Quarantanove.

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Whenever you feel like lettin go

And you've got your back against the wall

Hold on, just hold on,

'Cause you're gonna take a few low blows

Skepta


<<Sei stata grande!>> esclamò Goran subito dopo aver raggiunto Alessia.

<<Grazie>> rispose lei, battendogli il cinque.

Lo schiacciatore le porse un mazzo di fiori che aveva, fino a quel momento, tenuto nascosto dietro la schiena.

<<E questi da dove arrivano?>> Alessia era sorpresa.

<<Non sai che fatica ho fatto per trovare i tuoi preferiti. Sembrava che nessun fiorista avesse i tulipani>>

//Ecco perchè è arrivato tardi alla presentazione//

La ragazza prese i fiori multicolori con un sorriso riconoscente, proprio mentre Betty e Juan li raggiungevano. Gli amici l'abbracciarono, congratulandosi a loro volta con lei, e poi la salutarono; il brasiliano era stato, infatti, invitato a cena dai genitori della fidanzata e i due avrebbero dovuto sbrigarsi per non arrivare in ritardo. Alessia era davvero felice: la loro relazione stava proseguendo a gonfie vele e sembravano molto uniti.

<<Come mai stai sorridendo?>> le domandò Goran, incuriosito.

Lei non si era nemmeno accorta della sua espressione, così sbatté le palpebre e si girò verso di lui.

<<Ero sovrappensiero. Sono troppo carini insieme>> spiegò, riferendosi ai due giovani che si erano appena allontanati.

L'amico sorrise a sua volta, ma, prima che potesse parlare, il suo cellulare squillò. Scusandosi, si allontanò per rispondere, lasciandola momentaneamente da sola. Passarono pochi istanti e un'altra voce maschile la fece voltare.

<<Sei stata brava>>

Alessia fu obbligata a ringraziare il suo interlocutore.

<<Grazie, Marco. Anche tu>>

Non importava che fosse passato molto tempo, non riusciva ancora a fidarsi di lui. Inoltre, non era ancora certa che il cambiamento ostentato dal giovane fosse reale; sperava di sì, ma in realtà non le importava poi molto.

<<Che ne dici di andare a festeggiare?>> le chiese lui, entusiasta e su di giri.

<<Anche se per oggi hai usufruito di un permesso eccezionale, non dovresti esagerare. Sei pur sempre agli arresti domiciliari>> lo redarguì la giornalista.

<<Ma stasera è un'occasione speciale. Dai, dimmi di sì, ti porto fuori a cena>>

Alessia incominciò a sentirsi a disagio.

<<No, grazie>> la sua voce era ferma.

Marco, per tutta risposta, le si avvicinò, costringendola contro il muro del corridoio vuoto in cui si trovavano.

<<Nei mesi scorsi ho fatto il bravo ragazzo, mi sono trattenuto perchè avevi una relazione, ma ora non è più così. Esci con me>> insistette.

La giovane raddrizzò la schiena, decisa più che mai a non mostrarsi debole o impaurita davanti a lui.

<<Marco>> iniziò, pazientemente. <<Te l'ho già detto, non sei il mio tipo. Non mi piaci e non mi piacerai mai. Sono contenta che tu abbia capito i tuoi errori, ma questo non cambia le cose>> concluse.

Fece per allontanarsi, ma il braccio del cameraman si interpose tra lei e l'uscita. Lo fissò con tutta la determinazione che riuscì a raccogliere, nonostante una leggera ansia iniziasse a pervaderla.

<<Spostati>> gli intimò.

Come se non l'avesse udita, il ragazzo si chinò su di lei, fermandosi a pochi centimetri dal suo viso. Iniziava a sentirsi in trappola, una sensazione spiacevole che non provava da molto tempo, ma cercò di reagire: non gli avrebbe dato la soddisfazione di riuscire a spaventarla.

Mentre lei tentava di farsi coraggio, con uno scatto Marco la baciò.

Alessia serrò le labbra al contatto con quelle umide di lui, girando immediatamente la testa di lato e spingendolo via con tutta la forza che aveva. Poi lo schiaffeggiò con rabbia, il sangue che le rimbombava nelle orecchie.

<<Addio>> disse, dura.

Si voltò, incamminandosi velocemente verso l'uscita, decisa a chiudere per sempre ogni tipo di rapporto con Marco, e quasi andò a sbattere contro Goran.

Gli occhi dell'amico incrociarono i suoi e la sua espressione le fece comprendere che aveva assistito alla scena tra lei e il cameraman; tuttavia non intervenì in nessun modo, limitandosi a lanciare all'altro un'occhiata di fuoco. Poi le prese il bouquet, che ancora stringeva, e le circondò le spalle con un braccio, accompagnandola in silenzio fino alla macchina.

Alessia si lasciò andare contro di lui, grata di non dover più avere a che fare con Marco.

Una volta al sicuro in auto, la ragazza sospirò. Sentì lo sguardo di Goran su di sè, ma era troppo impegnata a cercare di rimuovere quel bacio dalla sua memoria per prestargli attenzione. Si passò con decisione il dorso della mano sulle labbra, disgustata e ferita.

Udì il motore della macchina accendersi, ma non riuscì a sollevare gli occhi sulla strada, né sulla persona accanto a lei. Tentò di svuotare la mente da tutti i pensieri, concentrandosi esclusivamente sul ticchettio del suo orologio e sul movimento della lancetta che scandiva i secondi.



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