Quarantaquattro.

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Don't lose your grip on the dreams of the past

You must fight just to keep them alive

Survivor


Le due squadre erano ormai scese in campo. Il palazzetto di Belgrado straripava di tifosi locali, accorsi in massa per sostenere la loro Nazionale nell'ultima, decisiva sfida contro la Polonia, che aveva battuto la Francia in semifinale il giorno precedente.

Nikola si guardò attorno, provando la familiare sensazione di vuoto allo stomaco. Non importava quanto forte fosse il tifo, quanto fosse felice di vedere Matija a bordo campo o quanto Goran e Vladimir gli fossero vicini; c'era sempre un'assenza che gli impediva di concentrarsi appieno.

Era consapevole di non avere giocato al meglio delle sue possibilità: in semifinale contro il team italiano aveva avuto alcuni passaggi a vuoto che erano quasi costati alla sua squadra la vittoria. Quando Goran aveva messo a terra l'ultima palla del tie-break, l'enorme peso che aveva sentito sulle spalle per tutto il match era sparito; tuttavia, quella era la finale e avrebbe dovuto pensare solo a gestire al meglio i suoi compagni.

//Ma quelle foto...//

Nikola strinse i pugni, afferrando poi con forza un pallone e dirigendosi verso la rete.


Le cose non stavano andando per niente bene. Avevano già perso il primo set ed erano pure sotto nel punteggio del secondo. Come era possibile? Vladimir non era solito sottovalutare gli avversari, ma non si nascondeva neanche dietro alla falsa modestia. Conosceva perfettamente il valore della sua Nazionale; non per nulla, erano i campioni Olimpici in carica. E perdere il primo set di una finale così, senza nemmeno arrivare a quota venti punti, era inammissibile.

Guardò l'ennesima schiacciata dell'opposto finire per terra nella loro metà campo e si ritrovò a pensare ad Aleksandar. La sua assenza stava pesando più del previsto; il suo sostituto non era all'altezza, era ancora troppo giovane e inesperto.

Con un divario di cinque punti da colmare, lo schiacciatore osservò suo fratello, che in quel momento gli dava le spalle. Se gli errori del giovane compagno erano comprensibili, lo smistamento dei palloni da parte del loro Capitano lo era molto meno. Nikola stava continuando a servire quel ragazzo nonostante fosse ormai marcato dal muro polacco, che riusciva sempre a fermare il colpo di attacco o a smorzarne la potenza.

Boban chiamò un time out e i giocatori si affrettarono attorno al loro coach. Mentre l'allenatore parlava, Vladimir incrociò lo sguardo preoccupato di Goran; poi cercò gli occhi del fratello, ma li trovò puntati sul pavimento.

Decisamente, non era da lui.

Poco prima di rientrare in campo, si avviò verso Nikola, ma una mano sul braccio lo fermò. Si volse e si trovò davanti Goran, che scosse la testa in silenzio. Vladimir si morse la lingua e seguì il consiglio dell'amico; non voleva infierire sullo stato d'animo del fratello, era solo preoccupato per lui. L'avrebbe lasciato in pace, almeno per il momento.


All'inizio del terzo set, in svantaggio di due parziali, Vladimir non si poté più trattenere. Durante una breve pausa nel gioco, raggiunse il suo Capitano e lo prese per le spalle.

<<Che ti succede?>> gli chiese a bruciapelo.

Nikola evitò il suo sguardo, volgendo la testa verso il pubblico.

Quelle che, all'inizio, erano urla entusiaste, si erano ormai trasformate in un brusio deluso e Vladimir sapeva che suo fratello se ne era accorto. E lo conosceva anche abbastanza bene da sapere che si sarebbe sentito in colpa in caso di sconfitta.

<<Allora? Vuoi perdere senza neanche lottare?>> lo provocò, sperando di ottenere una reazione.

Tuttavia, il palleggiatore si scrollò di dosso le sue mani e tornò al suo posto, senza rispondere alcunché.

Lo schiacciatore osservò brevemente i suoi compagni di squadra: tutti erano consapevoli che qualcosa in Nikola non andava, ma nessuno sapeva cosa fare. Si scambiavano sguardi perplessi e nei loro occhi, invece del fuoco dell'agonismo, lesse rassegnazione.

Occupò il suo posto sul rettangolo di gioco, scambiando un cenno d'intesa con il suo compagno di ruolo. Sarebbe toccato a lui e a Goran cercare di sistemare la situazione.

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