Ventidue.

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Gimme the bad news

Yeah, tell it to me straight

I can take it

Orianthi


Il suono del cellulare si insinuò, molesto, nella bolla di silenzio che avevano creato. Alessia impiegò alcuni istanti a rendersi conto che il telefonino che stava squillando era il suo.

Non aveva nessuna voglia di rispondere, il suo umore era ancora sotto le scarpe; nonostante ciò, lasciò il conforto offertole dalle braccia dell'amico e si trascinò fino al telefono.


Betty osservava la scena dalla parete vicino alla finestra: le braccia conserte e la schiena appoggiata al muro, era vigile e pronta a scattare, se mai ce ne fosse stato bisogno. Non si fidava di lui, non importava quanto tempo era trascorso. Erano arrivate da poco e ancora non conoscevano il motivo per cui Marco aveva chiamato Alessia.

<<Senza offesa, ma hai un aspetto terribile>> scherzò il cameraman, rivolgendosi alla ragazza mora.

Lei vide la giornalista deglutire e chinare il capo, a disagio; così intervenne.

<<Preoccupati del tuo, di aspetto. Vuoi dirci perché siamo qui?>>

Era più forte di lei, non lo sopportava.

Lui si voltò lentamente nella sua direzione, con un sorriso strafottente dipinto sulla faccia.

<<Vuoi dire: perché Alessia è qui? Non mi sembra di avere invitato anche te>>

Betty si morse la lingua per non rispondergli a tono. Era vero, lei non era stata invitata. Ma Goran non aveva voluto che Alessia andasse da sola a casa di Marco e, dovendo contattare i medici che avevano in cura suo padre per avere degli aggiornamenti sulle sue condizioni, le aveva chiesto di scortare l'amica.


<<Smettetela>> riuscì a dire Alessia, senza risollevare lo sguardo. <<Marco, cosa c'è?>>

<<La data per la presentazione del libro è stata fissata>> comunicò lui sorridente. <<Sarà a settembre>>

Lei espirò, stanca.

<<Avresti potuto scrivermi un messaggio. Cos'altro?>>

<<Non ti si può nascondere niente, eh?>>

//Se solo sapessi quanto ti sbagli...//

Fece una smorfia a quella battuta, ma rimase in silenzio, attendendo informazioni più precise.

Dopo pochi secondi, il cameraman riprese a parlare.

<<Dobbiamo preparare un discorso. O meglio, parlerò solo io, ma vorrei il tuo aiuto. Con queste cose te la cavi meglio di me>> concluse, leggermente imbarazzato.

Alessia si stupì di quella reazione, non lo aveva mai visto chiedere aiuto in modo così esplicito.

Si ritrovò ad accettare, sotto gli occhi esterrefatti di Betty, sperando così di poter dimenticare tutti i suoi problemi personali.

<<Non abbiamo molto tempo, però. Tra pochi giorni partirò>>

Lesse un'ombra di curiosità nello sguardo del ragazzo, ma la ignorò.

<<Ce li faremo bastare>>

Marco scostò una sedia dal tavolo della sala e le fece segno di accomodarsi.


<<E così sei proprio convinta del tuo viaggio a Perugia?>> le chiese Betty sulla via del ritorno.

Alessia guardò scorrere i palazzi fuori dal finestrino e annuì.

<<E' la soluzione migliore per tutti>>

<<Che ne pensa Goran?>> volle sapere l'amica.

<<Non ha detto molto, ma credo sia più tranquillo così>> la vide annuire nel riflesso del vetro. <<Spero solo che il colloquio coi medici di suo padre sia andato bene>> mormorò.


Alessia si era fatta accompagnare a casa dello schiacciatore perché voleva conoscere l'esito del colloquio. Quando lui le aprì indagò senza perdere tempo.

<<Novità?>>

Il silenzio di lui non prometteva nulla di buono.

Lo seguì sul divano e rimase in attesa.

<<E' peggiorato, la massa si è ingrandita, anche se non di molto. Proveranno a modificare le dosi dei farmaci e della terapia>>

Alessia non sapeva cosa dire.

<<Mi dispiace>> sussurrò mentre gli prendeva la mano. <<Adesso io vado, sarai stanco. Riposati>>

Si alzò e fece per allontanarsi, ma lui trattenne la sua mano.

<<Ti va di restare? Mi farebbe bene un po' di compagnia>>

La giovane non esitò neanche un istante. Fece un piccolo sorriso e tornò a sedersi accanto a lui, estraendo il cellulare dalla tasca.

<<Cinese?>>

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