aleggiava in casa.

Il giovane si avvicinò e le salutò. La piccola gli corse incontro mostrandogli il disegno che stavano colorando, poi raccolse carta e pastelli e si diresse all'interno dell'abitazione, dove la madre la stava aspettando.

<<Sarai una mamma fantastica, un giorno>> disse Goran all'amica.

Lei sorrise e si alzò.

<<Maja è adorabile>>

<<E' vero>> concordò lui. <<Ti va di fare un giro?>>

<<Certo>>

Attraversarono il prato fino ad arrivare al bosco che confinava col giardino, e iniziarono a seguire un sentiero che procedeva in leggera salita attraverso gli alberi. Dopo poco, la difficoltà aumentò, così come la pendenza. Camminarono in silenzio, circondati dal fruscio delle foglie e dal cinguettio degli uccelli.


Dopo circa mezz'ora arrivarono in una radura e Alessia si rese conto di essere sulla cima della collina che sovrastava il paese. Goran si sedette sull'erba e lei lo imitò. Rimasero in silenzio per un pò, recuperando fiato.

La vista era molto bella: si dominava l'intero centro abitato e si poteva scorgere, in lontananza, un piccolo fiume che serpeggiava tra le colline.

Goran la guardò, poi cominciò a parlare:

<<Mi dispiace non poterti portare in città, o a vedere tutti i posti che ci sono qui intorno>>

<<Non ti preoccupare, mi piace stare con i tuoi. A dire il vero, mi sembra quasi di far parte di una vera famiglia>> mentre parlava, Alessia teneva lo sguardo fisso sull'orizzonte. <<Sei davvero fortunato, si vede che vi volete bene>>

Goran l'abbracciò, facendole appoggiare il capo sulla sua spalla.

<<Grazie per tutto quello che stai facendo. La mia famiglia ti adora>>

<<Davvero? Te l'hanno detto loro?>>

<<Sì. Mia madre spera ancora che le diciamo che in realtà siamo fidanzati>> rispose lui ridendo.

<<Quando ti fidanzerai, quella ragazza sarà molto, molto fortunata. E se non ti tratterà bene dovrà vedersela con me!>>

<<Ah, sì? Mi difenderai tu?>>

<<Sempre>> la sua voce era seria, era una promessa.


Istintivamente, lo schiacciatore le appoggiò una mano sulla maglietta in corrispondenza della cicatrice. Ripensare a quella notte in cui lei aveva rischiato la vita per proteggerlo lo faceva stare sempre male.

Alessia doveva avere intuito il suo stato d'animo, perchè mise una mano sulla sua in modo rassicurante, come per ricordargli che stava bene ed era lì con lui.

Rimasero così per un tempo indefinito, finché il campanile della chiesa del paese non suonò mezzogiorno. Come riscosso dal suono delle campane, Goran si alzò e aiutò l'amica a rimettersi in piedi. Poi si avviarono lungo il sentiero che avevano percorso all'andata, verso casa.

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