23|| Segreti svelati

159 12 0
                                    

"Poco più di un anno fa, Martina e Jarade iniziarono a frequentarsi dopo essersi conosciuti ad una festa di amici. Lui, però, non l'amava e cominciò ad usarla solo per andarci a letto e per reprimere quelle voglie che tutti gli uomini hanno. Qualche mese dopo lei se ne accorse ma, siccome era totalmente pazza di lui e non veniva ricambiata, decise di suicidarsi."

"Cosa??!" interrompo Priscilla scioccata.

"Già. Martina prese varie medicine, le mescolò, e le prese una dopo l'altra. Fortunatamente, quel giorno, Jarade tornò dal lavoro prima del previsto e la trovò distesa sul pavimento mentre ancora boccheggiava così, chiamò immediatamente il pronto soccorso. Naturalmente la povera Martina andò in coma per ben tre mesi e durante quel lasso di tempo il signor Jarade diventò triste, preoccupato e pieno di sensi di colpa. Cominciò ad andare tutti i giorni all'ospedale finché una bellissima mattina Martina si svegliò. Quel giorno me lo ricordo ancora. Il signore era felicissimo e decise di accudire lui stesso Martina. Da quel momento lui fa costantemente attenzione a lei e la cura come se fosse una principessa, ma c'è un problema: Martina è cambiata da com'era prima. È diventata arrogante, egocentrica e irrispettosa degli altri, si sente come una dea e sta sottomettendo tuo fratello. Lui non la contraddice mai perché ha paura che lei possa tornare allo stato di depressione e quindi al suicidio, ma le cose stanno peggiorando ogni giorno. Tu sei il suo piccolo raggio di sole, sei un miracolo in questa casa. Ha occhi solo per te, ti vuole veramente bene."

Finisco di ascoltare il lungo discorso di Priscilla e all'improvviso scoppio a piangere.
Piango perché mi sento uno schifo.
Non ho protetto Jarade quando ne aveva veramente bisogno.
Piango perché mi accorgo di non sapere nulla su di lui.
Piango perché lui ha sofferto tanto e si è rialzato da solo.
Jarade non è più un ragazzo. È un uomo.
Devo accettare il fatto che lui non tornerà mai in America con me.
La sua vita è qui ormai. Senza di me.

"Daphne." una voce che conosco bene mi chiama.

Sollevo lo sguardo e lo vedo: Jarade è rosso in volto e ha gli occhi iniettati di tristezza e dolore.

"Jay..M-mi dispiace.." bofonchio.

"Va tutto bene." dice avvicinandosi a me.

Mi prende per le spalle e mi stringe forte in un abbraccio.
Ricambio abbracciandolo con foga contro di me.

"Ho saputo.." dico nei singhiozzi.

"Lo so. Ho sentito."

"Io s-sono qui Jay..n-non me ne vado da te.."

"Scimmietta, tu ci sei sempre stata anche quando non lo sapevi."

"Jarade co-come puoi dire una cosa simile.."

"Perché tu sei mia sorella, la mia migliore amica, la mia ancora di salvezza, il mio bastone della vecchiaia. Tu sei semplicemente tu."

"Oh Jay, ti voglio così bene.." dico stringendo gli occhi per non far uscire le lacrime.

"Ti voglio bene anche io. Non piangere."

"Dov' è Martina?" chiedo.

"Se n'è andata."

"Tornerà. Ti ama."

"Sì.."

"Ma Jarade, devi dirmi la verità riguardo ad una cosa.."

"Cioè?"

"Tu...la ami veramente?"

"Io..io..non lo so. Tengo molto a lei."

"Ma l'ami?"

"Daphne, non farmi dire cose di cui potrei pentirmi."

"Che intendi dire?"

ATTI IMPURIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora