Otto.

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When your day is night alone, hold on

Hold on if you feel like letting go, hold on

If you think you've had too much

Of this life, well, hang on.

R.E.M.


Nei giorni successivi non ci furono grandi cambiamenti: Alessia era sempre in compagnia di Betty o di Goran e, anche se aveva ricominciato a parlare, era chiaro che non si era ancora ripresa. Mangiava poco ed era dimagrita; aveva smesso di allenarsi e di giocare e il suo fisico, prima tonico, si era indebolito. Profonde occhiaie raccontavano delle notti insonni che terminavano quando crollava esausta poco prima dell'alba: Goran cercava di tranquillizzarla, ma Alessia non si dava pace. Aveva persino preso un'aspettativa dal lavoro, provocando la preoccupazione dei suoi colleghi.

Una sera Goran insistette per portarla al cinema, chiedendole di scegliere quale film volesse vedere. Ci sarebbero stati anche Betty e Juan. I ragazzi speravano che uscire le facesse bene, ma alla fine dovettero scegliere loro il film, dato che Alessia non sembrava interessata. Optarono per un film di fantascienza, la classica fine del mondo con invasione aliena: poco impegnativo e pieno di effetti speciali.


Erano seduti ai loro posti in attesa che iniziasse la proiezione, quando un movimento alla loro destra attirò l'attenzione di Alessia. La ragazza girò appena lo sguardo, subito imitata da Goran, sempre attentissimo al suo stato d'animo. Quello che videro la fece immediatamente irrigidire: nella fila dietro la loro si stavano sedendo Nikola e Nataša! Dopo pochi secondi Nikola incrociò stupito i loro sguardi; anche lui non si aspettava di vederli lì.

Alessia girò subito la testa, tornando a fissare lo schermo gigante senza vederlo.

//Oddio... Non ce la faccio...!//

Proprio mentre pensava disperata a come avrebbe potuto sopportare la vista dei due insieme a così poca distanza da lei, sentì Goran stringerle la mano. Lo guardò, ma l'amico sembrava guardare la pellicola, che ormai era iniziata; Alessia però sapeva che cercava solo di tranquillizzarla, comportandosi normalmente. Betty invece la fissava preoccupata: anche lei si era accorta della presenza di Nikola e Nataša.


Nikola aveva deciso di uscire e passare un po' di tempo con Nataša: non aveva senso continuare ad evitarla, dato che aveva deciso di portare avanti la sua decisione di sposarla. Forse avrebbero potuto recuperare almeno una parte del loro rapporto, forse avrebbero potuto diventare almeno amici. Doveva provarci, per Matija e per sé stesso.

Il cinema gli era sembrato una buona idea, poco impegnativa. La donna si era mostrata subito entusiasta della proposta e lo aveva seguito più che volentieri.

L'ultima cosa che il palleggiatore si sarebbe aspettata, però, era di trovare Alessia a poche decine di centimetri da lui. Si accorse istantaneamente di quanto fosse pallida e stanca e il cuore gli si stritolò in una morsa d'acciaio.

Sentiva gli occhi di Nataša addosso, stava studiando la sua reazione.

Irrigidì i muscoli e si aggrappò ai braccioli della sua poltrona per evitare di alzarsi e avvicinarsi ad Alessia. Non sarebbe stato in grado di starle accanto senza toccarla. Le mancava troppo.

Cominciava a credere che il destino avesse deciso di mettersi in mezzo e di ostacolare il suo progetto.


Alessia non voleva creare problemi, così si impose di rallentare il respiro e di cercare di ignorare il malessere che sentiva montarle dentro. Forse concentrarsi sul film le sarebbe stato di aiuto. Goran le stringeva sempre la mano e lei gli fu grata del suo sostegno. Desiderava aggrapparsi a lui e smettere di pensare. Purtroppo non ci riuscì: dopo qualche decina di minuti si accorse che il suo respiro, invece di regolarizzarsi, diventava più rapido e difficoltoso; sentiva costantemente la presenza di Nikola a poca distanza da lei e le sembrava che il suo cuore si stesse frantumando silenziosamente in milioni di pezzi. Quando iniziò a boccheggiare in cerca di aria, si alzò e corse fuori dalla sala, fuori dal cinema, fino ad un vicolo laterale, dove cercò di respirare l'aria fresca della sera. Ma non ci riuscì.


Dopo pochi istanti Goran la raggiunse e la trovò appoggiata al muro, ansimante. L'amica non riusciva a respirare regolarmente: se avesse continuato così, presto sarebbe entrata in iperventilazione e avrebbe perso i sensi.

//Un attacco di panico! Non riesce a respirare!//

Senza pensarci due volte, la fece sedere per terra e si sedette dietro di lei, abbracciandola. Le sussurrò alcune frasi cercando di farla calmare, tentando di farle seguire il movimento del suo petto, sperando di normalizzare il respiro. In quel momento arrivarono Betty e Juan, che li avevano seguiti fuori dalla sala: guardarono in silenzio la scena, mentre Alessia lentamente si tranquillizzava. Il suo respiro rallentò, sincronizzandosi con quello di Goran.


Era esausta, ma riuscì ad alzarsi in piedi e ad arrivare all'auto, su cui salì in silenzio.

Quella sera, nemmeno la presenza di Goran riuscì a farla addormentare.

Si rendeva conto di dipendere ormai dall'amico: all'inizio aveva tentato di negarlo anche a se stessa, ma dopo l'episodio dell'attacco di panico aveva dovuto ammetterlo. Lui era la sola ragione per cui si sforzava di andare avanti e di mantenere un'apparenza di normalità. Quando l'amico non era accanto a lei, tutto quello che riusciva a fare era aspettare che tornasse. La sua presenza riusciva a rendere tollerabile l'enorme vuoto che sentiva dentro.

Anche Betty le stava accanto, ma non era la stessa cosa. Non ne capiva il motivo, ma la presenza della sua migliore amica non era abbastanza: in parte si vergognava di farsi vedere così da lei, dopo tutti quegli anni in cui era stata Alessia quella forte, quella che la spronava ad andare avanti quando l'amica attraversava una delusione d'amore. Era lei che rimetteva tutto a posto e riusciva a far tornare il sorriso sul volto della ragazza. E ora, invece, si ritrovava a non saper più nemmeno restare sola con sé stessa e i suoi demoni.

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