Cinquantuno.

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Memories

All I have is memories

All I have is memories

Memories of you

Now you're gone

They linger on,

these memories

All these precious memories

Memories of you

Van Morrison


<<Ci vediamo martedì sera>> la voce di Beppe fu l'ultima cosa che Alessia udì prima di chiudersi alle spalle il portone della palestra.

Si sistemò meglio il borsone in spalla e attraversò il parcheggio semivuoto, cercando di evitare le pozzanghere e sfidando il vento freddo che da alcuni giorni sferzava la città. Era novembre e ormai le temperature erano decisamente invernali.

Le luci dei lampioni si riflettevano sull'asfalto bagnato, accompagnandola verso casa.

Betty le aveva proposto di andare insieme a salutare Juan e Goran al termine del loro allenamento, ma si era vista costretta a rifiutare: era sfinita e doveva ancora terminare l'articolo a cui stava lavorando e che avrebbe dovuto consegnare l'indomani mattina.

Sorprendendo anche sé stessa, infatti, era rientrata a pieno ritmo al giornale e anche in squadra. Aveva tuttavia chiesto di non essere più il capitano, poichè non era sicura di poter supportare al meglio le sue compagne. Non sapeva se avrebbe avuto altri crolli in futuro, nè poteva stimare con precisione il tempo che le ci sarebbe voluto per dimenticare Nikola.

Lui era ancora un pensiero fisso nella sua mente, come un rumore di fondo che poteva fingere di non sentire solo tenendosi occupata. In questo, scrivere e allenarsi la stavano aiutando molto. Anche la compagnia dei suoi amici era fondamentale.

Ma quando si ritrovava da sola, con la testa libera di vagare, come in quei momenti in cui camminava per strada, non pensare a lui era tremendamente complicato. I ricordi si affollavano dentro di lei, sfondando quelle barriere che aveva faticosamente eretto intorno al suo cuore e facendolo sanguinare. Non lo aveva più visto, nè sentito; non aveva chiesto sue notizie nemmeno a Goran o a Vladimir. L'unico modo che conosceva per andare avanti e provare a dimenticarlo era prendere totalmente le distanze da lui.


Una volta giunta a casa indossò il pigiama e si sistemò sul divano, computer alla mano. Sapeva che, terminata la revisione dell'articolo, si sarebbe addormentata sul sofà. Dormire da sola nel suo letto era una delle cose che non riusciva più a fare: troppi ricordi, troppe sensazioni. Il divano non era altrettanto comodo, ma era sempre meglio che passare la notte in bianco con l'angoscia nel petto. Solamente quando Goran si fermava da lei poteva concedersi un sonno riposante nella sua camera; e questo, fortunatamente, accadeva abbastanza spesso. La presenza dell'amico accanto a lei riusciva a tranquillizzarla e a placare la sua mente, impedendole di indugiare in memorie dolorose. Non sapeva quando la situazione sarebbe migliorata; per il momento, considerava già un successo poter vivere la sua vita senza attacchi di panico o crisi psicologiche.


<<Ben fatto>> Clelia si complimentò con un sorriso.

Alessia rilasciò un sospiro. In passato, non le era capitato spesso di essere nervosa per un articolo, ma da quando era tornata da Perugia e aveva ripreso a lavorare, era avvenuto più di una volta. Il precario equilibrio che aveva raggiunto influiva sulla percezione che aveva di sé stessa e delle sue capacità, spingendola a dubitare del suo lavoro più spesso di quanto non le piacesse ammettere.

Si alzò e si apprestò a lasciare l'ufficio, quando l'altra donna la fermò.

<<Non ricordo se te ne ho già parlato>> cominciò, portandosi un dito al mento. <<Ma la settimana di Natale ci sarà un party>>

<<Vuoi dire una specie di festa aziendale?>> volle sapere Alessia.

<<Più o meno>>

<<Non è mai stata fatta>> obiettò, cercando di ricordare se qualcosa di simile fosse esistito negli anni precedenti.

<<Infatti>> sospirò Clelia. <<Ma ai piani alti quest'anno hanno deciso di strafare. Vietato mancare>> le lanciò un'occhiata di intesa, poi riprese a esaminare la pila di articoli in attesa sulla scrivania.

//Perfetto. Festeggiare il Natale era proprio quello che mi ci voleva//

Alessia uscì, chiudendosi la porta alle spalle e immaginando già una giustificazione plausibile che le permettesse di non presentarsi al party.


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