Trentasei.

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Quiet distress covers scars and bruises

Quiet distress leaves us lost and desperate

Night after night, search for the light

Relive the fear and misery

Disguise the pain

The blood will wash away

But the wounds still sing of your agony

Killswitch Engage


Finalmente era giunto il momento che aveva atteso per settimane: l'inizio dei Campionati Europei. Certo, se gli avessero chiesto solo pochi mesi prima come si sarebbe immaginato quel giorno, non avrebbe avuto dubbi: con Alessia al suo fianco. Invece, le cose erano andate diversamente.

Nikola terminò di indossare la divisa e si guardò allo specchio. Il colorito pallido era una conseguenza delle poche ore di sonno che ormai erano diventate un'abitudine e i lineamenti sempre contratti si addolcivano solo quando pensava a Matija. Non vedeva l'ora di rivederlo - lui e Nataša sarebbero stati presenti alla cerimonia di apertura - ma l'infinito amore per il figlio non avrebbe mai potuto riempire il vuoto che la costante mancanza di Alessia aveva lasciato nel suo cuore.

Nikola strinse i pugni e si domandò, per la milionesima volta, dove fosse e cosa stesse facendo lei in quel momento. Sarebbe stato più saggio smettere di farlo, ma non riusciva a impedirselo. Goran era relativamente tranquillo, in quei giorni, e ciò gli faceva supporre che la giornalista stesse abbastanza bene; tuttavia non poteva cancellare la sua preoccupazione, né la sua gelosia.

<<Nik, sei pronto?>>

La voce di Goran attraversò la porta chiusa e lo raggiunse, interrompendo il flusso di pensieri.

Dopo un'ultima occhiata al suo riflesso, Nikola uscì e, insieme agli altri, si diresse verso il pullman che li attendeva per portarli alla cerimonia di apertura.


Aleksandar era seduto su divano e stava giocherellando col telecomando della televisione; poteva udire distintamente i rumori provocati da Alessia mentre sparecchiava e lavava i piatti in cucina.

I suoi genitori erano tornati in Serbia solo il giorno precedente e lui, seppur dispiaciuto, si era potuto finalmente rilassare: quella notte aveva dormito da solo nella sua camera da letto, lontano dalla giovane, ed era riuscito a riposare molto meglio senza la costante tentazione di allungare una mano e toccare la ragazza di cui era innamorato.

L'opposto osservò il telecomando, indeciso. Aveva evitato di guardare la cerimonia di apertura degli Europei, alcune ore prima, per non rischiare di turbare l'amica, ma in quel momento lei era impegnata nell'altra stanza; così, sintonizzò la televisione su un canale sportivo serbo che stava trasmettendo un servizio al riguardo e ascoltò con attenzione e interesse le interviste ai vari protagonisti.


Alessia aveva terminato di sistemare la cucina. Si asciugò le mani e rimase in ascolto, tentando di capire cosa stesse facendo l'amico.

Erano trascorsi alcuni giorni dall'operazione e la sua gamba migliorava sempre di più. Nel giro di poco il ragazzo avrebbe potuto camminare usando solo una stampella e iniziare la riabilitazione.

Dal soggiorno le arrivarono voci in una lingua sconosciuta. Sorridendo, pensò che, a forza di ascoltare trasmissioni serbe, forse sarebbe riuscita a imparare qualche parola in più. Si avviò verso il divano, ma, appena entrata nella stanza, il sangue le si gelò nelle vene.


La gola si seccò quasi immediatamente, divenendo ruvida come carta vetrata. Avrebbe voluto parlare, chiedere al giocatore di cambiare canale, ma non riuscì ad articolare alcun suono. Aprì e chiuse le mani sudate varie volte, sentendo le ginocchia indebolirsi. Tutti i ricordi che aveva faticosamente spinto da parte, tutto il dolore che aveva provato nell'ultimo periodo e che stava tentando di superare, tutto tornò a investirla con forza e prepotenza, travolgendola.

Davanti a lei, su quello schermo, c'era Nikola.

I suoi occhi colsero involontariamente ogni minimo particolare: le piccole rughe ai lati degli occhi che si formavano mentre sorrideva cordialmente al giornalista che lo stava intervistando, i suoi lineamenti che non erano affatto cambiati e che lei trovava ancora bellissimi; la sua voce le accarezzò, dolce e spietata, l'anima, e poco importava che non avesse ascoltato o capito una parola di ciò che lui aveva detto.

Poi, improvvisamente, si accorse che Nikola non era solo.

Teneva in braccio Matija. E, appena dietro di loro, Alessia intravide Nataša.

Si sforzò di deglutire per scacciare l'angoscia che sentiva montare dentro di lei, ma capì che non ci sarebbe riuscita. Portò una mano al petto, boccheggiando, e comprese quello che sarebbe accaduto nel giro di pochi minuti.

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